[19/09/2011] News

Lo scioglimento record dei ghiacci artici e la guerra fredda del global warming

La seconda edizione del forum internazionale "Artico, territorio di dialogo", organizzato dalla Società geografica della Russia, si terrà ad Arkhangelsk del 21 al 24 settembre e 400 scienziati, esperti, imprenditori e politici dei Paesi membri ed osservatori del Consiglio Artico si confronteranno sulla realizzazione di un sistema di trasporto nell'Artico come base per lo sviluppo della regione e su temi come la protezione comune dell'ambiente, la sicurezza ecologica, l'utilizzo razionale delle risorse naturali ed il miglioramento della qualità della vita dei popoli autoctoni dell'Artico.

Il Forum, per tutte queste tematiche, dovrà fare i conti con i rapidissimi e drammatici mutamenti in corso nella regione artica: il National snow and ice data center (Nsidc), che fa parte del Cooperative institute for research in environmental sciences dell'università del Colorado Boulder, e che fornisce le "Arctic Sea Ice News & Analysis" con il sostegno della Nasa, ha appena annunciato che «La coltre di ghiaccio che galleggia sull'Oceano Artico sembra aver raggiunto la sua minima estensione dell''anno. Il 9 settembre 2011, l'estensione del ghiaccio marino artico è scesa a 4,33 milioni km quadrati (1,67 milioni di miglia quadrate). Il minimo di quest'anno è stato il secondo più basso registrato dai dati satellitari, che sono iniziati nel 1979. Le minore estensione è stata registrata nel 2007».

Le prime misurazioni dell'estensione dei ghiacci marini artici risalgono al 1953.
Negli ultimi 30 anni, l'estensione del ghiaccio, una misura bidimensionale del ghiaccio formatosi sull'Oceano Artico, è diminuita in tutti i mesi, con un calo più accentuato in estate, un fenomeno dovuto in gran parte ai cambiamenti climatici che hanno alterato il ciclo di scioglimento e riformazione dei ghiacci marini artici che raggiungono la loro estensione minima a fine estate e quella massima a fine inverno.

Il Nsidc avverte che il dato di settembre potrebbe cambiare e che i venti e le temperature potrebbero far regredire ancora ulteriormente l'estensione del ghiaccio galleggianti. Si vedrà ad ottobre se il 2011 batterà il record assoluto. Intanto si discute come l'estensione del ghiaccio estivo possa influire su quella dell'inverno.
Il centro di ricerca statunitense spiega che «Il minimo di quest'anno è stato di160.000 km2 (61.800 miglia2) al di sopra della misura minima record del 2007 e 2.380.000 km2 (919.000 miglia2) al di sotto della media minima 1979-2000. Si noti che la nostra incertezza sulla misura è stimata a più/meno 50.000 km2 (circa 20.000 miglia2). L'estensione del ghiaccio minimo di quest'anno è molto vicino al 2007 e in effetti alcuni altri gruppi di ricerca indicano il 2011 come il dato più basso mai registrato. A questo punto, utilizzando la nostra elaborazione e le sensor series, minimo del 2011 è il secondo».

Gli ultimi 5 anni, dal 2007 al 2011, sono stati quelli dove si sono toccati i livelli minimi da quando esistono i dati satellitari. Il Nsidc sottolinea che «Mentre l'anno record negativo del 2007 è stato caratterizzato da una combinazione di condizioni climatiche che hanno favorito la perdita di ghiaccio (tra cui cielo più sereno, venti favorevoli e temperature calde), quest'anno mostrato modelli meteorologici più tipici ma il riscaldamento dell'Artico è continuato. Questo supporta l'idea che la copertura di ghiaccio del mare artico stia assottigliandosi. Anche i modelli e i remote sensing data indicano questo caso. Una vasta area di bassa concentrazione di ghiaccio nel mare della Siberia orientale, visibile nelle immagini del Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (Modis) della Nasa, suggerisce che quest'anno la copertura di ghiaccio sia particolarmente sottile e dispersa».

Ma secondo l'università tedesca di Brema, che utilizza un sensore satellitare diverso, e che tiene sotto controllo i livelli dei ghiacci marini artici dal l 2003, la scorsa settimana il ghiaccio marino in realtà aveva raggiunto il record minimo assoluto, scendendo sotto l'estensione del 2007.
In un'intervista all'Associated Press, James Overland, della National oceanic and atmospheric administration Usa (Noaa), è molto preoccupato per I dati del Nsidc: «Questo non è un evento casuale, E' un cambiamento a lungo termine del clima artico».
Walt Meier, del Nsidc, spiega che «Dagli anni '80, il ghiaccio artico estivo si è ridotto da qualcosa come la dimensione di 48 Stati Uniti ad un'area che copre solo la regione ad ovest del fiume Mississippi».

Secondo Julienne Stroeve, dell' Ice Data Center, sono essenzialmente che due i fattori che causano l'anormale scioglimanto del ghiaccio marino estivo: «Il peggioramento del riscaldamento globale di origine antropica ei clima stagionale locale nell'Artico. Nel 2007 le condizioni meteo locali. vento, pressione atmosferica e correnti marine, erano tutte le peggiori possibili per il mantenere freddo il ghiaccio marino, ma quest'anno, le condizioni stagionali non erano così male. Anche così, i data center mostrano uno dei peggiori anni per la fusione. Il problema è che dopo anni di contrazione del ghiaccio marino, quel che resta è così sottile che non sopravvive tanto quanto avrebbe fatto il ghiaccio negli anni passati. Il ghiaccio marino è dal 40 al 50& più sottile di quanto fosse».

Applicando modelli computerizzati, gli scienziati Usa e russi prevedono che durante l'estate l'Artico sarà completamente sgombro di ghiacci marini entro la metà del secolo, alcuni ricercatori sostengono che, dato il fenomeno sempre più rapido, questo potrebbe accadere già nel 2015 o nel 2020, ma Overland e Meier pensano che il mar Artico sarà libero dai ghiacci estivi nel 2030-2040.
Quello che si presenta è un vero e proprio sconvolgimento climatico planetario ed una tragedia ambientale di proporzioni inimmaginabili: il ghiaccio marino è di fondamentale importanza per la sopravvivenza di orsi polari, trichechi, foche e dell'intero ecosistema del quale rappresentano il vertice della catena alimentare. Ma, come fa osservare Overland, anche gli esseri umani devono stare molto attenti: «Il ghiaccio marino riflette anche il calore del sole, così quando il ghiaccio si scioglie la Terra trattiene più calore».

Ma, come scrive l'editorialista di Ria Novosti Alexandr Latsa, l'Artico è sempre più «Un formidabile teatro di operazioni, con un importante potenziale minerario. E' anche una zona di rivalità tra grandi potenze, prefigurante la battaglia per l'energia che conoscerà senza dubbio questo secolo».

Dopo il crollo dell'Urss, Usa, Russia, Canada, Norvegia e Danimarca hanno costituito 3 organismi di cooperazione dell'area: Il Consiglio degli Stati del Mar Baltico (1992), la Cooperazione di Barents (1993) e il Consiglio Artico (1996), ma lo scioglimento dei ghiacci, con l'apertura di nuove rotte marittime commerciali (e militari) a nord e le pretese sulla piattaforma sottomarina artica per accaparrarsi petrolio, gas e minerali (nickel, ferro, fosfati, rame, cobalto, carbone, oro, stagno, tugsteno, uranio e argento), stanno facendo salire la tensione, mentre anche Stati non artici, come Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Svezia e addirittura Cina ed Iran avanzano pretese.

Latsa fa notare che la Russia da sempre più importanza all'area: «Se l'Artico rappresenta solo l'1,5% della sua popolazione, la regione conta già per l11% del suo Pil e per il 22% delle sue esportazioni. Infine, il 75% degli abitanti dell'Artico sono russi. La Russia ha anche la frontiera artica più lunga. Conseguentemente, una militarizzazione dell'Artico è in corso».

Insomma, nonostante i buoni propositi del Forum "Artico, territorio di dialogo" proprio lo scioglimento dei ghiacci artici potrebbe innescare una nuova guerra fredda nel teatro più avanzato del global warming.

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