[24/05/2013] News

Dal Protocollo di Kyoto a quello di Parigi? La Francia vuole ospitare la Conferenza Unfccc del 2015

Intanto arriva l’eco-tassa sui mezzi pesanti e l’avvio del dibattito pubblico sulla transizione energetica

Ne settembre 2012 il presidente della Francia, François Hollande, dichiarò l'intenzione di voler ospitare nel 2015 la 21esima Conferenza delle parti dell'United Nations framework convention on climate change (Unfccc) e l'11esima sessione della riunione delle parti del Protocollo di Kyoto. «A questa riunione - si legge in un comunicato stampa del governo francese - conformemente agli accordi di Durban (2011) avrà per obiettivo principale la conclusione di un nuovo accordo internazionale sul clima, applicabile dopo il 2020 a tutti i Paesi». Il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ha confermato questa candidatura durante la conferenza Unfccc di Doha, in Qatar, nel dicembre 2012.

In base al regolamento interno dell'Unfccc, che prevede una rotazione annuale per gruppi regionali dell'Onu, il summit del 2015 - che potrebbe rimanere nella storia della politica climatica ed ambientale del mondo - dovrà essere ospitato da un Paese dell'Europa occidentale. Il 12 aprile scorso la candidatura della Francia è stata fatta propria dal Western European and Others Group (Weog) all'Onu, e questo apre la strada a una designazione ufficiale durante la Cop Unfccc che si terrà a Varsavia nel prossimo novembre.

Per preparare al meglio possibile la Conferenza il governo francese ha annunciato di aver scelto il sito di Paris Le Bourget, «Che presenta sul piano logistico la migliore capacità di accoglienza e di accessibilità per le delegazioni ufficiali, ma anche per la società civile ed i media, che sono componenti essenziali per il successo della Conferenza. La Francia ha scelto di mettere questa Conferenza sotto il segno dell'esemplarità ambientale e attuerà un programma d'azione che permetterà di ridurre al massimo l'impatto della riunione sul piano dei consumi di risorse naturali (acqua, rifiuti, energie) e delle emissioni di gas serra».

Intanto la Francia si porta avanti con il lavoro, e il ministro dei trasporti Frédéric Cuvillier ha accolto con soddisfazione la decisione del Conseil constitutionnel che ha riconosciuto la conformità alla Costituzione francese della legge sui trasporti e le infrastrutture adottata dal Parlamento il 23 aprile. «Il Conseil constitutionnel ha quindi validato un dispositivo importante per la messa in opera dell'ecotassa sui mezzi pesanti il primo ottobre prossimo - si legge in un comunicato del governo - Si tratta del meccanismo che permette ai trasportatori di far pesare il carico l'eco-tassa sui loro clienti attraverso una maggiorazione forfettaria del prezzo della prestazione dei trasporti».

Secondo Cuvillier, «E' una tappa essenziale che è stata superata oggi per l'introduzione del primo meccanismo di fiscalità ecologica, la cui messa in opera si basa  su questo dispositivo semplice, giusto ed efficace. L'ho presentato arrivando al governo, dopo un'ampia consultazione con le parti interessate. Contrariamente alle misure che la destra aveva preso di nascosto prima di perdere le presidenziali, ho fatto in modo di proteggere i trasportatori, le loro 40.000 imprese ed i loro 400.000 lavoratori. La tassa non peserà sulle spalle di questa professione il cui settore è in difficoltà, ma su chi fa le ordinazioni. E' necessario incoraggiarli a scegliere dei modi di trasporto più sostenibili ogni volta che è possibile, a razionalizzare il trasporto delle merci, ma senza indebolire il settore del trasporto. Questo è stati fatto: questa legge riequilibra il rapporto di forza tra i trasportatori ed i loro clienti, questa legge protegge i posti di lavoro».

Gli introiti dell'eco-tassa serviranno a finanziare nuove infrastrutture di trasporto al servizio di una mobilità più sostenibile, che è stata identificata tra le priorità di un piano di investimenti voluto da Hollande.

Ma l'evento sicuramente più significativo prende il via domani con la prima fase di una Consultation citoyenne in 14 regioni della Francia metropolitana e in tre di oltremare: Guyana, Martinica e Réunion, dove vive il 64% della popolazione francese. Da 100 a 150 persone per regione - cioè circa 2 000 persone in tutto - tirate a sorte e non esperte di questioni energetiche, saranno invitate a dare il loro parere a partire dai grandi temi del "Débat sur la transition énergétique". L'originalità di questa scelta è che, in ogni regione, questi cittadini si esprimeranno tutti lo stesso giorno, sulle stesse questioni secondo lo stesso metodo di consultazione. E' la prima volta che semplici cittadini sono invitati a discutere, allo stesso titolo degli esperti, per scegliere l'avvenire energetico della Francia. Gli obiettivi di questa journée citoyenne sono quattro: Dare la parola a coloro che subiscono le scelte energetiche passate e future; Permettere al dibattito di arricchirsi con un approccio concreto e civico; Misurare l'impatto delle discussioni e delle iniziative che sono discusse ai livelli regionale e nazionale;  Mettere la sintesi della journée citoyenne nel rapporto finale.

I principali risultati saranno disponibili già la sera del 25 maggio, sia a livello nazionale che di ogni regione impegnata nel dibattito, e saranno anche accessibili sul sito internet del Débat national sur la transition énergétique.

State attenti ai tempi, che per l'Italia sembrano fantascienza: dopo la prima fase pedagogica e informativa per presentare la situazione energetica della Francia, tenutasi tra gennaio e febbraio,  questa è la seconda fase di dibattito che si svilupperà in tutto il Paese fino a luglio, quando  si faranno una sintesi e le raccomandazioni del dibattito pubblico che condurranno ad  un progetto di legge e programmazione che verrà presentato ad ottobre.

Delphine Batho, la ministra dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia francese è soddisfatta ma dice: «Vogliamo andare più lontano. La Journée citoyenne del 25 maggio è una première. Mai un tale esercizio di democrazia partecipativa era stato organizzato simultaneamente a questo livello in Francia. L'energia deve essere oggetto di un dibattito democratico approfondito. E' anche la condizione per prendere buone decisioni, scegliere invece di subire, ma anche favorire un cambiamento di comportamenti a favore del risparmio di energia».

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