[25/09/2012] News

Gazprom rinvia la trivellazione nell’Artico russo. Impreparazione e problemi di sicurezza

Cambia il regime fiscale per le nuove risorse petrolifere della Siberia

Il gigante monopolista del gas russo, Gazprom avrebbe dovuto iniziare quest'anno la perforazione nel campo di Prirazlomnoye nel Mar di Pechora (al largo della costa artica russa nord-occidentale) ma tutto è stato rinviato all'autunno del 2013. Il tutto con grande soddisfazione di Greenpeace, che contro i progetti di Gazprom aveva fatto diversi blitz, e di associazioni come Bellona che hanno sempre giudicato questi progetti molto pericolosi. I piani di Gazprom per  Prirazlomnoye sono stai sottoposti ad una grandinata di critiche ambientaliste che potrebbero essere una delle cause che hanno costretto Gazprom alla prudenza. Ad agosto un blitz di Greenpeace aveva eluso la sicurezza e bordo della piattaforma Prirazlomnoye e gli attivisti erano riusciti a scalarla. Il rinvio di Gazprom  in linea con decisioni analoghe prese da altre multinazionali petrolifere che cercano di entrare nel mercato Artico, come la Royal Dutch Shell che ha rimandato l'inizio delle trivellazioni offshore nei mari di nel Chukchi e Beaufort al largo dell'Alaska.

Bellona sottolinea che «L'annuncio potrebbe segnalare un secondo colpo alle ambizioni di Gazprom di estrarre idrocarburi dell'Artico», visto che solo poche settimane fa, durante la conferenza Offshore Northern Shores (Ons) in Norvegia Gazprom aveva annunciato il rinvio a tempo indeterminato del progetto di sfruttamento del gas condensato di Shotkman.

Secondo Larisa Bronder, advisor di Bellona, «Qesti recenti pesanti ritardi sono una chiara indicazione che le industrie petrolifere e gasiere russe non sono ancora pronte ad iniziare le trivellazioni nelle condizioni artiche». Gazprom infatti ha detto dice che ora non avvierà la trivellazione del gigantesco campo artico di Prirazlomnoye, che secondo le stime ha riserve per circa 72 milioni di tonnellate di petrolio,  fino a quando non sarà certa di poter svolgere il lavoro in maniera sicura. Si tratta di un bottino di greggio da circa 6,6 milioni di tonnellate l'anno e Gazprom ha investito nel progetto circa 4 miliardi di dollari, ora un esponente della compagnia statale che ha voluto rimanere anonimo dice a Gazeta.ru: «Ci aspettiamo la consegna delle piattaforme a marzo e l'inizio delle trivellazioni ad aprile. L'inizio dell'estrazione avverrà a settembre o ottobre del 2013, non c'è assolutamente fretta. No inizieranno i lavori fino a quando la società non sarà del tutto convinta che il suo lavoro sarà del tutto sicuro». Il problema è che nessuno ha mai detto quali siano i problemi di sicurezza incontrati da Gazprom, ma murman.ru scrive che quest'estate un'ispezione a Prirazlomnoye condotta dal  Servizio federale russo per la supervisione tecnica, nucleare e ambientale (Rostekhnadzor) ha citato otto violazioni che hanno impedito l'inizio delle trivellazioni.

Secondo la Bronder, «Il ritardo nella perforazione di Prirazlomnoye ha dimostrato quanto sia impreparata la Gazprom a lavorare nelle dure condizioni dell'Artico ancora ecologicamente fragile. Questa dinamica negativa nello sviluppo del progetto di Gazprom per lo sfruttamento del campo di Prirazlomnaya sottolinea ancora una volta l'impreparazione dell'industria gasiera e petrolifera russa a sfruttare i campi nella banchisa artica. Questa impreparazione si riflette non solo nell'assenza di contemporanee scelte tecnologiche [...] e di un vero e proprio piano per affrontare le operazioni di bonifica del petrolio, ma anche nel finanziamento insufficiente. La costruzione della tanto propagandata piattaforma Prirazlomnoye, pubblicizzata come la prima piattaforma petrolifera Arctic-class ice-resistant del mondo, prosegue zoppicando da 15 anni».

Da luglio, il campo offshore di Prirazlomnoye, a circa 60 km dalla costa nel sud-est del Mare di Barents, sulla piattaforma continentale russa, è stato incluso nella lista dei campi petroliferi che dovrebbero dimezzare i diritti di esportazione sul greggio. Proprio ieri il ministro russo dell'energia, Alexander Novak, ha annunciato che «La Russia ridurrà della metà i diritti di esportazione sul petrolio dei nuovi giacimenti della regione della Siberia Orientale» e che «Anche la sospensione delle tasse sull'estrazione delle risorse nei campi della Siberia orientale prolungata al 2022». Questa sospensione, introdotta nel 2007, avrebbe dovuto finire nel 2017.

Novak ha spiegato che «I nuovi regimi fiscali sosterranno la costruzione di nuovi oleodotti nella regione, al fine di mantenere il normale ciclo degli investimenti. Inoltre, entro il 2030  la politica apporterà 300 miliardi di dollari di entrate supplementari per il bilancio dello Stato. Le nuove decisioni riguarderanno i nuovi giacimenti ed apporteranno volumi di petrolio supplementari, il che significa entrate fiscali supplementari. Questo contribuirà anche a coprire la penuria di produzione petrolifera dovuta all'impoverimento dei giacimenti nella Siberia occidentale. I cambiamenti della legge comporteranno la produzione di 5,3 miliardi di tonnellate di petrolio supplementari, cioè tra 70 e 100 milioni di tonnellate all'anno».

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