[18/08/2011] News

Costruire dal basso un sistema agricolo e alimentare per il popolo

Nyéleni Europa 2011, Forum Europeo per la Sovranità Alimentare

Oltre 400 delegati provenienti da 34 Paesi e 120 organizzazioni sono riuniti a Krems, in Austria, per costruire un nuovo sistema alimentare. Gli oltre 400 delegati stanno partecipando al primo Forum Europeo per la Sovranità Alimentare, Forum che prende il nome dalla leggendaria dea della fertilità del Mali: Nyéleni, il cui spirito ha già ispirato il Forum internazionale per la Sovranità Alimentare che si è tenuto in Mali nel 2007.

Fino a domenica prossima, 21 agosto, il Forum offrirà uno spazio democratico e partecipativo in cui dibattere, condividere esperienze, costruire alleanze e proposte collettive sulle strategie da adottare per promuovere e tutelare sistemi alimentari locali sani in Europa, così come nelle altre regioni della Terra specie nel Sud del mondo,  nonché per ridurre i danni provocati dal sistema alimentare industriale.

Il Forum si svolge mentre in Europa, e non solo, deflagrano molteplici crisi sociali e finanziarie, causate da un'agenda politica, economica e sociale inadeguata, stabilita dall'alto dalle élite, che  sta danneggiando le persone e destabilizzando la regione. 

Gli oltre 400 delegati europei a Krems provengono da 120 organizzazioni e 34 differenti paesi europei - dall'Albania al Regno Unito, passando per Azerbaijan, Norvegia, Portogallo e Russia. I delegati sono assistiti nel loro lavoro da 80 volontari austriaci e da 55 interpreti volontari professionali. Presenti anche osservatori internazionali provenienti da Asia, Africa, America Latina e Nord America, che partecipano per offrire esperienza e idee politiche, ma anche per trarre ispirazione per le loro lotte.

Il Forum identificherà le criticità che stanno aggravando l'attuale iniquo e insostenibile sistema agricolo e alimentare, sarà un luogo di condivisione delle buone pratiche già realizzate e proporrà soluzioni praticabili per la realizzazione della sovranità alimentare e per un'organizzazione più equa e giusta della società, sia in Europa che nel resto del mondo.

Altro punto qualificante di Nyéleni Europa 2011 è la ‘democrazia partecipativa'. Il Forum sta infatti utilizzando una metodologia rigorosa che consente la piena partecipazione di tutti i delegati, donne e giovani in primis, nell'elaborazione dei documenti politici che usciranno da Krems. 

Nella sei giorni europea per la Sovranità Alimentare verranno affrontati i seguenti i temi chiave: modelli di produzione alimentare; mercato/filiere e catene alimentari, condizioni di lavoro e aspetti sociali del lavoro, accesso alla terra e alle altre risorse, politiche pubbliche. Le discussioni sono organizzate per tema, area geografica e settore (sub-regione europea e realtà sociale: produttori e fornitori di cibo, consumatori, ONG ambientaliste e di sviluppo, lavoratori). Grazie alla metodologia adottata, il lavoro e la riflessione collettiva offriranno una ricca diversità di vedute che confluirà nella Dichiarazione e nel Piano d'azione che usciranno del Forum. Presente una numerosa delegazione italiana organizzata dal Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (CISA)

Parlare oggi di sovranità alimentare è fondamentale perché vuol dire porre al centro la questione dei diritti nel mondo. Vuol dire dare centralità alla produzione e al diritto al cibo, alle quali sono legate l'accesso alla terra, all'acqua, e porre una seria lotta ai mutamenti climatici e alle conseguenze che fanno pagare il prezzo più caro proprio all'agricoltura e a chi con fatica la pratica.

La Politica Agricola Comune impegna il 40% circa del bilancio comunitario, influenzando direttamente le politiche alimentari dei 27 Paesi membri dell'Unione e il futuro della loro agricoltura. Nel 2014 entrerà in vigore la nuova PAC, sulla base dei pronunciamenti di Commissione, Consiglio e Parlamento europei, come previsto dal nuovo Trattato di Lisbona. Le nuove linee guida (2013/2020) sono oggetto di riflessioni politiche e di dibattito pubblico. L'attuale sistema del settore agricolo e dell'industria alimentare in Europa è, infatti, ancora lontano dalla sostenibilità da molti punti di vista, sociali, economici, ambientali ed etici. Il processo di riforma della PAC non sta funzionando, non avanza e le proposte di riforma ad oggi sul tavolo sono assolutamente insufficienti. Mentre la Politica Agricola Comune va riformata in modo profondo ed è importante che a questo fine ci sia una diffusa mobilitazione sociale. Il nostro impegno al Parlamento Europeo sarà di lavorare affinché la PAC post 2013 sostenga finalmente anche i piccoli produttori e promuova regole semplificate, capaci di stimolare e garantire la produzione e la vendita anche a livello locale di cibo di qualità.

La PAC è l'unica politica sulla quale c'è stato un effettivo passaggio di sovranità dagli Sati membri all'Unione e per questo viene decisa esclusivamente a livello europeo. Determina quello che mangiamo, il nostro paesaggio, chi deve continuare a produrre e la qualità della vita delle aree rurali che sono la maggior parte delle superfici dell'Europa a 27. Tutti i cittadini, influenzando i Parlamentari europei, devono avere voce in capitolo sulle decisioni che si prenderanno. Spetta a loro essere i veri protagonisti di questa riforma, che deve diventare un grande momento di scelta dell'Europa del futuro.

Il cibo non è solo una merce e la riforma della Pac deve essere l'occasione per affermare questo principio fondamentale. L'attuale modello agricolo non garantisce appieno l'obiettivo della sicurezza e della sovranità alimentare. Occorre un sistema capace sia di garantire cibo a prezzi e quantità non influenzabili dalla speculazione, sia di immettere sul mercato alimenti sani per i consumatori, prodotti nel rispetto dell'ambiente, del lavoro, del benessere animale. In questi anni, soprattutto in Italia, si sono moltiplicate le esperienze virtuose di agricoltori che hanno puntato sulla qualità, sui prodotti tipici e sul biologico per difendere il proprio lavoro nella globalizzazione. Oggi l'agricoltura rappresenta un fattore fondamentale di modernizzazione e innovazione, sia sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici che nell'arrestare il massacrante consumo di suolo, provocato dall'urbanizzazione selvaggia e dalla moltiplicazione di infrastrutture inutili.

L'Uw spende 55 miliardi di euro all'anno, di cui 6 destinati all'Italia, per sovvenzionare un modello di agricoltura insostenibile, di cui beneficiano pochissimi agricoltori: l'80% delle risorse vanno al 20% delle aziende.

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