[05/08/2011] News

La mattanza dei migranti e della pietà umana nel Mediterraneo

Ricorda troppo da vicino la miserabile epopea della tratta degli schiavi l'orrore che sta avvenendo nel Mediterraneo, con la Nato troppo occupata a bombardare Gheddafi per accorgersi della tragedia umanitaria e dell'inabissamento dell'umanità scatenata da quell'intervento e dal precedente scellerato patto tra Italia e Libia, che aveva gonfiato di profughi e perseguitati politici i lager della dittatura.

La guerra ha fatto esplodere il bubbone che la furbizia italiana aveva sepolto sotto la sabbia del deserto che divide il mediterraneo dalla disperazione saheliana, dalla brutale dittatura eritrea, dal Corno d'Africa che esplode e muore di siccità, inedia, guerra, fanatismi religiosi e fame. E' terribile vedere la più grande armata del mondo vomitare fuoco sulla Libia per difendere "i civili" e poi assistere inerme e disinteressata alla mattanza di civili che avviene nello stesso mare, partendo dalle stesse coste, organizzata probabilmente dagli stessi aguzzini al quale il nostro governo affidò la blindatura del nostro sacro suolo meridionale per accontentare le fobie padane.

La verità è che la nostra crisi di consumi e di investimenti è niente di fronte alla disperazione di chi non ha nulla e mette in gioco tutto quel che ha, radici, speranze, amori e famiglie per scappare dalla Libia in fiamme per una guerra di liberazione che presto ha rivelato il suo volto tribale, o dalla tempesta perfetta che sta devastando il Corno d'Africa e che risale dallo Yemen alla Siria, mentre le rivoluzioni dei gelsomini tunisina ed egiziana sembrano spengersi nell'eterno ritorno al potere di militari e rais e gonfiano di disillusione le schiere di giovani, che pensano di fuggire dalla miseria e da un disastro ambientale e sociale che ha sperperato risorse e ambiente e reso invalicabile il baratro tra la moltitudine di poveri e l'elite dei ricchissimi.

E' di questa ingiustizia innominata che sono cariche le barche che seminano di morte il Mediterraneo, è di questa avidità senza redistribuzione che si ciba la violenza indicibile su  uomini bastonati come cani, lasciati morire con la testa spaccata in una stiva senz'aria e pietà. E' in questo mare di inconsapevolezza, rimozione, menefreghismo che affogano i bambini e le madri che hanno attraversato il deserto e prosciugato gli averi di intere famiglie per cercare la salvezza e che saranno per ora fantasmi in una foto in una casa ancora più miserabile ,

E' su questi induriti scogli dell'avidità e della paura umana, di una politica che non sa più essere generosa con l'essere umano che soffre, che blatera di radici cristiane dell'occidente e poi le dimentica appena un barcone di poveracci si profila all'orizzonte, è in questo cristianesimo identitario senza misericordia ed amore per il prossimo che fa il paio con un islamismo altrettanto crudele, che si ciba di razzismo e di disprezzo per i neri, è nei massacri di chi grida libertà a Damasco, San'a o a Manama, che naufraga ogni giorno di più l'umanità del genere umano, in questa tinozza di acqua salata che è stata la culla della democrazia e delle tre grandi rivoluzioni monoteiste.

Forse per recuperare lo spirito di appartenenza ad un'unica grande civiltà mediterranea che si è scambiata per secoli sangue, numeri, lingue e parole, merci e cibo, petrolio ed armi, animali e piante che si è combattuta ed amata, che usato la spada e la penna, alternando gli invasori agli invasi, ci toccherà scendere nella profondità del mare dove riposano i bimbi incolpevoli, ci toccherà scavare nei cimiteri dei senza nome massacrati dai mercanti di carne umana, ci toccherà sentire la ferita bruciante dei profughi in rivolta nelle nuove prigioni costruite per loro a Bari e in altri sfortunati paesi dell'Italia senza perdono e ricordo di sé stessa, ci toccherà ascoltarla sempre più sordi nelle grida dei perseguitati politici che chiedono libertà e giustizia, democrazia e pane all'Europa che credevano e credevamo libera, giusta, democratica e satolla.

Forse per ritrovare la pietà cristiana e la solidarietà laica bisognerà svestirsi delle nostre paure per il crollo della borsa, mentre scriviamo sui nostri computer o ascoltiamo, tra una canzone e l'altra, tra una notizia di gossip estivo e le ultime disavventure di Berlusconi, il bollettino dei morti del Mediterraneo.

Bisognerà  percorrere metaforicamente il nostro deserto da supermercato, pensando ai milioni di piedi piagati, alle bocche riarse, agli stupri ed alle ruberie, agli scorpioni ed alle mosche, ai pianti dei bambini ed al freddo delle madri, alla disperata necessità di lasciare un Paese che amano e che li ucciderebbe di tortura prigione o semplicemente fame, che muove i passi dei miserabili nel deserto vero, cuocente di giorno e gelato la notte. Bisognerà vedere il mondo con gli occhi mangiati dalle pulci di mare degli uomini e donne, degli esseri umani che affidano le loro vite al Mediterraneo e le loro paure e speranze a chi non le vuole sentire, a chi ha paura della necessità di vivere, della miseria che sale dalle sponde del Mare che crediamo Nostrum che è anche loro.

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