[07/11/2011] News

Vittorio Prodi su alluvioni: servono manutenzione del territorio e meteorologia radar

Il cambiamento climatico è un fatto: guardiamo alle piene improvvise in Italia, alle grandi piene nell'Europa del Nord e anche nella pianura padana come in tante parti del mondo, incendi boschivi nel sud d'Europa, la desertificazione in Africa e in particolare nella parte sub-sahariana.
Focalizziamo la nostra attenzione all'Europa perché questi fenomeni sono prioritari in termini di vittime, perdita del suolo, deterioramento ed erosione del suolo e perdita della biodiversità.
Questo cambiamento si è svolto in un tempo molto breve circa 200 anni, e l'adattamento delle specie vegetali e animali non è stato possibile in questo lasso di tempo.

Un riscaldamento simile ha avuto luogo parecchi milioni di anni fa, ma su un lasso di tempo di 20000 anni, sufficiente all'adattamento biologico come dimostrato da campioni in sequenza temporale.

Il cambiamento climatico può essere riassunto in: lieve decremento delle piogge ma concentrate in meno giorni di pioggia. Le conseguenze sono scorrimenti disastrosi dell'acqua con maggiore rischio di erosione del suolo, una diminuita capacità di ricarica delle falde sotterranee che è già aggravato da una diminuzione delle nevicate. Un cambiamento speculare consiste in allungamento delle siccità, che significa un aumento del rischio di incendi boschivi. Bisogna sottolineare che con questo cambiamento del regime di piogge gli incendi boschivi possono provocare desertificazione anche nell'Europa del sud.

In breve, il territorio è ora sfidato in modi forti e insoliti: quindi ogni metro quadro deve essere assoggettato ad una manutenzione integrale se noi vogliamo proteggere il suolo per produrre derrate alimentari specialmente in vista dell'aumento della popolazione che si sta verificando aggiungendo anche la necessità di migliorare il livello di sicurezza territoriale, ora drammaticamente insufficiente.

Le parole chiave sono: tenere l'acqua il più a lungo possibile dove cade, specialmente sui pendii.
Un esempio potrebbe essere quello di costruire terrazzamenti tecnologicamente aggiornati che potrebbero essere realizzati con tubi di tessuti resistenti riempiti di terra e ancorati lungo le linee di livello e con opportune piantagioni di alberi. Aumentare i tempi di ritenzione dei corsi d'acqua in ogni bacino idrografico per mitigare le piene e in generale migliorare l'efficienza nella gestione dell'acqua.

Il rischio di incendio può essere diminuito con lo sfoltimento e la potatura del bosco, senza sostanziali abbattimenti. Le aree urbane debbono ricevere un'attenzione specifica perché caratterizzate dalla impermeabilizzazione che aggiunge velocità all'acqua fluente. Noi dobbiamo dotare queste aree di dispositivi di cattura dell'acqua piovana con rilascio lento col doppio proposito di mitigazione delle piene e correzione della subsidenza.

Questo è uno sforzo talmente grande che non può essere affrontato solo con risorse pubbliche: andare sul territorio è così costoso che noi abbiamo bisogno di altre risorse. Alla luce dello spostamento dai combustibili fossili alle sorgenti rinnovabili di energia, SER, che la UE sta proponendo entro il 2050, è a queste SER che sono diffuse su tutto il territorio, come le biomasse e l'idraulica che noi dobbiamo guardare per un approccio integrato per rendere fattibile la manutenzione del territorio.

Come detto prima, la mitigazione delle piene richiede una azione specifica sui corpi d'acqua allo scopo di aumentare i tempi di ritenzione. Questo potrebbe essere realizzato senza dighe invasive, in acqua scorrente, che sono più accettabili in termini ambientali. Con una rete elettrica efficiente si possono sfruttare anche piccoli salti con flussi variabili.

Gli agricoltori lungo questi corsi d'acqua potrebbero essere interessati a responsabilizzarsi per la loro gestione.
Biomasse e piccolo idraulico, potrebbero stabilire dei circoli virtuosi di manutenzione del territorio in generale e per i corsi d'acqua che potrebbero garantire questo aspetto di bene comune rappresentato dalla manutenzione del territorio e dalla sicurezza.

Un secondo aspetto messo in luce drammaticamente in Italia negli ultimi anni è la previsione a breve delle piene improvvise. Queste sono provocate da piogge molto intense (dell'ordine di 300 mm in poche ore, a Genova si sono superati i 500 mm) con il coinvolgimento di aree relativamente ristrette. La situazione presente non garantisce un'allerta specialmente per la popolazione.

Parecchie vittime sono state causate in tutti questi episodi. Naturalmente la manutenzione del territorio è di importanza primaria, ma un'allerta precisa e precoce è almeno altrettanto importante.

A questo proposito noi dobbiamo mobilitare tutte le tecnologie possibili in un approccio sistemico. La base deve essere il complesso delle costellazioni satellitari: sia quelle già esistenti (satelliti meteorologici geostazionari in osservazione permanente, ma ad una certa distanza) quelli da attuare (GMES, Global Monitoring for Environment and Security) che orbitano ad una distanza molto più ridotta con definizione più spinta e con una possibilità di misurare parecchi parametri ma con il limite di avere solo una osservazione intermittente di aree potenzialmente vulnerabili; Galileo per tutte le necessità di posizionamento e cartografia.

Ma per un'allerta precoce ed efficiente noi abbiamo bisogno di una osservazione più ravvicinata nell'ambito della operatività "in situ" dei programmi GMES.

La meteorologia radar è il passo necessario per avere una informazione dettagliata sul tipo quantità e localizzazione delle precipitazioni. Radar meteorologici miniaturizzati possono essere sistemati sugli UAV (Unmanned Aerial Vehicles) che possono volare molto vicino alle nubi e fornire dati molto accurati su tutti i parametri ricordati. Questi possono essere usati come dati di ingresso per i modelli di bacino che a loro volta debbono essere sviluppati con la massima precisione e accuratezza. In questo modo l'informazione sullo sviluppo sulle precipitazioni può essere ottenuto fin dall'inizio e seguito per tutto l'intero episodio.

La popolazione coinvolta può essere quindi allertata con selettività molto maggiore e quindi (anche sulla base di un opportuno addestramento del pubblico in generale) con una capacità di risposta più rapida e migliore per salvare vite e, se possibile, i beni materiali.

A questo riguardo siamo molto soddisfatti del successo del lancio dei primi satelliti Galileo, ma dobbiamo rammaricarci che il finanziamento di GMES è stato escluso dal bilancio dell'Unione e lasciato alla volontà dei singoli Stati membri. Questo potrebbe mettere a rischio l'intero programma.
(continua domani)

* Parlamentare europeo, membro della commissione Envi e della sottocommissione sui Diritti umani

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