[02/01/2012] News

Iran: barre di uranio e missili

Lo stop and go nel Golfo Persico e lo strano embargo petrolifero all'italiana

La radio nazionale iraniana Iriib ha annunciato che «Gli scienziati iraniani hanno prodotto con successo la loro prima barra di combustibile nucleare contenente uranio. La barra viene attualmente testata presso il reattore di ricerca nucleare di Teheran». L'annuncio è stato dato sul  sito web dell'Agenzia atomica iraniana dove si legge che «La prima barra è stata già inserita nel nocciolo di un reattore utilizzato per le ricerca».

L'Irib ricorda che «L'Iran aveva anticipato nei giorni scorsi di voler fabbricare all'interno del Paese barre di combustibile, dato che le sanzioni internazionali hanno vietato a Teheran di acquistarle sui mercati esteri. Le barre nucleari contengono uranio arricchito che fornisce combustibile per le centrali atomiche». 

Barack Obama ha subito confermato le sanzioni contro l'Iran e annunciato un loro inasprimento, soprattutto dopo che la marina iraniana ha annunciato di aver lanciato un missile terra-aria a medio raggio durante un'esercitazione nelle acque internazionali vicino allo stretto di Hormuz. L'agenzia ufficiale Iraniana Irna  ha spiegando che si tratta di un missile «dotato delle più  moderne tecnologie per combattere obiettivi che sfuggono ai radar ed eludere i sistemi che disturbano il puntamento». I  militari iraniani  hanno sottolineato che «questo missile terra-aria contemporaneo è destinato a colpire i bersagli più visibili»

In molti pensano, nonostante le preoccupazioni "ufficiali", che si tratti dell'ennesima mossa propagandistica di Teheran, molto abile ad utilizzare il "deterrente" missilistico nei momenti di massima tensione, anche perché, come scrive la stessa Irib, «Non sono stati forniti ulteriori dettagli o specificato quando il missile sia stato testato».

Il portavoce dell'esercitazione "Velayat 90", l'ammiraglio Mahmoud Mousavi, ha detto che verranno utilizzati siluri che ieri sono stati mostrati in azione dalla televisione iraniana che ha spiegato: «L'esercitazione si svolge su uno specchio d'acqua di 2 mila chilometri oltre lo stretto di Hormuz, con alcune operazioni previste anche nell'oceano Indiano e nel golfo di Aden. Alcune navi iraniane potrebbero arrivare in prossimità di quelle degli Stati Uniti, che operano nella stessa zona»..

Nonostante barre nucleari e missili invisibili, il 31 dicembre l'Unione europea si è detta pronta a riprendere, senza nessuna condizione, i negoziati con Teheran sul programma nucleare. Gli iraniani  hanno fatto sapere che pensano di inviare (o forse lo hanno già fatto) una lettera al capo della diplomazia dell'Ue, Catherine Ashton, nella quale propongono di riprendere i negoziati con il  G5+1 (Usa,  Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania).  A dicembre la Ashton, intervenendo a nome del G5+1, aveva invitato il segretario del Consiglio supremo iraniano della sicurezza nazionale, Said Jalili, a riavviare il dialogo.

Nella sua conferenza stampa di fine anno anche il nostro Presidente del Consiglio, Mario Monti si è detto favorevole alle sanzioni  sulle esportazioni petrolifere iraniane precisando che l'unica condizione dell'Italia, che importa il 13% del greggio dall'Iran, è che «L'embargo non riguardi le importazioni che non apportano nuove risorse finanziarie all'Iran». Sembrerebbe un trucco per lasciare tutto come è, a cominciare dal petrolio importato dall'Eni a titolo di pagamento di crediti pregressi dell'Iran, che quindi non rappresentano risorse finanziarie aggiuntive.

Paolo Scaroni, l'amministratore delegato dell'Eni, qualche giorno fa era stato più chiaro: «Se l'Europa decidesse per l'embargo, l'Eni potrebbe perdere fino a 2 miliardi di dollari in greggio che la National Iranian Oil Company (Nioc) le deve ancora: «Crediamo che ci sia una differenza tra importare greggio e avere greggio per passate attività».

Ma gli iraniani si chiedono per quale motivo dovrebbero mantenere gli impegno con l'Eni se scattasse l'embargo petrolifero. «Per la "santità" dei contratti? - scrive Irib -  E se lo stretto di Hormuz venisse bloccato non ci sarebbe comunque nulla da fare... Insomma, da come si mettono le cose è assai probabile che con un embargo l'Eni debba mettere in ogni caso sotto la voce "crediti incagliati" quei due miliardi di dollari». 
A dicembre l'Unione petrolifera italiana aveva detto che le importazioni di petrolio dall'Iran a settembre erano aumentate. Secondo i petrolieri, nonostante le sanzioni contro l'Iran, le importazioni di greggio italiane da quel Paese sono aumentate a causa del  blocco delle importazioni dalla Libia. Azerbaigian, Russia, Arabia Saudita,'Iran e Libia sono i 5 principali fornitori di petrolio dell'Italia e nell'ultima riunione dell'Opec il ministro del petrolio iraniano e presidente di turno dell'organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, ha spiegato che «I paesi europei sono i paesi che subiranno maggiori danni nel caso di un embargo contro il petrolio iraniano. 

L'Irib sottolinea che «L'Iran è il quarto maggiore esportatore mondiale di petrolio e produce circa 2 milioni di barili al giorno. Il 18% delle esportazioni iraniane va verso l'Europa. Secondo fonti ufficiali, dall'inizio del 2011, l'Iran avrebbe esportato nei diversi paesi europei, circa 800 barili di greggio al giorno, in particolare in Italia, Spagna, Grecia, Germania e Francia».

Intanto, mentre gli iraniani proseguono nella loro  strategia avventuristica dello stop and go per tenere sulla corda Washington e le cancellerie europee, non poteva non approfittare della situazione uno come  Rick Santorum, uno dei candidati repubblicani  ultra-conservatori alla presidenza Usa, che ha promesso che, se eletto al posto di Obama,  farà di tutto per impedire all'Iran di produrre un'arma nucleare: «All'Iran non sarà possibile ottenere un'arma nucleare sotto la mia amministrazione  - ha detto Santorum intervistato nella trasmissione "Meet the Press" della Nbc proprio sull'annuncio dato dall'Iran di aver prodotto la sua prima barra di combustibile nucleare autarchica.

Tanto per far capire cosa intende, l'ex senatore della Pennsylvania ha affermato che autorizzerebbe «Raid aerei sugli  impianti nucleari iraniani», se il regime islamico non aprirà le porte agli ispettori dell'International atomic energy agency , cosa che del resto l'Iran si è già detto disposto a fare nei giorni scorsi.

Ma le cose potrebbero essere molto più complicate di quanto dice per propaganda lo spicciativo Santorum. La solita Irib riporta quanto scrivono su consortiumnews due analisti della Cia, Ray McGovern e Elizabeth Murray: «Il presidente degli Stati Uniti deve porre immediatamente fine alla torrente di propaganda di guerra contro l'Iran perché questo porterà alla distruzione d'Israele e alla devastazione dell'economia mondiale». 

I due esperti sono preoccupati delle tragiche ricadute che potrebbe avere l'affermazione di Obama di avere «tutte le opzioni sul tavolo», rispetto all'Iran, quindi anche la guerra. Secondo McGovern e Murray «Una guerra contro l'Iran non sarebbe a vantaggio di nessuno altro che dei  mercanti d'armi. Se i suoi  consiglieri lo  hanno convinto che le ostilità con l'Iran porterà benefici a Israele, si sono malamente sbagliati. Una guerra con l'Iran, nel lungo periodo, non solo rischia di portare alla distruzione di Israele, ma avrà anche disastrose conseguenze per l'economia mondiale, di cui lei (Obama) è ben consapevole».

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