[22/07/2011] News toscana

Nista a greenreport: «Il maxi inceneritore č solo una proposta, sugli acquisti verdi siamo carenti»

Seconda e ultima parte dell'intervista all'assessore provinciale Nicola Nista

Gli obiettivi presenti sul Piano rifiuti considerano prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti. All'atto pratico, però, ipotizzando entro il 2016 un sostanziale aumento della produzione dei rifiuti, lo scorso 14 dicembre è stato firmato un documento che prevede una terza linea all'inceneritore del Picchianti, per poi sostituire questo con un inceneritore che dovrà servire tutta l'Area vasta. Quanto è concreta l'ipotesi dell'inceneritore unico di area vasta a Livorno e, in caso di risposta affermativa, in che rapporto sta col piano provinciale dei rifiuti?

L'Europa ci indica una gerarchia di azioni per il trattamento dei rifiuti, alla quale dobbiamo attenerci: prevenzione della produzione di rifiuti, riutilizzo della materia, valorizzazione termica, discarica. Dobbiamo però tenere presente come, legato all'aumento del Pil c'è un aumento della produzione di rifiuti: noi abbiamo preso come punto di riferimento lo studio dell'Irpet "Toscana 2030", nel quale si prevede un aumento del Pil, e quindi dei rifiuti. La nostra prospettiva dunque non è quella di una diminuzione tout court dei rifiuti, ma quella di una diminuzione relativa rispetto a quella che potrebbe essere, e che raggiungeremo solo se dedicheremo al problema la giusta attenzione.

La normativa europea prevede di arrivare ad una percentuale del 50% di recupero e riutilizzo del rifiuto (anche la norma italiana di recepimento prevede il 50% di riciclo dei materiali postconsumo al 2020, ndr), mentre la normativa italiana si pone come obbiettivo quello di portare la raccolta differenziata al 65% (al 2012). Un 65% di raccolta differenziata significa che rimarrà comunque un 35% di indifferenziata da smaltire: noi diciamo che questo 35% può essere termovalorizzato, evitando di mandarlo in discarica.

Abbiamo fatto una proposta: considerare le condizioni per la costruzione di un unico impianto che serva tutta l'Ato Costa. Noi abbiamo proposto di farlo all'interno della Provincia di Livorno, senza indicare zone specifiche, ma va discusso e valutato ancora tutto; si è proposto di farlo nella nostra Provincia perché è geograficamente abbastanza baricentrica, ma anche perché abbiamo tre grandi siti industriali (Livorno, Rosignano e Piombino), ed un impianto di questa natura non dovrà solo bruciare rifiuti, ma offrire anche energia elettrica e calore per le industrie, possibilità di teleriscaldamento, magari considerando anche l'opzione di inserirlo all'interno di un polo ambientale.

La discussione non è ancora decollata da questo punto di vista: non è una decisione presa, e dovrà esserci la partecipazione da parte dei cittadini, come lo svolgimento di studi di impatto ambientale. Partendo comunque da un fatto: gli impianti vanno realizzati se si vogliono gestire i rifiuti. Ci sarà sempre una parte di indifferenziato, per il quale dovremo scegliere tra la termovalorizzazione ed il deposito in discarica, da preferire in quest'ordine (anche se le discariche, comunque, serviranno per il deposito degli scarti della termovalorizzazione e del processo di riciclo dei materiali recuperati). Voglio comunque sottolineare ancora una volta come tutto questo sia da considerare solo una proposta della quale discutere.

In particolare, per quanto riguarda il tema della partecipazione dei cittadini, ribadisco come sia presente il desiderio di effettuare una svolta. In precedenza ci sono stati da parte nostra degli sbagli, che non abbiamo intenzione di ripetere in futuro: ci sarà più partecipazione.

Quali strategie pensa di adottare l'amministrazione per favorire un miglioramento qualitativo oltre che quantitativo di raccolta differenziata sul territorio e, ancora più importante, stimolare il conseguente mercato di prodotti riciclati? Attualmente la Provincia rispetta la legge regionale che obbliga gli enti pubblici ad acquistare almeno il 40% di prodotti derivati da materiale riciclato e, in caso contrario, fa rispettare tale legge comminando sanzioni così come previsto dalla legge stessa?

Le competenze per quanto riguarda la raccolta differenziata sono di Ato e comuni, ma la Provincia ha comunque il suo ruolo, quello di programmare ed indirizzare. Quello che sto per dire è per me diventato ormai un disco fisso: fare raccolta differenziata ha un costo. Se noi prendiamo un sacchetto della spazzatura, il 35-40% è organico, e da questo dobbiamo partire per migliorare la differenziata. In Provincia, però, noi non abbiamo gli impianti necessari per trattare questa parte, l'umido.

Impianti di compostaggio e biodigestori anaerobici servono, e vanno costruiti, così l'organico non dovrà più essere spedito fuori Provincia per essere trattato. Il risparmio di risorse che ne deriverà potrà essere poi indirizzato nel porta a porta, o verso altre iniziative.

Poi, per quanto riguarda altri elementi, come il multimateriale, questi sono collegati ad un'industria che stenta a decollare; per cercare un rilancio, la raccolta differenziata (e di conseguenza i materiali offerti) deve essere la più pulita possibile. È il Conai che offre un tot in rapporto alla purezza con la quale tali materiali gli vengono consegnati: il passo successivo sarà poi quello della distribuzione alle imprese, sul territorio non solo provinciale ma anche nazionale. Servirebbero imprese sul territorio in grado di valorizzare, al di là dell'organico, alcune tipologie di materiali da raccolta differenziata (vetro, ad esempio), sulle quali concentrarci per valorizzarle in loco.

Partendo comunque dalla considerazione che l'obbiettivo da raggiungere, secondo direttive nazionali, rimane quello di portare la percentuale della raccolta differenziata al 65%, a livello di Ato Costa tale percentuale è ferma al 36% e, ripeto, dobbiamo concentrarci sulla raccolta dell'organico per alzarne la quota. 

Per quanto riguarda la quota del 40% di acquisti di prodotti derivati da materiale riciclato c'è da fare ancora passi in avanti in proposito; non solo come Provincia, ma anche nel coordinamento degli altri enti locali. In Toscana abbiamo aziende che valorizzano il riciclo della plastica e, partendo da questo dato, si può cercare di sviluppare il mercato da parte soprattutto degli enti locali. Ci sono margini di miglioramento, un po' tutti gli enti locali sono carenti, ed è ora di dare un impulso positivo. Comunque, sta anche al mercato fare la sua parte, rispondendo con l'offerta di prodotti che non solo abbiano un prezzo concorrenziale, ma che siano anche di qualità (spesso la carenza è stata questa): rimane dunque importante anche l'innovazione da parte delle imprese.

Entrando nello specifico della realtà della Provincia di Livorno, la sua percentuale di acquisto di prodotti derivanti da riciclo è inferiore al 40%, ma al momento non so offrire dati più precisi. Per quanto riguarda le sanzioni, poi, nessuna è arrivata alla Provincia, né la Provincia ha commissionato sanzioni ad altri in riferimento al mancato raggiungimento della soglia del 40%.

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