[03/01/2013] News

La geo-ingegneria sarà inevitabile? Proposta una governance globale sul modello dell’Fmi

Nuove leggi internazionali per il mondo, che non riesce ad affrontare politicamente il global warming...

Mentre i governi ed i leader politici sembrano sempre meno in grado di trovare un accordo (globale) per combattere il cambiamento climatico (globale), tra alcuni scienziati delusi sta prendendo sempre più consistenza l'idea che, di fronte all'inazione che ci sta spingendo nel baratro della catastrofe globale, alla fine dovremo manipolare su vasta scala l'ambiente del pianeta per  rallentare il global warming.

Ma secondo Jon Carlson, professore di diritto al College of Law dell'università dello Iowa, «Le implicazioni legali di questo tipo di geo-ingegneria devono essere previste in anticipo e deve essere messa subito in atto una governance globale per controllare queste iniziative».

Fino ad oggi gli esperimenti di geo-ingegneria (più falliti che riusciti) sono avvenuti sotto le spoglie della sperimentazione scientifica o per iniziativa di imprenditori di assalto, subito condannati dagli ambientalisti e dagli scienziati del clima. Alle varie Cop dell'Unfcccc è stata più volte chiesta una moratoria della geo-ingegneria. In questi anni le proposte e i progetti di geoingegneria (alcuni dei quali faraonici e fantasiosi) non sono mancati, come le "schiume oceaniche", la gigantesca diga sul Mare di Bering, il super-ombrellone nello spazio, il diffraction grating o lente nello spazio...

Carlson non si fa sviare dall'aspetto da pazzia scientifica della vicenda e sottolinea che «La geo-ingegneria è un problema globale che avrà impatti climatici e meteorologici in tutti i Paesi, ed è praticamente inevitabile che diversi gruppi di persone verranno danneggiati nel processo. La comunità internazionale deve agire ora per farsi carico di questa attività per garantire che venga studiata e diffusa con la massima attenzione per i diritti e gli interessi di tutti sul pianeta».

Carlson è un esperto di diritto ambientale e diritto internazionale ed è convinto che «La geo-ingegneria è inevitabile e probabilmente prima che poi avverrà». Ha esposto le sue teorie nel rapporto  "Reining in Phaethon's Chariot: Principles for the Governance of Geoengineering," pubblicato da Transnational Law and Contemporary Problems, al quale ha collaborato Adam DK Abelkop, dell'Indiana university school of public health and environmental affairs.

Carlson spiega che «Il concetto di geo-ingegneria risale almeno al XIX secolo, quando gli scienziati proposero di aumentare le nubi per seminare la pioggia. Oggi, gli scienziati hanno un lungo elenco di idee di geo-ingegneria idee che potrebbero essere utilizzate per rallentare l'impatto del global warming, mentre altri metodi sono stati sviluppati per ridurre effettivamente il danno. Alcune idee sono semplici e mirate localmente, come ad esempio la creazione di nuove foreste per assorbire l'anidride carbonica, o la verniciatura tetti e aree pavimentate di bianco per ridurre l'assorbimento di calore solare. Altri sono più complessi e controversi, come il raffreddamento degli oceani per fare in modo che il diossido di carbonio nell'acqua superficiale affondi verso il fondo più velocemente; la costruzione di scudi e specchi spaziali per deviare il calore solare dal pianeta, o l'iniezione di sostanze chimiche come il solfuro di idrogeno o il biossido di zolfo nella parte superiore atmosfera, creando uno scudo aerosol che riduca la quantità di calore solare che raggiunge la superficie della terra».

Ma a Carlson non sfugge certo come la geo-ingegneria abbia grossi problemi quando sui confronta con il diritto internazionale, «Perché nessun paese può attuare un proprio piano di geo-ingegneria senza causare cambiamenti meteorologici o climatici in altri Paesi». Inoltre c'è la gigantesca grana delle "conseguenze non intenzionali", visto che molti progetti di geo-ingegneria hanno mostrato di essere promettenti in laboratorio, ma nessuno sa cosa succederà quando verranno effettivamente messi in pratica sulla pelle del pianeta. «Per esempio - dice Carlson - mentre il raffreddamento artificiale del mare può essere visto come una idea generalmente buona, ma quale impatto avrà sugli agricoltori in India le cui coltivazioni dipendono dalla pioggia indotta dai caldi monsoni tropicali?»

Per affrontare questi problemi, Carlson sollecita la creazione di un organismo internazionale, autonomo da qualsiasi organizzazione esistente, che disciplini, approvi o respinga i progetti ed i piani di geo-ingegneria, prendendo in considerazione gli interessi delle persone e dei paesi di tutto il mondo.  Secondo il ricercatore statunitense, «Qualsiasi regime legale che coinvolga le attività di geo-ingegneria dovrebbe richiedere che siano pubblicamente annunciate in fase di pianificazione e che vengano notificate a tutti i Paesi, in modo che possano avere una voce nelle deliberazioni».

Il modello di questo organo di controllo dovrebbe essere il Fondo monetario internazionale e «Come il Fmi, l'organizzazione proposta darebbe a tutti i Paesi un posto nel corso delle discussioni, ma le decisioni sarebbero prese da un gruppo di amministratori relativamente piccolo, ciascuno dei quali dispone di un voto ponderato che si basa sulla produzione di gas serra del loro Paese. Vale a dire, i paesi che producono più gas serra spenderanno più soldi per combattere il cambiamento climatico globale, e così avranno più voti», ma anche più potere... aggiungiamo noi.

L'organismo proposto Carlson dovrebbe «Supervisionare un fondo di compensazione per aiutare le persone ed i Paesi che sono danneggiati da un altro Paese dove sono state approvate attività di geo-ingegneria, o dagli effetti invisibili di tali attività».

A parte che non si capisce come i leader mondiali - che non riescono a mettersi d'accordo sul proseguimento del Protocollo di Kyoto - dovrebbero miracolosamente accordarsi su una governance mondiale della geo-ingegneria; a parte che il quadro del futuro dipinto da Carlson si prospetta come foriero di nuovi disastri e conflitti tra i Paesi che sono in grado di attuare imponenti programmi di geo-ingegneria e quelli che la subiscono (proprio come per le emissioni di gas serra); è chiaro che si da per scontato che la geo-ingegneria, che riguardi il taglio della CO2 o la gestione delle radiazioni solari, provocherà danni e perturbazioni locali e planetari. Alla governance globale della geo-ingegneria spetterà solo il ruolo di farli "pagare" nella maniera più equa possibile. 

 

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