[20/05/2011] News

Economia ecologica: cosa buona e giusta...

"La soluzione del problema ecologico non è la fine della crescita dei livelli di vita, ma la decrescita delle ineguaglianze e delle ingiustizie economiche e sociali". E' con questa idea di giustizia  che Jean Paul Fitoussi ci ha salutato durante il primo Festival di Economia Ecologica ed è proprio su questa idea che dal 24 al 28 maggio, a Piombino, si svolgerà la seconda edizione del Festival che vedrà tra i protagonisti, Amartya Sen (Nella foto), premio Nobel per l'economia, uno che di  giustizia ha qualcosa da dire. Sen, tra i vari ed importanti contributi che ha dato alla conoscenza, nel 2010 ha pubblicato un libro dal titolo appunto "L'idea di Giustizia". Il problema che si pone può essere riassunto, in ultima analisi, in questo dilemma: la giustizia va concepita come un ideale formalmente ineccepibile ma destinato a rimanere fuori della nostra portata, o piuttosto come una sorta di criterio pratico, imperfetto e sempre rivedibile, che dobbiamo comunque assumere come valido per orientare le nostre decisioni concrete e migliorare la qualità della vita individuale e collettiva? Nella sua ampia e acuta ricognizione dei vari approcci all'idea di giustizia, Amartya Sen critica una "prospettiva trascendentale", contrapponendola alla propria idea di giustizia, centrata sull'analisi delle strutture sociali esistenti e sulla discussione pubblica condotta all'insegna della razionalità come strumento privilegiato per la riduzione delle più palesi ingiustizie. Durante la sua lezione magistrale prevista per il pomeriggio del 25 al Castello di Piombino, Sen avrà modo di articolare il suo pensiero.

L'entrata a piano titolo del tema "giustizia" all'interno dell'approccio dell'economia ecologica può sicuramente essere salutato come un importante risultato concettuale. Infatti promuovere una riconversione ecologica dell'economia non significa solamente ridurre e utilizzare meglio la materia e l'energia che abbiamo a disposizione, ma anche rimuovere qui fattori che generano una disuguaglianza "ingiusta".

Se da un lato, l'economia ecologica, assume sempre più non solo la caratteristica di approccio metodologico, ma di visione del mondo, dall'altro i dati di un'ultima ricerca dell'OCSE (Growing income inequality in OCSE countries: what drives it and how can policy teckle it?) destano seria preoccupazione. La disuguaglianza, negli ultimi vent'anni, invece di diminuire aumenta e non solo nei Paesi in Via di Sviluppo, anche in Europa. In Italia più che altrove. Una tendenza che crea ingiustizie, blocca lo sviluppo e frena la mobilità sociale: in altre parole, i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri: nei 34 stati che fanno parte dell'OCSE, il 10 per cento della popolazione più ricca ha, in media, redditi superiore nove volte rispetto al dieci per cento della popolazione più povera. Un divario che cresce sia dove il gap era già evidente, come in Israele e Usa, che nei paesi dove la disuguaglianza sociale è sempre stata bassa, come la Svezia o la Germania.

Lo studio dell'OCSE analizza il problema attraverso l´indice Gini (è zero quando tutti i redditi sono uguali, è uno dove la differenza è massima): in Italia, nel 1985 era fermo allo 0,30, nel 2008 è arrivata quasi allo 0,35. Uno dei peggiori dati messi a segno dai paesi europei. In coda alla classifica ci fanno compagnia il Portogallo, il Regno Unito, Polonia ed Estonia. Francia, Germania e Spagna stanno tutte attorno allo 0,30. Altro dato riguarda la ricchezza complessiva, che, se si considera il lungo periodo, è un aumento, ma lo sviluppo ha premiato solo chi già stava bene: dagli anni Ottanta od oggi i più ricchi, in Italia, hanno visto crescere i loro già consistenti redditi dell'1,1 per cento, agli altri sono andate le briciole: le fasce basse possono contare su disponibilità aumentate solo dello 0,2 per cento. Per loro nulla si è mosso.

Se a questi dati affianchiamo i risultati del rapporto "Vitals signs" pubblicato nel 2011 dal Worldwatch Institute di Washington, dove si evidenzia la inarrestabile tendenza all'incremento del degrado ambientale e sociale nel mondo, ci rendiamo conto che l'orizzonte dell'economia ecologica sia ancora lontano. Studi, ricerche, scoperte, sembrano non servire a far prendere seriamente in considerazione il fatto che la mancata distribuzione della ricchezza, insieme al dissennato sfruttamento delle risorse naturali, mettano in pericolo lo sviluppo futuro. Per dirla con Proust "Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi".

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