[15/05/2012] News

La diversità linguistica umana e gli hotspot della biodiversità sono collegati

Attualmente i biologi stimano le perdite annuali di specie ad un livello 1.000 volte superiore rispetto a quelli storici. I linguisti prevedono che entro la fine del XXI  secolo scompariranno tra il 50 e il 90% delle lingue del mondo. Gli hot spot della biodiversità, i luoghi biologicamente più ricchi e più minacciati del nostro pianeta,  ed  altre aree dove è concentrata la biodiversità più a rischio, ma anche quelle biologicamente ricche ma meno minacciati, sono tra e regioni più linguisticamente diverse del nostro pianeta. 

Anticipando uno studio pubblicato su  Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), Larry J. Gorenflo, della Penn State University, spiega che «Paul Ehrlich ha paragonato la perdita di specie alla rimozione dei rivetti nelle ali di un aereo. Quanti rivetti si possono rimuovere prima che l'ala cada e l'aereo precipiti dal cielo? Allo stesso modo, quante specie si possono perdere prima che un ecosistema crolli? Purtroppo, arrestare la perdita di specie in un mondo di 7 miliardi di persone è estremamente impegnativo. Abbiamo condotto questo studio per capire di più sulle persone che vivono in aree importanti per la conservazione della biodiversità».

Precedenti ricerche avevano già indicato un collegamento tra la diversità linguistica e la biodiversità, ma i dataset erano geograficamente imprecisi. Il team anglo-americano di Gorenflo, che comprende Suzanne Romaine, professore di inglese all Merton College dell'università britannica di Oxford, e da Russell A. Mittermeier, presidente di Conservation International (Ci) e Kristen Walker Painemilla, vice presidente di Ci,  ha approfondito la questione. Ci ha fornito i dati globali che mostrano le posizioni geografiche di oltre 6.900 linguaggi, compilati utilizzando applicazioni Geographic information system (Gis) per  il Global mapping international. Il team ha utilizzato le posizioni Gis degli hot spot e delle aree selvagge ad alta densità di biodiversità forniti da Conservation International.

«Abbiamo preso le regioni importanti per la conservazione della biodiversità e misurato la loro diversità linguistica, nel tentativo di comprendere una parte importante della componente umana di queste regioni»,  sottolinea Gorenflo. I ricercatori hanno prima esaminato i 35 hot spot della biodiversità che si estendono su solo il 2,3% della superficie terrestre. Diffusi in tutto i continenti del mondo ad eccezione dell'Antartide. La ricerca ha inoltre esaminato la diversità linguistica in cinque aree wilderness ad alta biodiversità, habitat che coprono circa il 6,1% della superficie terrestre ed ospitano circa il 17%  delle specie di piante vascolari e il 6% delle specie di vertebrati terrestri. In queste regioni si parlano altre 1.622 lingue. «Come nel caso degli hot spot, molte lingue sono uniche per aree particolari e sono parlate da relativamente poche persone, il che le rende a rischio  estinzione», si legge in un comunicato  della Penn University. «Quel che accade quando finiamo per perdere la diversità linguistica è che perdiamo un mucchio di piccoli gruppi con un'economia tradizionale - sottolinea Gorenflo. - Le lingue indigene tendono ad essere sostituite da quelle associate ad una moderna economia industriale, il che è accompagnato da altri cambiamenti come l'introduzione delle motoseghe. In termini di conservazione della biodiversità, tutte le scommesse sono "off". Se la perdita della biodiversità delle specie è come perdere i rivetti di un aereo, anche la perdita delle lingue può avere un effetto profondo. Perdere queste lingue può portare alla perdita di un sacco di informazioni ambientali che diventano inaccessibili mentre le parole, la cultura e la lingua scompaiono. Penso che bisogna sostenere sforzi di conservazione concordati che siano integrati  con i  tentativi di mantenere la biodiversità e la diversità culturale. Senza la diversità culturale e linguistica, che  sembra essere sempre più legata alla diversità biologica, la perdita di biodiversità probabilmente continuerà a un ritmo allarmante. In molti casi sembra che le condizioni che eliminano le specie di spazzino via  le lingue. Penso che in fondo questo studio aiuti ad indicare  queste aree ad elevata biodiversità come i territori aggi più importanti del mondo». 

Non sappiamo perché le aree dove si concentrano le specie in via di estinzione e quelle delle  lingue umane in pericolo coincidano. Forse le culture indigene, sostenute dalle loro lingue, creano le condizioni per conservare le  specie e gli ecosistemi che sostengono anche gli esseri umani. I ricercatori ritengono che il loro studio sia solo un punto di partenza per esplorare il rapporto tra la diversità biologica e quella linguistico-culturale e che questo contribuirà anche a sviluppare strategie per la conservazione delle specie e delle lingue in zone nelle quali esiste una ricca diversità di entrambe. «Vogliamo cominciare a guardare in luoghi selezionati con alta diversità biologica e linguistica, per cominciare a esplorare le connessioni tra le due cose, come la Tanzania, dove ci sono oltre 130 lingue  - spiega Gorenflo -  Oltre all'hot spot indo-birmano, nel Sudest asiatico, dove ci sono quasi 400 lingue, e le isole  Vanuatu nel Pacifico, con più di 100 lingue»

Secondo Mittermeier, primatologo ed anche  presidente della Species survival commission primate specialist group dell'Iucn, «C'è una certa discussione per quanto riguarda la misura delle lingue come ottimo surrogato per la diversità culturale umana, ma sarebbe difficile trovare un migliore indicatore. Le lingue distinguono un gruppo culturale da un altro,  derivano da e riflettono la visione del mondo di ogni gruppo di persone, e sono una fonte di orgoglio e dato della storia che pone ogni comunità a parte,  anche rispetto ai suoi vicini più stretti. Di conseguenza, quando abbiamo deciso di esaminare i legami tra biodiversità e diversità culturale umana, abbiamo scelto le lingue come la migliore manifestazione della diversità dei popoli del mondo».

Il presidente di Ci sottolinea che «Gli hot spot della biodiversità sono i luoghi del nostro pianeta, come il Madagascar , le Filippine , le Ande tropicali  e la Regione del Capo in Sudafrica, che hanno perso più del 70%  della loro vegetazione originaria e naturale ma che contengono ancora elevate concentrazioni di specie endemiche che non sono  presenti in nessun altro luogo sulla Terra. Collettivamente, almeno il 50% delle piante e oltre il 42% dei vertebrati presenti negli hotspot sono endemismi che non  si trovano da nessun'altra parte. Anche le "high biodiversity wilderness areas" del pianeta, luoghi come l'Amazzonia , le foreste del Congo e l'isola della Nuova Guinea, sono ricche di biodiversità, ma si distinguono per essere ancora intatte per il 70% o più. Insieme, gli hotspot e le zone selvagge ad elevata biodiversità sono la casa per almeno il 67,1% di tutte le piante e per il 50,2% di tutti gli animali vertebrati.  Una volta coprivano  circa il 24% della superficie del nostro pianeta, ma oggi la copertura si è ridotta ad un allarmante 8,1%. Ma c‘è di più: se si guarda alle specie minacciate di estinzione, quelle a più alto rischio di scomparire nei prossimi decenni, si scopre che tra l'82 ed il 90% dei tre gruppi di vertebrati (uccelli, mammiferi e anfibi), sui quali si hanno le migliori informazioni sono limitate a queste aree prioritarie. Ci sono un sacco di dati, ma la linea di fondo è: questi hot spot della biodiversità e le aree wilderness devono essere tra le nostre priorità per la conservazione terrestre se vogliamo sperare di preservare i  servizi ecosistemici naturali della Terra e la biodiversità per le generazioni future».

Mittermeier sottolinea: «Nella nostra ricerca, abbiamo scoperto con nostra grande sorpresa che queste  aree a biodiversità eccezionalmente elevata sono anche la sede di un incredibile 70% (4.824) delle lingue conosciute al mondo. Inoltre , anche molte di queste lingue sono in pericolo di estinzione; altre ricerche  indicano che il 50 - 90% delle lingue conosciute saranno scomparse prima della fine del secolo. Se guardiamo le lingue e le culture che rappresentano che sono più a rischio di scomparire in questo secolo, troviamo che oltre il 30% delle lingue parlate da meno di 10.000 persone e quasi il 28% di quelle parlate da meno di 1.000 persone si trovano negli hot spot e nelle altre zone selvagge della biodiversità. Ciò significa che quasi i due terzi delle lingue parlate da meno di 10.000 persone si trovano solo in queste regioni prioritarie per la biodiversità, una gran parte dei loro i gruppi indigeni sono ancora fortemente dipendenti dagli ecosistemi naturali per le loro necessità quotidiane».

Ci sono numerose teorie sul perché ci sia questa connessione tra le specie e la diversità linguistica, «Una possibilità è che l'accesso alle diverse risorse abbondanti, in posti come gli hotspot della biodiversità riduca  la probabilità che gruppi distinti di persone abbiano bisogno di comunicare e condividere risorse con altri gruppi. Un'altra teoria suggerisce che durante il periodo della colonizzazione, i Paesi europei hanno concentrato la loro espansione soprattutto nelle regioni con climi temperati, limitando quindi il contatto con le persone nelle aree tropicali dove si verifica ancora la maggior parte della elevata diversità biologica e linguistica. Ad esempio, gli altopiani della Nuova Guinea, l'isola con la più alta diversità linguistica sulla Terra, non sono state esplorati dal mondo esterno fino al 1930. Indipendentemente dal motivo che sta dietro a tutto questo, fondamentalmente questo risultato rafforza ulteriormente un ethos che abbiamo a Ci: «La gente ha bisogno della natura per prosperare.Ciò dimostra anche che possiamo avere veri e propri approcci win-win, in cui gli sforzi per preservare la natura e garantire l'integrità delle culture umane possono andare di pari passo. Alla conferenza di Rio +20 il mese prossimo, la discussione sullo sviluppo di economie sane e sostenibili sarà al centro dell'attenzione mondiale. Il messaggio chiave al centro di queste discussioni dovrebbe essere quello che integrare la conservazione della natura e le iniziative per lo sviluppo è assolutamente essenziale per mantenere l'intera gamma della vita sulla Terra, compresa la straordinaria diversità, le tradizioni e i valori delle culture umane. Per evitare che le estinzioni delle lingue, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per prevenire che gli hot spot della biodiversità e le aree selvagge siano  convertiti  per guadagni a breve termine. Se possiamo fare questo, credo che avremo molte più possibilità di salvare la diversità linguistica e culturale, patrimonio della nostra specie».

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