[14/09/2011] News

Il clima, il meteo, il rigore della scienza e l'urgenza di politiche di contrasto al global warming

Nei giorni scorsi una tempesta tropicale, Katia, ha raggiunto le coste dell'Irlanda e della Scozia dopo aver attraversato l'Atlantico. È la tempesta più violenta che ha raggiunto l'arcipelago britannico negli ultimi 15 anni. Le cronache dicono che numerose località sono rimaste senza corrente elettrica, mentre sono stati sospese quasi tutte le corse dei traghetti che collegano l'Irlanda alla Gran Bretagna. 

A fine agosto l'uragano Irene, con una potenza ridotta a quella tipica di una tempesta tropicale, ha costretto il sindaco di New York a ordinare il blocco della metropolitana e l'evacuazione preventiva di una larga fetta di popolazione della metropoli americana. Non era mai successo.

La domanda è: questi e altri eventi meteorologi estremi che si sono manifestati di recente tra le due sponde dell'Atlantico e altrove nel mondo - citiamo, a puro titolo di esempio, l'inondazione in Pakistan lo scorso anno e l'onda di calore in Russia lo scorso agosto - hanno una qualche relazione diretta e inequivocabile con il "global warming" e i cambiamenti del clima a scala globale?

La domanda è di quelle che fanno arrabbiare gli scienziati. I quali precisano che una singola tempesta, un'inondazione, un'onda di calore sono fenomeni meteorologici locali, causati da agenti ben definiti nello spazio e nel tempo.

Il clima è fenomeno di lungo periodo: è, in qualche modo, la media dei fenomeni meteorologici calcolata nell'arco di almeno un trentennio. Dunque è impossibile riconoscere nei cambiamenti climatici la causa diretta di Katia e Irene, dell'inondazione del Pakistan o dell'anomala onda di calore in Russia. Si può solo dire che i cambiamenti climatici in atto, con il "global warming", prevedono un aumento della frequenza con cui si presentano questi fenomeni meteorologici estremi.

Ma è proprio vero? Davvero questa è l'unica risposta possibile? Se lo è chiesto nei giorni scorsi la rivista scientifica Nature giungendo a due conclusioni che faranno, certo, discutere.

La prima è che si può e si deve cercare l'impronta dei cambiamenti climatici anche nel singolo evento meteorologico. Questa è la scommessa, almeno, del gruppo di scienziati americani e inglesi che partecipa ad ACE (Attribution of Climate-related Events). Le difficoltà cui vanno incontro questi scienziati sono di duplice natura. Una pratica: mettere a punto gli strumenti adatti per rilevare la presenza o meno della "pistola fumante". La seconda è di tipo strutturale. Ogni evento meteorologico è causato da una costellazione di cause. I cambiamenti climatici possono essere una delle concause. Talvolta questa concausa può avere un grande peso, altre volte un peso poco rilevante. Attribuire con una certa affidabilità scientifica il giusto peso alla concausa clima non è, neppure in linea di principio, un problema facile. Tuttavia, almeno secondo gli scienziati impegnati in ACE, non è più un "problema intrattabile".

La seconda conclusione cui giunge Nature riguarda, invece, la comunicazione della scienza. Finora, sostiene la rivista inglese, gli scienziati hanno fatto prevalere la prudenza: finché non troviamo la "pistola fumante" non possiamo sostenere al grande pubblico che Irene o Katia, l'inondazione del Pakistan o l'onda di calore in Russia sono stati causati anche dai cambiamenti del clima.

La maggioranza delle persone non esperte, sostiene però Nature, associa il clima alla meteorologia, al tempo che sperimenta. Se gli scienziati gli dicono che la tempesta, l'inondazione o l'onda di calore che li sta colpendo sono causati anche dai cambiamenti climatici, il grande pubblico avvertirà l'urgenza di politiche di contrasto al "global warming".

Insomma, la questione che pone Nature sembra essere: è bene sacrificare un po' del rigore scientifico per una giusta causa. Tanto più perché, pur mancando spesso la "pistola fumante" sono molti gli indizi che individuano nel clima quanto meno un complice del misfatto meteorologico.
La discussione è aperta.

 

Torna all'archivio