[24/09/2012] News

Piano casa Lazio, l'Inu auspica l’impugnazione

Riceviamo e pubblichiamo

Da notizie di stampa si apprende che il governo starebbe valutando la possibilità di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale il "Piano casa" della Regione Lazio anche nella sua ultima versione (LR n 12 del 6 agosto 2012). La sezione Lazio dell'Istituto Nazionale di Urbanistica auspica che le anticipazioni siano fondate, perché un'eventuale iniziativa governativa potrà avere l'effetto positivo di ripristinare il rispetto delle regole e la difesa del territorio e dell'ambiente.

Infatti le modifiche apportate dall'Amministrazione regionale e votate dall'attuale maggioranza alla fine di luglio avrebbero dovuto rispondere alle forti critiche mosse dall'allora ministro de Beni culturali Galan. In realtà non hanno risolto nulla ed anzi hanno peggiorato la situazione.

Due erano gli obiettivi del cosiddetto Piano casa elaborato dall'assessore Ciocchetti: realizzare, attraverso l'iniziativa privata, consistenti interventi di edilizia sociale "a canone calmierato"; rilanciare l'attività edilizia o, per dirla nel colorito linguaggio della Presidente Polverini, "darle una boccata d'ossigeno". In nome di queste due conclamate finalità si derogava dalle regole urbanistiche e paesistiche che oggi difendono il territorio.

Ebbene, quanto all'edilizia sociale, dopo un anno dall'approvazione della precedente edizione della legge (L.R. n. 10 del 13 Agosto 2011) non c'è traccia del regolamento che la Giunta regionale si era impegnata ad adottare per permetterne, appunto, la realizzazione da parte dei privati. Non si conoscono né i requisiti per accedere, né i criteri per determinare i canoni, né quale documentazione debbano presentare i privati. Un imprenditore animato dalle migliori intenzioni non saprebbe cosa deve fare. Intanto, in deroga a piani e regole urbanistiche vigenti si può, ad esempio, demolire un capannone di 15.000 mq, farne altrettante abitazioni per oltre 500 persone, e metterle sul mercato: l'invocata edilizia sociale attenderà.

Né sorte migliore è toccata agli attesi effetti sulla economia e al rilancio dell'edilizia. Una legge che non stanzia risorse pubbliche, e lascia nei cassetti le poche disponibili (vedi la scandalosa vicenda del Corviale), che è contro la programmazione e la pianificazione e favorisce solo pochi interventi privati, nella ottusa speranza che siano così numerosi da far ripartire un settore che è in crisi strutturale, è una legge miope e distruttiva delle regole civili necessarie per avere città e territori migliori. Eppure è prodotta da un assessorato all'urbanistica, La pervicacia con la quale la Regione Lazio difende una legge in contrasto con gli orientamenti nazionali di difesa del territorio agricolo e del paesaggio, è già stata rimarcata dall'INU e da tutte le forze ambientaliste fin da quando la legge era ancora in discussione.

L'INU ha contestato oltre a questi aspetti, l'annullamento (in nome della emergenza e quindi della necessità di misure temporanee ed urgentissime) delle norme urbanistiche nazionali (Decreti Ministeriali sugli standard, e sulle distanze tra gli edifici). La Regione è stata costretta a modificare la legge, ma ha dimenticato il rispetto dei limiti di densità. L' INU ha contestato e contesta naturalmente anche lo scavalcamento d'autorità dei poteri dei Comuni in materia di autorizzazioni e permessi per costruire. In una smania di potere derogatorio gli uffici tecnici della Regione di fatto sostituiscono ed annullano quelli dei Comuni. Come anche le cronache di questi giorni dimostrano, la surroga da parte della Regione Lazio di poteri e di ruoli che la Costituzione e la legislazione nazionale affidano ad altre Amministrazioni non può che generare disastri.

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