[27/12/2012] News

Brasile: «Nel 2013 abbiamo il dovere di evitare il disastro di Belo Monte»

Il Movimento Xingu vivo para sempre (Mxvps) è un collettivo di organizzazioni e movimenti sociali e ambientalisti brasiliani della regione di Altamira e delle aree influenzate al gigantesco progetto idroelettrico di Belo Monte, ad Altamira, nello Stato settentrionale brasiliano del  Pará, che da sempre si oppongono alla mega-diga sul Rio Xingu. Il Mxvps  è appoggiato da molte Ong brasiliane ed internazionali e riunisce i rappresentanti delle comunità locali, dei pescatori, dei lavoratori e dei contadini, tribù indigene, le municipalità di Altamira colpite dalle conseguenze della diga, movimenti femminili e organizzazioni religiose ed ecumeniche, compresa la chiesa cattolica.

Gli attivisti anti Belo Monte dicono: «Siamo coscienti che le nostre proteste non sono state sufficienti ad avere giustizia, visto che gli accordi continuano a non essere rispettati dai promotori di Belo Monte e che le sfide per il 2013 saranno maggiori». Il movimento fa un bilancio delle azioni e delle lotte del 2012 e ribadisce che la diga ha già avuto come conseguenza  « Innumerevoli impatti ambientali e violazioni dei diritti umani che l'opera produce sui popoli della regione. Però comunichiamo al Brasile ed al mondo che Belo Monte non è un atto consumato, che solo il 15% delle opere sono state realizzate e che abbiamo il dovere di fermare il disastro. Le mobilitazioni continueranno con forza nel 2013».

Il 2012 è iniziato la campagna "Belo Monte, com meu dinheiro não!" contro la partecipazione delle banche pubbliche al progetto e poi con la prima mnfestazione alla barriera provvisoria di Pimental, dove l'impresa che costruisce Belo Monte, la Norte Energía S.A, ha iniziato a realizzare la prima diga sul Xingú. A marzo l'International labour organization (Ilo) ha pubblicato una nota tecnica che evidenziava irregolarità nel progetto e che rafforzava la posizione della Comisión Interamericana de derechos humanos e del Procuratore federale brasiliano «Sulla violazione della Costituzione federale brasiliana e la Convenzione 169 del'Ilo per non aver realizzato le consultazioni degli indigeni».

A fine marzo, dopo la morte di un operaio, c'è stato il primo sciopero dei lavoratori della diga di Belo Monte che sono stati brutalmente repressi dalla polizia. Ad aprile la Comisión Interamericana de los derechos humanos ha nuovamente richiamato il governo di Brasilia a «Fornire dichiarazioni sulla situazione delle comunità tradizionali ed a scusarsi con gli indigeni».

A giugno, in preparazione della Conferenza Onu Rio+20 sullo sviluppo sostenibile,. Gli ambientalisti hanno organizzato Xingú+23, per ricordare i  23 anni  passati dal primo incontro per costruire la diga e per richiamare l'attenzione sulle violazioni in corso nel Xingú.  Le comunità indios occuparono una delle dighe provvisorie e scavarono un canale per far uscire l'acqua  L'occupazione è continuata anche a luglio in appoggio alla richiesta del procuratore federale di annullare la licenza di Belo Monte.

Ad agosto c'è stata quella che gli attivisti del Mxvps considerano la «Prima grande vittoria politica». Il tribunale federale regionale invalidò la licenza della diga idroelettrica, paralizzando i lavori.

Settembre ed ottobre hanno visto un susseguirsi di proteste ed occupazioni della diga di Pimental che hanno bloccato i lavori per quasi un mese.

Ad ottobre è stata lanciata la campagna BeloMonte: Justiça Agora! Perché la giustizia esamini le 50 denunce pendenti contro la diga.

A dicembre il pubblico ministero federale ha presentato i risultati di una mediazione "indipendente" chiamata "cota 100" (100 metri sul livello del mare), che prevede che al di sotto di questo livello si possa  vivere solo dopo la costruzione dell'impianto e che tutti gli immobili esistenti devono essere demoliti: si avrebbero cos' 16.000 sfollati. Ma i dati della Norte Energía non sarebbero giusti perché in realtà le persone che dovrebbero abbandonare le loro case sono 25.000.  L'azienda costruttrice è stata richiamata dal pubblico ministero federale per aver presentato dati imprecisi e fuorvianti. Il 10 dicembre 150 persone hanno protestato davanti alla Giustizia federale ad Altamira per chiedere nuovamente che avvii i 56 processi che restano nel cassetto

Antonia Melo, del coordinamento del Movimento Xingu vivo para sempre  conclude: «Una delle maggiori aspettative per il 2013 è quella di vedere Belo Monte cancellata dal Supremo tribunale federale a causa della gran quantità di irregolarità e delitti contro i diritti umani e socioambientali. Vedere il popolo che occupa le strade di questo Paese contro la morte e la distruzione delle opere di Belo Monte». 

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