[14/06/2012] News toscana

I Ri-prodotti in Toscana, quando i risultati del riciclo diventano visibili ai cittadini

Oggi un seminario Revet

Una volta operato un corretto conferimento dei rifiuti post-consumo, per il cittadino medio il problema (ed il suo ruolo, all'interno di questo) di una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti sembra esaurirsi. Questo deficit di base nasce dal grossolano equivoco che equipara la raccolta differenziata al processo industriale del riciclo per il recupero di materia prima seconda - fondamentale coronamento del ciclo dei rifiuti - che presuppone un adeguato mercato di sbocco per i prodotti così ottenuti. Per affrontare questa lacuna conoscitiva e comunicativa, oggi Revet ha organizzato nella propria sede il seminario "I Ri-prodotti in Toscana: cosa sono, dove e come si acquistano", invitando i rappresentanti delle aziende partner di Revet che costituiscono la filiera toscana del riciclo, e che hanno già messo in produzione e commercializzato i loro prodotti realizzati a partire dal riciclo meccanico delle plastiche miste delle raccolte differenziate della Toscana.

E' stato Rossano Naldini della Zignago di Empoli a intervenire per primo raccontando  come nei loro stabilimenti viene riciclato il vetro che i toscani conferiscono nei contenitori del multimateriale  o nelle campane monovetro laddove sono già state installate, e che Revet poi raccoglie e seleziona nei suoi stabilimenti. I rottami di vetro vengono quindi inviati alla Zignago che li rifonde nei suoi forni per farne nuove bottiglie in vetro: per quanto riguarda gli imballaggi color ‘verde antico' la percentuale di riciclato è intorno all'85%-90%, per le bottiglie ‘mezzo bianco' al 45%, mentre per le bottiglie in ‘bianco' è necessario utilizzare quasi esclusivamente materiale vergine. Naldini ha ricordato che riutilizzare il rottame di vetro consente risparmi in termini economici e ambientali (la temperatura di fusione è più bassa) , ma oggi in Italia siamo costretti a importarlo dall'estero. Inoltre è fondamentale avere una buona raccolta finalizzata all'effettivo riciclo: se insieme al vetro finiscono porcellana, bicchieri in cristallo o pirofile questi elementi restano infusi e costituiscono punti di rottura nelle bottiglie riprodotte.

Il secondo dei materiali trattati da Revet la cui filiera del riciclo si chiude in Toscana è il poliaccoppiato per bevande (ad esempio il Tetra Pak). Ospite del seminario Revet era Luigi Trombetta del Gruppo Lucart. Da un anno infatti a Diecimo (Lucca) è entrato in funzione lo stabilimento a cui Revet invia le balle di poliaccoppiati che seleziona dalle raccolte differenziate dei toscani. Una buona raccolta da parte dei cittadini che devono conferirlo nei contenitori del multimateriale e una buona selezione da parte di Revet, consentono al Gruppo Lucart di trasformare in poltiglia i poliaccoppiati e attraverso un filtro separare la fibra di cellulosa dai fogli di polietilene e di alluminio (che garantiscono la conservazione degli alimenti). La fibra di cellulosa viene riutilizzata da Lucart per la sua linea Eco Natural Grazie, con cui realizza fazzoletti, asciugoni, tovaglioli senza alcun aggiunta di additivi e coloranti, mentre la plastica e l'alluminio sono inviati ad altre aziende che li trasformano in ecoallena con cui si realizzano gadget e articoli di cancelleria.

Per quanto riguarda le plastiche il presidente di Revet Valerio Caramassi ha ricordato che mentre alcune plastiche (il pet delle bottiglie di acqua minerale e l'hdpe dei flaconi) il riciclo funziona da anni, la criticità è rappresentata dalle cosiddette plastiche miste, che sono quasi il 60% delle plastiche raccolte da Revet e sono in continuo aumento. Grazie al progetto finanziato dalla Regione Toscana e alle attività di ricerca effettuate con l'università di Pisa, Pont Lab e Pont Tech è stato possibile avviare a riciclo meccaniche queste plastiche eterogenee (altrimenti destinate a recupero energetico), con numerose produzioni già avviate e commercializzate, sempre da aziende toscane.

Vittorio Ricciardi di Shelbox ha presentato la sua azienda che dal 1996 a Castelfiorentino (con uno stabilimento anche in Croazia e in Francia) realizza case mobili e prefabbricate e che da un anno ha cominciato a realizzare con la plastica mista riciclata le persiane delle sue case mobili che vende in tutto il mondo soprattutto a campeggi e villaggi turistici. Con Revet, Shelbox sta valutando la possibilità di allargare la collaborazione realizzando con il granulo di plasmix anche le verande esterne delle case mobili ed altri particolari dei prefabbricati. «Siamo ovviamente soddisfatti di questa collaborazione - ha spiegato - e per noi il problema è casomai quello di far crescere intorno ai nostri clienti, le nostre stesse idee di sostenibilità».

Adriano Baldi invece è il presidente di Capp Plast, azienda che da Campi Bisenzio produce ed esporta in tutto il mondo imballaggi in plastica e soprattutto i contenitori per l'agroindustria che da un anno poggiano il loro peso su delle basi realizzate con un miscela di plastiche miste post consumo, oltre che di scarti industriali. «Quello che abbiamo chiesto a Revet - ha spiegato Baldi - era semplicemente di avere materiale costante nella qualità, lavorabile e con caratteristiche meccaniche da poter impiegare nella produzione di piedi e traverse che devono sostenere il peso anche di 14 contenitori da 500 chili uno sopra all'altro». Anche in questo caso l'augurio di Baldi è quello di avviare nuove produzioni con Revet anche perché ogni anno Capp Plast immette sul mercato qualcosa come 20mila tonnellate di plastiche e riuscire a ridurre il ricorso al materiale vergine costituirebbe anche un vantaggio sistemico notevole".

Antonio Campagni di Tlf (Chiusi della Verna, Arezzo) ha presentato invece gli arredi urbani e i giochi per bambini che realizzano a partire dai profilati che Revet produce nel suo impianto di Pontedera, a partire dal riciclo meccanico delle plastiche delle raccolte differenziate toscane: privi di bolle e uniformi i profilati Revet consentono a Tlf di realizzare arredi urbani che a differenza di quelli in legno (che pure realizzano) non hanno bisogno di manutenzione, non rilasciano sostanze inquinanti, sono inattaccabili da batteri e organismi e sono nuovamente riciclabili. 

Massimo Desideri della Utilplastic di Larciano (Pistoia) ha invece raccontato l'avventura degli articoli per la casa a marchio Utilgreen realizzati anche in questo caso con le plastiche post consumo: i riprodotti Utilgreen sono a scaffale in quasi tutti i punti vendita del sistema Coop e da luglio entrerà in commercio anche il nuovo contenitore per la spazzatura realizzato col plasmix, mentre i prodotti per il giardinaggio saranno in vendita a partire da ottobre ma solo negli ipermercati.

Infine a chiudere la carrellate di partner di Revet c'era Mario Santucci di Piaggio che si è concentrato sull'attenzione alla sostenibilità dimostrata da sempre da Piaggio - che già nel 1978 aveva lanciato l'Ape Elettrocar - la quale non poteva ignorare il progetto del riciclo meccanico del plasmix: oggi dunque un prodotto all'avanguardia come l'Mp3, lo scooter ibrido a 3 ruote che costituisce un unicum al mondo, vede alcune sue parti realizzate con una miscela delle plastiche miste post consumo toscane, di scarti plastici industriali e di vergine: «perché ridurre il proprio impatto ambientale - ha concluso - significa sì ridurre le emissioni durante l'uso del prodotto, ma ridurre anche quelle emesse durante tutto il ciclo produttivo». 

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