[11/10/2011] News

I liquami non trattati sono il paradiso dei virus

Attualmente sono conosciuti 3.000 virus diversi, ma gli studi di metagenomica suggeriscono che siano solo una piccola parte di quelli esistenti. "MBio" ha pubblicato lo studio "Raw sewage harbors diverse viral populations", nel quale biologi delle università statunitensi di Pittsburgh e Washington e dell'università catalana di Barcellona esplorano la diversità virale attraverso il sequenziamento del Dna di popolazioni di virus che si troivano nei liquami.

«Abbiamo identificato 234 virus conosciuti, tra cui 17 che infettano gli esseri umani - scrivono i ricercatori - Erano presenti virus di piante, insetti, alghe e anche i batteriofagi. Questi virus rappresentano 26 famiglie tassonomiche, inclusi virus con single-stranded Dna (ssDna), double-stranded Dna (dsDna), positive-sense ssRna [ssRNA (+)], e genomi dsRNA. I nuovi virus che potrebbero essere collocato in taxa specifici rappresentato 51 famiglie diverse, rendendo le acque reflue non trattate il più diverso meta-genoma virale (materiale genetico recuperato direttamente dai campioni ambientali) esaminato finora».

Ma la maggioranza dei virus ritrovati aveva poca o nessuna relazione con conosciuti e quindi non potevano essere inseriti in taxa specifici. Secondo il team catalano-americano «Questi risultati dimostrano che la stragrande maggioranza dei virus sulla Terra non sono stati ancora caratterizzati. Le acque reflue non trattate forniscono una matrice ricca per identificare nuovi virus e per lo studio della diversità dei virus».

La ricerca sottolinea che «In questo momento, la virologia è focalizzata sullo studio di un numero relativamente piccolo di specie virali. Virus specifici sono studiati sia perché si propagano facilmente in laboratorio, o perché sono associate alle malattie. La mancanza di conoscenza delle dimensioni e delle caratteristiche dell'universo virale e della diversità dei genomi virali è un ostacolo alla comprensione di questioni importanti, come l'origine dei patogeni emergenti e il grado di scambio genetico tra virus. Le acque reflue non trattate sono un sistema ideale per valutare la diversità virale perché vi si depositano un grande numero di individui delle le popolazioni di virioni e perché i liquami forniscono un ambiente ricco per la crescita di diverse specie ospiti e quindi dei loro virus. Questi studi suggeriscono che l'universo virale è molto più vasto e diversificato di quanto precedentemente sospettato».

I virus già noti ai ricercatori di comprendono gli agenti patogeni umani papillomavirus umano e norovirus, che provoca diarrea. Altri virus appartengono ad "abitanti" familiari delle fogne di tutto il mondo come i roditori e gli scarafaggi. I liquami ospitano anche batteri e dove i virus che si nutrono di questi batteri dominano le firme genetiche conosciute. Il team sottolinea che «Molti dei virus conosciuti presenti nelle acque reflue provengono dalle piante, probabilmente a causa del fatto che gli esseri umani si nutrono di vegetali e che i virus delle piante sono più numerosi di altri tipi di virus nelle feci umane». I biologi hanno trovato nei liquami virus mai visti prima che rappresentando un eventuale minaccia per la salute umana: «Abbiamo voluto esaminare gli ambienti in cui la concentrazione e la diversità virale sono relativamente elevate. A questo proposito, ipotizziamo che le più alte concentrazioni di virus si troveranno dove c'è un'alta densità di specie ospiti e che la diversità virale corrisponderà alla biodiversità delle specie ospiti».

Roger Hendrix, del dipartimento di scienze biologiche dell'università di Pittsburgh, spiega: «Ciò che è sorprendente è che la stragrande maggioranza dei virus che abbiamo trovato erano virus che non erano stati individuati o descritti in precedenza . La grande domanda che ci interessa è: da dove vengono i virus emergenti?» La teoria dei ricercatori americani e catalani è che quel che innesca la comparsa di nuovi virus sia lo scambio genico, ma James Pipas, anche lui del dipartimento di scienze biologiche dell'università di Pittsburgh sottolinea che «Tuttavia, per effettuare ulteriori ricerche sullo scambio genico, è necessario esaminare una quantità più cospicua di virus. Bisogna vedere tutta la foresta prima di poter scegliere un particolare albero su cui lavorare. Se è in corso lo scambio genico tra i virus, allora vogliamo sapere da dove provengono quei geni, e se conosciamo solo una piccola percentuale dei virus esistenti, allora non siamo in grado di vedere la maggior parte della foresta».

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