[05/03/2013] News

Registrazione obbligatoria dei moduli fotovoltaici cinesi: tutti i commenti

Il Comitato IFI, associazione che riunisce l'80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici, esprime piena soddisfazione e sollievo per l'emanazione del Regolamento (UE) N. 182/2013 della Commissione dell'1 marzo 2013, che dispone la registrazione delle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e dei componenti chiave (celle e wafer) originari o provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese.

Pubblicato in data odierna sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, il Regolamento, con decorrenza immediata, prevede l'obbligo per le autorità doganali dell'Unione Europea di registrare le importazioni di tali prodotti per un periodo di nove mesi a partire dalla pubblicazione di tale disposizione.

«E' un provvedimento transitorio che restituisce un po' di serenità a tutta l'industria europea, e in particolare a quella italiana, aggredita da oltre due anni da pratiche di dumping insostenibili attuate dai produttori e dagli importatori di moduli fotovoltaici provenienti dalla Cina - ha detto Alessandro Cremonesi, presidente di Comitato IFI - Da quando la Commissione Europea ha aperto l'investigazione per valutare l'esistenza di pratiche di dumping e di sovvenzioni anticoncorrenziali,  i porti e le dogane europee sono state invase da decine di migliaia di tonnellate di moduli cinesi commercializzati a prezzi al di sotto del 50% del prezzo medio di mercato, proprio con l'obiettivo di anticipare l'apertura degli attuali procedimenti".

«La registrazione delle importazioni - ha proseguito Cremonesi - costituirà un deterrente alle incontrollate e sfrenate importazioni dei produttori/importatori cinesi, in vista dell'imminente decisione della Commissione Europea - attesa entro il prossimo 6 giugno 2013 - circa l'imposizione di dazi anti-dumping e anti-sovvenzioni in quanto, di regola, tale provvedimento sancisce la retroattività di 90 giorni dalla decisione sull'imposizione dei dazi».

Per quanto si apprende dal testo del Regolamento, la decisione di obbligare la registrazione delle importazioni si è resa necessaria in quanto "..la Commissione dispone di elementi di prova sufficienti del fatto che le pratiche di dumping e di sovvenzione degli esportatori arrecano all'industria dell'Unione un grave pregiudizio difficilmente rimediabile..". In particolare, per ciò che concerne le pratiche di dumping la Commissione, ribadisce nel Regolamento emanato, che "..gli elementi di prova sono sufficienti in questa fase a dimostrare che gli esportatori in questione esercitano pratiche di dumping..".

«Rimaniamo fiduciosi - ha concluso Cremonesi - che la decisione finale della Commissione Europea sulla disputa anti-dumping e anti-sovvenzioni abbia un esito positivo e che finalmente metta in condizione l'industria nazionale di moduli fotovoltaici a operare in un contesto di mercato di parità competitiva, necessario alle nostre imprese per poter continuare a sopravvivere, crescere e quindi a dimostrare pienamente il proprio potenziale tecnologico di qualità».

Sulla stessa linea d'onda EU ProSun, che va ricordato è stata la causa di tutto visto che la procedura antidumping e antisussidio in corso a Bruxelles è stata originata da una denuncia dell'industria fotovoltaica europea, rappresentata proprio da EU ProSun.

«Il dumping è il vero problema del mercato solare europeo -, ha detto Milan Nitzschke, presidente dell'associazione dei produttori EU ProSun. - La violazione giornaliera del diritto commerciale da parte della Cina distrugge migliaia di posti di lavoro nell'industria europea. Se si consentisse alla Cina di ottenere in questo modo un monopolio nel settore solare, le conseguenze sarebbero catastrofiche non soltanto per l'industria solare europea, ma anche per i subfornitori, i produttori di materiale e migliaia di installatori. Perché i monopoli non determinano certo la diminuzione, ma l'aumento dei prezzi».
 
Gli Stati Uniti hanno imposto dazi antidumping su prodotti solari dalla Cina già nel 2012. Poiché anche negli USA era possibile la riscossione retroattiva, i dazi hanno determinato immediatamente un calo delle importazioni oggetto di dumping dalla Cina a partire da marzo 2012. Ciononostante nel 2012 il mercato solare negli USA è cresciuto, il numero degli impianti di nuova installazione è aumentato decisamente e la media dei prezzi al consumo è diminuita in misura corrispondente al progresso tecnologico.

«Gli effetti sull'industria e sui consumatori statunitensi sono quindi positivi - ha aggiunto Nitzschke - Ciò dimostra l'assurdità di tutte le accuse di parte cinese secondo cui l'introduzione di dazi antidumping determinerebbe la perdita di posti di lavoro. Il numero dei posti di lavoro nel settore solare statunitense dopo l'imposizione dei dazi è aumentato. La concorrenza leale è evidentemente migliore dell'economia pianificata».

Di tutt'altra idea AFASE, l'alleanza per il solare accessibile, che sostiene: «La registrazione delle importazioni di prodotti solari cinesi è del tutto ingiustificata. È un passo amministrativo che renderà possibile per l'Unione europea imporre dazi retroattivamente su dei prodotti che sono essenziali per l'energia solare. Nonostante la sola registrazione non significa che l'Unione europea alla fine imporrà i dazi, essa crea tuttavia un'incertezza che sta già avendo un significativo effetto negativo sul mercato. Questo intervento sul mercato attraverso la registrazione è ingiustificato, dato che l'imposizione di dazi retroattivamente violerebbe il diritto comunitario, in cui si afferma espressamente che i dazi possono essere applicati retroattivamente soltanto qualora le importazioni siano in netta crescita, cosa chiaramente non vera. SolarWorld e coloro che desiderano chiudere il mercato UE possono trarre beneficio dall'incertezza del mercato, ma la stragrande maggioranza dell'industria europea del fotovoltaico, lungo l'intera catena del valore, si oppone a questa misura illogica».

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