[16/12/2011] News

Dopo il ritiro dall'Iraq tocca a Siria e Iran? Cina e Russia: se toccate Teheran interverremo militarmente

Il ritiro delle forze americane, mascherato da missione compiuta - è il segno del fallimento della strategia globale neoconservatrice dell'era di Bush - è stato impietosamente ratificato dalle vere e proprie "feste pubbliche" in diverse città irakene per celebrare il ritiro dei "liberatori". Un fallimento che dal 2003 ha fatto decine di migliaia di morti e feriti, per non contare le centinaia di migliaia di vittime irakene. Un fallimento al quale anche l'Italia ha dato il suo inutile ed irresponsabile contributo di sangue e denaro.

Ma il ritiro degli americani dell'Iraq, oltre a fornire carne fresca all'altro mattatoio afghano/pakistano, potrebbe essere il preludio ad un altro e più drammatico conflitto/i.

Secondo il sito Debka, che gli iraniani definiscono vicino alla Cia ed al Mossad israeliano, «Le forze speciali Usa ritiratesi dall'Iraq si sono stanziate in Giordania, a ridosso del confine della Siria». Le forze Usa si sarebbero riunite nella base aerea giordana di Al-Mafraq, a 10 km dal confine con la Siria, dove continua la feroce repressione degli oppositori al regime nazional-socialista di Assad. Debka afferma che «Nei villaggi di confine tra Giordania e Siria, l'esercito Usa starebbe costruendo da un bel po' torri di controllo e fortificazioni».

Ma il rischio più grande sembra il possibile attacco all'Iran (vero vincitore politico della guerra irakena) ed è praticamente passato sotto silenzio la notizia clamorosa che, mentre gli statunitensi abbandonavano l'Iraq, il 13 dicembre il presidente cinese Hu Jintao, citato dall'European Union Times, avvertiva gli Usa ed i loro alleati che «Nel caso in cui l'Iran venisse attaccato da Washington e da qualunque altro Paese, Pechino entrerà subito in azione scegliendo l'opzione militare a favore di Teheran».

A confermare la notizia è stato per primo il premier russo, Vladimir Putin, che ha citato Hu Jintao: «L'unica via per fermare l'aggressione occidentale all'Iran é quella militare; la Cina adotterà misure di rappresaglia contro ogni azione ostile alla Repubblica islamica. Le forze marine della Cina sono attualmente in stato di massima allerta dietro l'ordine dello stesso Hu Jintao».

Secondo l'agenzia ufficiale iraniana Fars News, il presidente cinese «In un incontro con i capi dell'esercito del suo Paese ha promesso di sostenere l'Iran ad ogni costo correndo persino il rischio di entrare nella terza guerra mondiale».

Che l'annunciatissimo ritiro Usa dall'Iraq abbia terremotato lo scacchiere politico mediorientale è evidente in quanto ha detto (anche a fini nazionalistico-elettorali) alla televisione russa Putin: «Gli Usa hanno l'intenzione di dominare gli altri Paesi. Il mondo è ormai stanco di ricevere ordini da Washington. Alcune volte mi sembra che l'America non abbia bisogna di alleati, ma che abbia bisogno di vassalli. La gente è stanca di ricevere ordini da un unico paese. Un tempo la Russia volle essere alleata degli Usa, ma oggi nessuna forma di alleanza può esistere tra i due Paesi».

Putin ha fatto proprio l'esempio della guerra in Iraq, «Quella fu alleanza? Fu una decisione presa in gruppo? Alleanza significa discussione, decidere insieme, concordare un'agenda sulle minacce comuni e sulle misure da intraprendere».

Ieri il quotidiano russo Nezavissimaïa gazeta, facendo riferimento a fonti del ministero della difesa, scriveva che «La situazione geopolitica intorno alla Siria ed all'Iran spinge la Russia ad ottimizzare urgentemente le sue forze armate in Transcaucasia, nel mar Caspio e nella regione del Mediterraneo».

Le stesse fonti affermano di aver ricevuto informazioni sulla preparazione di un attacco israeliano contro i siti nucleari iraniani con il sostegno Usa. «L'attacco sarebbe improvviso e lanciato molto prossimamente - scrive il giornale - La riposta di Teheran non dovrebbe farsi attendere. Potrebbe allora innescarsi una guerra totale, le cui conseguenze sarebbero imprevedibili».

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha presentato una possibile guerra in Medio Oriente come una delle priorità al vertice con l'Ue di ieri a Bruxelles. Il gruppo aereo-navale della flotta russa del nord starebbe per entrare nel porto siriano di Tartus e il ministero della difesa russo si è rifiutato di specificare se sia accompagnato anche da sottomarini nucleari e di fornire notizie riguardo alla missione militare se scoppiasse una guerra in Iran.

Il colonnello Vladimir Popov, un noto analista militare russo, non esclude la partecipazione della Russia ad un conflitto: «Nel peggiore degli scenari, se Teheran fosse minacciata da una disfatta militare totale resistendo all'invasione delle forze Usa e della Nato, la Russia le fornirebbe il suo aiuto militare. Almeno tecnico».

Insomma cinesi e russi non sembrano disposte ad ingoiare in Siria ed Iran un altro rospo come quello libico, dove il loro alleato Gheddafi è stato fatto fouri dai bombardamenti Nato e poi giustiziato barbaramente dai ribelli.

Intanto l'Organizzazione iraniana dell'energia atomica (Ioea) ha smentito il deputato iraniano Avaz Heidarpur che aveva annunciato l'avvio, entro 3 anni, della costruzione di una nuova centrale nucleare nella provincia centrale di Isfahan. Secondo il network televisivo satellitare iraniano Press TV la Ioea ha comunicato che «I reportages pubblicati da alcune agenzie sulla costruzione di una nuova centrale nucleare nel nostro Paese non sono vere e noi le smentiamo per il presente».

Il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha dovuto smentire anche un altro deputato, Parviz Sorouri, che aveva annunciato esercitazioni militari per simulare il blocco dello stretto di Ormuz, f da dove passa gran parte del petrolio irakeno e delle monarchie arabe del Golfo e la Turchia ha chiesto spiegazioni a Teheran sulla minaccia di attacco contro il sistema di difesa antimissilistica nell'est turco.

Il vice-presidente della Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la politica estera, Hussein Ibrahim, l'11 dicembre aveva detto che «In caso di attacco è diritto naturale dell'Iran prendere a bersaglio i sistemi di lancio antimissile della Turchia».

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