[07/12/2012] News

Multate le BioBottle della Sant'Anna: diffusi messaggi pubblicitari «non veritieri»

Nonostante la green economy stia mano a mano conquistando fette di pubblico sempre più ampie, la comunicazione ambientale di qualità registra in Italia ancora un grande deficit, e non solo sui mezzi di informazione tradizionali, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la pubblicità. Rientra in questo campo la condanna da parte dell'Agcm - Autorità garante per la concorrenza e il mercato nei confronti della Fonti di Vinadio S.p.A., attiva nella produzione e commercializzazione di bevande analcoliche con i marchi "Sant'Anna".

30.000 euro di multa - si legge nella sentenza - da versare in conseguenza di una «non corretta rappresentazione delle  caratteristiche ambientali della bottiglia "BioBottle", con riguardo al risparmio di petrolio e alla riduzione di emissioni di CO2  connessi alla sua produzione». Così, si accendono di nuovo i riflettori sulle bottiglie a marchio Sant'Anna lanciate nel 2008, caratterizzate per essere composte non dal tradizionale Pet delle bottiglie, ma da Pla (acido polilattico) realizzato dalla fermentazione del mais, biodegradabile in 80 giorni.

Osservazioni della prima ora sulla natura delle bottiglie in Pla si soffermavano sull'inquinamento che queste producevano (e producono) nella frazione plastica della raccolta differenziata da avviare a riciclo. L'alta frequenza con la quale le BioBottle vengono conferite nei contenitori dove si raccoglie la plastica (insieme ad altri bio-polimeri) determina infatti un cambiamento qualitativo - in peggio - nelle plastiche riciclate, con le conseguenti difficoltà di vendita delle stesse sul mercato.

Adesso, l'Agcm rileva inoltre come messaggi pubblicitari riportati sulle bottiglie (nonché a mezzo stampa, e su internet) tra il febbraio 2010 e il mese di aprile 2011 non fossero «veritieri» nel loro enfatizzare i risparmi in termini di emissioni di CO2 e di risparmio di petrolio.

Le approssimazioni, dunque, anche fossero con buone intenzioni, talvolta si pagano. «Le asserzioni ambientali c.d. volontarie, utilizzate per accreditare presso i consumatori la propria immagine 'verde' in modo da orientarne le scelte di acquisto - osserva l'Agcm - siano trasmesse in modo chiaro, veritiero e fondato su metodi di valutazione certi e verificabili».

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