[28/12/2012] News

Repubblica Centrafricana: il regime con le spalle al muro

Hollande: ĞLa Francia non intende intervenireğ

L'avanzata della coalizione ribelle Séléka verso Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana (Rca), sembra inarrestabile e, mentre le ambasciate - a cominciare da quella Usa - cessano le attività, il governo centrafricano si dichiara più che mai aperto al dialogo ed ai negoziati sotto l'egida della Communauté économique des Etats de l'Afrique centrale (Ceeac). Negoziati che dovrebbero iniziare oggi a Libreville, la capitale del Gabon. Ma potrebbe essere troppo tardi.

A quasi 10 anni dal colpo di Stato che il 15 marzo 2003 portò al potere François Bozizé ed all'indomani delle celebrazioni dei 50 anni di indipendenza il regime vacilla di fronte ad una ribellione annunciata. I ribelli della Séléka hanno fatto la loro comparsa il 10 dicembre ad est e a nord di questo  poverissimo Paese africano ricco di risorse naturali e minerarie, frantumando in pochi giorni la fragile stabilità sociopolitica interna che si era creata dopo la contestata  rielezione nel gennaio 2011  di Bozizé che pensava già a cambiare la Costituzione per farsi rieleggere. L'unico programma politico che sembra legare i 4 movimenti armati che formano la  Séléka, è quello di farla finita con il regime del generale  Bozizé, accusato anche di non aver rispettato gli impegni che avevano permesso di mettere fine all'ultima ribellione armata, cioè la smobilitazione e del reintegro degli ex guerriglieri nell'esercito regolare. Accordi firmati nel 2008 e nel 2010 che anche la Ceeac e l'opposizione centrafricana chiedono che vengano rispettati.

Sembrava che i ribelli della Séléka volessero attuare la tregua richiesta dai Paesi vicini, ma hanno continuato ad avanzare verso Bangui, che ora e alla portata dei loro cannoni. La popolazione della capitale è nel panico e in molti cercano rifugio nell'ambasciata francese. Parigi si sta trovando nella difficile situazione di dover decidere se appoggiare un dittatore oppure lasciar fare alla coalizione ribelle nelle cui fila ci sono anche noti signori della guerra e tagliagole che più che al benessere dei centrafricani puntano a mettere le mani sulle risorse minerarie del Paese.

Intanto migliaia di persone si stanno rifugiando nei Paesi vicini per sfuggire ai combattimenti e l'Onu ha ordinato al suo personale non essenziale di lasciare la Rca dopo che l'ambasciata francese a Bangui è stata attaccata da manifestanti il 26 dicembre.

Anche l'Unione Africana, al di là dei soliti appelli, sembra stare alla finestra: tutti sembrano aspettare come sarà imbandito il banchetto delle materie prime sulle spoglie della Repubblica Centrafricana. Una situazione che ricorda sempre più da vicino quella dell'est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) e la sua guerra infinita per le risorse che ha infettato tutta la regione dei Grandi Laghi.

Quello che si teme è proprio un intervento esterno e che per resistere Bozizé chieda al Ciad di rafforzare i suoi contingenti già presenti nella Rca e già accusati di violenze e furti contro la popolazione.

Il politologo del Camerun Joseph Vincent Ntuda Ebodé ha spiegato all'agenzia cinese Xinhua che Bozizé è stato preso di sorpresa dai ribelli perché «Dopo il suo arrivo al potere, Bangui non ha potuto tenerli sotto controllo perché c'era un forza sub-regionale, la Force multinationale d'Afrique centrale, Fomac, che sta arrivando al termine del suo mandato. Secondo, il Centrafrica è più o meno stabilizzato perché c'è una base francese di stanza all'aeroporto di Bangui».

Ma se il regime contava su un intervento diretto dei francesi si sbaglia: , il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, ieri sera ha parlato per telefono con Bozize e gli ha chiesto che «Le autorità centrafricane si assumano le loro responsabilità per la protezione degli immigrati stranieri che vivono nel Paese, garantendo l'integrità delle sedi diplomatiche».

Il presidente François Hollande ha detto che la presenza  francese in Rca non ha l'obiettivo di intervenire negli affari interni centrafricani: «Se noi siamo presenti non è per proteggere un regime, è per proteggere i nostri immigrati ed i nostri interessi e in nessun modo per intervenire negli affari interni di un Paese, nell'occorrenza il Centrafrica». Parigi ha così respinto l'appello ad un suo intervento militare venuta dal governo della Rca e praticamente scaricato l'impresentabile Bozize che era stato allevato dai governi di centro-destra francesi.  Naturalmente il ministero degli esteri francese in un comunicato dice che «La Francia condanna il proseguimento delle ostilità in Rca da parte dei movimenti ribelli» e chiede «A tutte le parti centrafricane ad impegnarsi in buona fede nei negoziati che si apriranno prossimamente a  Libreville».

Ma la situazione  resta pericolosissima e rischia di estendersi agli instabli Paesi vicini. Bozize ha preso il potere con un colpo di Stato sostenuto dal Ciad e soldati del Ciad sono già nella Rca è stanno aiutando le forze armate lealiste a combattere le milizie ribelli. Ad un regime con le spalle al muro resta solo la trattativa, ma di fronte all'avanzata inarrestabile della Séléka ed alle diserzioni di molti soldati potrebbe anche scegliere la guerra totale con l'aiuto dei ciadiani e di qualche Paese vicino.  

La Repubblica democratica del Congo ha dovuto smentire che la presenza di sue truppe nella Rca sia in alcun modo legata con il conflitto in corso, ma i ribelli centrafricani dicono che la Rdc avrebbe inviato truppe in Centrafrica per appoggiare il regime di Bozize. Kinshasa risponde che i soldati congolesi sono a Bangui da circa tre anni nel quadro della missione multinazionale africana Formac.

 

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