[16/02/2011] News

Il difficile passaggio dal tecnozoico all'ecozoico

RIO DE JANEIRO (Brasile). Le grandi crisi comportano grandi decisioni. Ci sono decisioni che significano vita o morte per certe società, per una istituzione o per una persona.

La situazione attuale è quella di un malato a cui il medico dice: "o tu controlli i tuoi alti valori di colesterolo e di pressione o affronterai il peggio. Devi scegliere tu".

L'intera umanità è malata e febbrile e deve decidere: o continuare con il suo ritmo allucinato di produzione e consumo, sempre finalizzato a garantire la crescita del PIL nazionale e mondiale, un ritmo altamente ostile alla vita, o affrontare a breve le reazioni del sistema-Terra che ha già dato chiari segnali di stress globale.

Non temiamo un cataclisma nucleare, non impossibile ma improbabile, che significherebbe la fine della specie umana.
Temiamo invece, come avvertono molti scienziati, un repentino, violento e drammatico cambio del clima che, rapidamente, decimerà moltissime specie e metterà a grande rischio la nostra civiltà.

Questa non è una fantasia sinistra.

Già la relazione IPPC 2001 accennava a questa eventualità. La relazione della U.S. National Academy of Sciences 2002 affermava "che recenti evidenze scientifiche mettono in rilievo la presenza di un accelerato e vasto cambiamento climatico; il nuovo paradigma di un improvviso cambiamento nel sistema climatico è stato riconosciuto dalla ricerca già da 10 anni, mentre queste conoscenze sono poco diffuse e considerate dagli analisti sociali".

Richard Alley, presidente della U.S. National Academy of Sciences Committee on Abrupt Climate Change, con il suo gruppo ha accertato che, alla fine dell'ultima era glaciale, 11 mila anni fa, il clima della Terra salì di 9 gradi in solo 10 anni ( R.W.Miller, Global Climate Disruption and Social Justice, N.Y 2010). Se questo avvenisse oggi dovremmo affrontare una ecatombe ambientale e sociale di conseguenze drammatiche.

Cosa è realmente in gioco con la questione climatica? Sono in gioco due modi di rapportarsi con la Terra e le sue risorse limitate .

Essi fondano due ere della nostra storia: l'era tecnozoica e quella ecozoica.

Nella tecnozoica si utilizzano potenti strumenti, inventati negli ultimi secoli, la tecno-scienza, con la quale si sfruttano in forma sistematica e sempre più veloce tutte le risorse, specialmente a beneficio di una minoranza mondiale, lasciando ai margini gran parte dell'umanità.
Praticamente tutta la Terra è stata occupata e sfruttata ed è diventata satura di elementi tossici, chimici e gas serra al punto di perdere la sua capacità di metabolizzarli. Il sintomo più chiaro di questa sua incapacità è la febbre che ha colpito il Pianeta.

Nell'era ecozoica si considera la Terra nella sua evoluzione. Da oltre 13,7 miliardi di anni l'universo esiste e si espande, spinto da una insondabile energia di fondo e dalle quattro interazioni che sostentano e alimentano ogni cosa. E' stato un processo unitario, diverso e complesso che ha prodotto le grandi stelle rosse, le galassie, il nostro Sole, i pianeti e la nostra Terra. Inoltre ha dato origine alle prime cellule viventi, agli organismi multicellulari, al proliferare della fauna e della flora, all'autocoscienza umana per la quale ci sentiamo parte del Tutto e responsabili del Pianeta. Tutto questo processo, che ha coinvolto la Terra fino ad ora, rispettato nella sua dinamica, ha permesso alla Terra di mantenere la sua vitalità e il suo equilibrio.

Il futuro si gioca tra quelli che sono compromessi con l'era tecnozoica e con i rischi che contiene e quelli che hanno aderito all'era ecozoica e lottano per mantenere i ritmi della Terra, producono e consumano dentro i suo limiti e che pongono la persistenza e il benessere umano e della comunità terrestre come il loro principale interesse.

Se non faremo questo passaggio difficilmente eviteremo il baratro che è già scavato di fronte a noi.

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