[21/07/2011] News toscana

Nista a greenreport.it: «L'Enel non vuole riconvertire a gas le centrali di Livorno e Piombino»

Prima parte dell'intervista di greenreport all'assessore su tutti i temi relativi alla sostenibilitą

La Provincia di Livorno, come si ripete spesso, è il distretto energetico di tutta la Toscana, offrendo il 50% dell'energia elettrica consumata, e l'attuale amministrazione provinciale ha più volte espresso il desiderio di dare un volto sostenibile a questa produzione energetica.

Ne abbiamo parlato con l'assessore provinciale all'ambiente Nicola Nista (Nella foto).

Assessore, ammettendo il ruolo di traghettatore che probabilmente avrà il gas naturale prima dell'approdo definitivo alle energie rinnovabili, nel Piano energetico provinciale vengono ricompresi ben tre impianti di adduzione: il metanodotto Galsi, il rigassificatore off-shore Olt e - come ipotesi - il rigassificatore Edison a Rosignano. Tutte infrastrutture imponenti, e che comportano investimenti considerevoli, possibili da ammortizzare solo nel lungo periodo. Indipendentemente dalle critiche sull'impatto ambientale di tali infrastrutture, come viene valutata la possibile "ingessatura" delle infrastrutture energetiche nel livornese nella gestione della risorsa gas, da utilizzare come ponte verso un futuro rinnovabile sempre più prossimo?

Questa tre infrastrutture non sono pensate per essere ad esclusivo servizio della Provincia, ma sono progetti che afferiscono al sistema nazionale della diffusione del metano. La provincia è uno dei punti di attraversamento di tale sistema, ma il bacino d'utenza rimane nazionale. Sicuramente, oggi il metano rimane il mezzo da utilizzare per effettuare quella transizione che porterà ad uno sviluppo più importante di quello che è oggi è il contributo energetico offerto dalle energie. Certo è che, per compiere tale transizione, servirebbe una politica delle energie rinnovabili che questo Governo porta avanti con difficoltà: si può dire che, anzi, ha cercato di affossare le rinnovabili, come si potuto più evincere in più occasione, dal modo in cui è stato partorito il quarto conto energia alle velleità nucleari dell'esecutivo. 

Per quanto riguarda il rischio di ingessatura, non lo ravvedo. Metano ed energie rinnovabili, al momento, si affacciano sul mercato con costi completamente diversi: dobbiamo aspettare che un ulteriore sviluppo delle rinnovabili le renda davvero competitive, anche economicamente. Inoltre, il metano servirà comunque - anche in futuro - per alimentare i processi produttivi di quelle industrie (presenti anche nel livornese) a cui serve un utilizzo massivo di energia, e per le quali il metano avrà comunque un ruolo che andrà oltre a quello di semplice "ponte" energetico.

Quindi dal nostro punto di vista ci sarà compatibilità tra la presenza di impianti di adduzione del gas e lo sviluppo delle rinnovabili: per i grandi impianti industriali ed i grandi utilizzi di energia dovremo poi capire cosa sarà più conveniente, gas o rinnovabili. D'altronde, se si pensa che al 2020 si auspica il raggiungimento di un 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili, si immagina che la transizione completa verso un sistema energetico basato su tali fonti arriverà solo al 2050, se non ancora oltre: dunque, per essere realmente competitive senza l'appoggio degli incentivi, credo che alle rinnovabili servirà ancora molto tempo. Serve che le innovazioni tecnologiche ci vengano incontro, per consolidare questa realtà anche a livello di convenienza economica. Nel breve termine, mi accontenterei di abbandonare l'utilizzo di petrolio e derivati come combustibili.

Tutta l'energia sottoforma di gas che avrebbe in ingresso la Provincia di Livorno finirebbe in massima parte fuori dai suoi confini, ma concentrerebbe comunque le esternalità negative prevalentemente all'interno del proprio territorio. Da parte della Regione, o a livello nazionale, sono previste compensazioni di qualche genere? Pisa ha in pratica ottenuto lo sbocco a mare; per la nostra Provincia una compensazione ambientale veramente sostanziosa sarebbe potuta essere la riconversione a gas delle due centrali Enel che ad oggi utilizzano ancora olio combustibile.

Ciò di cui oggi rimane da discutere riguarda solo la questione del Gasli (l'Olt lo stanno già costruendo) e gli elementi compensativi richiesti per la sua costruzione. Di questi, il più importante rimane la metanizzazione dell'isola d'Elba, oltre alla possibilità per le imprese della Regione di accedere ad una certa quantità di gas a prezzi inferiori a quelli di mercato. Anche per quanto riguarda l'Olt è prevista un'agevolazione di questo genere, con l'offerta di gas a prezzi vantaggiosi per Asa. Sono poi previste compensazioni particolari (come piste ciclabili) per i comuni, in aggiunta ad altri sul territorio, riguardanti ad esempio il parco della Meloria o il bosco di Stagno.

Per quanto riguarda la riconversione a gas delle centrali Enel ad olio combustibile (che comunque vengono ora utilizzate solo a riserva,  per soddisfare le richieste di picco), è stato firmato un accordo tra Provincia, comuni e Regione per perorare l'utilizzo del gas per una possibile riconversione. Tutto questo però rimane solo un nostro intento, che si scontra con la volontà di Enel, che non sembra avere l'intenzione di andare verso quella direzione. Non siamo neanche nella condizione di poter dire "il Galsi si fa solo in vista di una riconversione delle centrali Enel": stiamo parlando di un impianto dalla valenza europea, la cui autorizzazione viene da una direttiva ministeriale. Come Provincia, non possiamo imporci in questo modo.

Sul Piano energetico provinciale è possibile trovare alcuni dati riguardo alla produzione di energia da fonti rinnovabili sul nostro territorio, che ha conosciuto un considerevole incremento nell'ultimo decennio, passando dai 9,4 GWh del 2000 agli effettivi 37,9 GWh del 2011. Tale crescita si è però sviluppata concentrando il 75% del totale su fonti come il biogas e la biomassa, indice di un approvvigionamento dei combustibili per massima parte provenienti da fuori la Provincia. A questi numeri vanno aggiunti quelli, molti ingenti, inerenti le due centrali ad oli combustibili vegetali da realizzare nell'area portuale, che trarranno la loro materia prima da Africa ed Sud America, sancendo l'addio alla filiera corta. Come si spiega questo percorso, così poco sostenibile?

Una precisazione: l'approvvigionamento per una delle centrali ad olio combustibile è previsto che arrivi anche da parte europea (che comunque rimane sempre filiera lunga, ndr), mentre il biogas menzionato proviene dalle tre discariche presenti all'interno della nostra Provincia. Osservando anche le proposte presenti nel Piano energetico provinciale, la nostra volontà è quella di favorire la diffusione di piccoli impianti a biomasse che valorizzino la filiera corta e, nel caso in cui vengano invece costruiti grandi impianti, che questi siano collegati alle esigenze delle imprese presenti sul territorio. Le nostre volontà si scontrano però con le normative nazionali, che non pongono grandi freni per la filiera lunga, la quale viene comunque incentivata.

La riflessione politica è di piena convinzione per la filiera corta e - dove questa non è presente -   un'implementazione di tecniche di cogenerazione, trigenerazione, in modo da favorire comunque la sostituzione da parte delle imprese del territorio di altri tipi di approvvigionamento energetico, più impattanti.

Per quanto riguarda il 75% di produzione da energie rinnovabili concentrato sul biogas e la biomassa, le iniziative presentate nel Piano energetico provinciale puntano anche ad una differenziazione delle energie rinnovabili su cui investire (sfruttamento del moto ondoso, off shore eolico, geotermia a bassa entalpia), ma per raggiungere quest'obiettivo ci dovrà essere una convergenza di risorse da parte delle imprese. Siamo inoltre favorevoli allo sviluppo di biocarburanti di seconda generazione legati alla filiera corta (coltivazione di aree marginali, utilizzo di scarti agricoli e boschivi).

Non riteniamo inoltre che la nostra produzione energetica rinnovabile concentrata per il 75% su biogas e biomassa vada considerata un vero e proprio handicap, perché comunque la normativa riconosce anche i bioloquidi da filiera lunga come una fonte da incentivare; preferiremmo altro, ma la normativa è quella.

Ricordo poi come la Provincia, più che offrire incentivi, si limiti a funzioni di coordinamento tra i vari elementi del mercato, ad esempio agendo tra imprese industriali ed agricole, promuovendo bandi e la promozione di alcune esperienze positive già sperimentate positivamente al di fuori della Provincia. Non abbiamo le risorse disponibili per offrire altri interventi, come ad esempio degli sgravi fiscali. Non si può dunque prescindere dagli investimenti da parte delle imprese.

La diminuzione dei consumi energetici nella Provincia, calati del 16% tra il 1996 ed il 2008, è stata in parte sostenuta dalla diminuzione dei consumi di combustibili fossili nelle centrali termoelettriche Enel di Piombino e Livorno, ormai usate solo a riserva. Come ammesso nel Piano energetico, con "la costituzione del distretto energia dovrà essere rivista la destinazione delle centrali, da prevedere nell'ambito di un accordo a livello istituzionale". Partendo dall'indisponibilità di Enel a convertire a metano le centrali da olio combustibile, come vede la possibilità di un precedente costituito dal recente blitz governativo, che ha autorizzato la conversione della centrale di Porto Tolle, nel parco del delta del Po, da olio combustibile a carbone (falsamente definito pulito)?

Il ragionamento da fare è di tipo tecnologico, e capire di cosa si parla. Non sono un tecnico, ed avrei bisogno di approfondire la questione, che non conosco benissimo. Ad oggi, comunque, non mi pare che ci siano le condizioni per andare in quella direzione. Le istituzioni, almeno al momento, non la prendono in considerazione. Non so poi se e come il Governo potrebbe forzare questa svolta.

Che ruolo avrà il nuovo protocollo di Area vasta firmato dalle province di Pisa, Massa Carrara, Livorno, Lucca e le rispettive Agenzie energetiche, stipulato con lo scopo di favorire un uso razionale dell'energia ed uno stimolo a fonti rinnovabili ed efficienza energetica? In particolare, Livorno e la sua Provincia - con il prospettato distretto energetico - che ruolo particolare avranno all'interno di tale accordo?

Quella iniziata con la firma del protocollo di Area vasta rappresenta la volontà di iniziare a ragionare come sistema di province e non come singoli. Mettendo insieme le varie competenze disponibili, anche dal punto di vista progettuale si può fare un salto di qualità. Soprattutto se consideriamo che c'è stata un'evoluzione del distretto energetico della costa legato ai poli dell'innovazione, che lavorerà mettendo insieme tutti i centri di ricerca della nostra regione per lo sviluppo delle energie rinnovabili. C'è la volontà di dare un impulso considerevole, ed anche di tipo industriale, allo sviluppo delle rinnovabili: la prospettiva è quella di una rete che vede aziende, poli dell'innovazione e centri di ricerca lavorare insieme per le rinnovabili.

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