[09/10/2012] News

Trivellazioni offshore: nessun permesso senza rapporto sui grandi rischi e piano di emergenza

La commissione energia del Parlamento europeo inasprisce le norme

Le compagnie petrolifere e gasiere che gestiscono piattaforme offshore devono formulare «dei rapporti sui grandi rischi e piani di intervento di emergenza prima di poter ricevere un permesso di trivellazione», è quanto prevede un progetto di legge approvato oggi dalla commissione energia del Parlamento europeo presieduta dall'italiana Amalia Sartori (Pdl).  I permessi saranno concessi solo se la compagnia potrà provare di disporre di fondi sufficienti per riparare e risarcire tutti i danni causati all'ambiente. Questo metterebbe fuorigioco molte piccole multinazionali che hanno richiesto concessioni offshore anche nei mari italiani.

Il progetto di legge approvato con 48 voti a favore, 7 contrari ed un'astensione, sostituirà l'attuale quadro frammentato di leggi  e le normative degli Stati membri, con l'obiettivo dichiarato di «impedire degli incidenti come la marea nera della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico».

Il popolare belga Ivo Belet che ha stilato la risoluzione e che condurrà i negoziati su questo tema con il Consiglio europeo, ha detto che «l'Europa ha imparato la lezione della catastrofe della piattaforma petrolifera Deepwater nel Golfo del Messico e vuole limitare al massimo i rischi ambientali e di sicurezza dello sfruttamento petrolifero e gasiero in mare. Abbiamo bisogno urgentemente di un quadro legislativo solido, in particolare  ora che numerosi Stati membri dell'Unione che hanno poca o nulla esperienza in termini di attività petrolifere e gasiere esaminano la possibilità di avviare nuove operazioni di trivellazione»

Chiunque chieda un permesso di trivellazione dovrà provare le sue capacità a riparare ogni potenziale danneggiamento e dovrà dar prova di una "garanzia finanziaria appropriata" per coprire le responsabilità legate alle loro attività di trivellazione, le compagnie petrolifere e gasiere saranno autorizzate ad iniziare le attività solo se le autorità nazionali giudicheranno questa garanzia "valida ed effettiva" .

Le imprese petrolifere dovranno sottoporre alle autorità nazionali un rapporto speciale che descrive le operazioni e gli impianti, gli eventuali grandi rischi e le disposizioni speciali per proteggere i lavoratori, prima di iniziare le operazioni e almeno 24 settimane  prima dell'avvio delle operazioni. Il rapporto dovrà essere rivisto e ripresentato al minimo ogni 5 anni.

Le compagni saranno anche obbligate a presentare un piano di intervento di emergenza che descriva le attrezzature e le risorse disponibili, le azioni da rendere in caso di incidente e l'insieme delle disposizioni necessarie per limitare i rischi ed allertare in maniera precoce le autorità in caso di incidente.

Gli Stati membri dovranno preparare piani di emergenza estrema riguardanti tutti gli impianti offshore nel mare sotto la loro giurisdizione. Questi piani dovranno specificare il ruolo delle imprese di trivellazione e le loro responsabilità in termini di costi in caso di incidente, inoltre dovrà essere precisato il ruolo delle autorità competenti e delle squadre di intervento di emergenza e si dovrà indicare come ogni parte interessata sarà informata in maniera rapida.

Gli eurodeputati della Commissione energia dicono che L'Agenzia europea di sicurezza marittima  deve svolgere un ruolo più chiaro e maggiore nella prevenzione degli incidenti ed hanno votato un emendamento secondo il quale l'agenzia utilizzerà la sua expertise scientifica e tecnica per aiutare la Commissione europea e i Paesi Ue a preparare e a rendere esecutivi i piani di intervento di emergenza e a riparare e controllare i danni ambientali delle maree nere.

Invece che un regolamento, come proposto dalla Commissione Ue, gli europarlamentari preferirebbero una Direttiva. Belt ha spiegato che «un regolamento presenta il vantaggio di essere direttamente applicabile. Però alcuni si interrogano sul lavoro importante che potrebbe derivare in termini di abrogazione e modifica della legislazione e degli orientamenti nazionali attualmente in vigore. Una tale impresa peserebbe sulle scarse risorse disponibili in materia di valutazione e controlli di sicurezza sul terreno».

 

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