[22/11/2011] News

Un pianeta vivente e connesso. Prevenire la scomparsa delle specie migratrici con le reti ecologiche

A Bergen, in Norvegia, si sta svolgendo la decima Conferenza delle Parti della Convention on the conservation of migratory species of wild animals (Cop10 Unep/Cms) che ha per tema "Networking for Migratory Species", alla quale partecipano 300 fra scienziati, esponenti di Ong e rappresentanti di 100 governi, che discutono della necessità di urgenti iniziative di salvaguardia per fermare il rapido declino delle specie migratorie selvatiche in tutto il mondo.

Al meeting di Bergen è stato presentato il preoccupante rapporto "Living Planet: Connected Planet. Preventing the End of the World's Wildlife Migrations through Ecological Network" che sottolinea: «Il mondo è ricoperto da miliardi di rotte migratory invisibili. Sulla terra, nell'acqua e nell'aria, gli animali migratori utilizzano e dipendono dalla disponibilità di siti critici lungo i loro viaggi migratori annuali.

Questi hubs della fauna selvatica sono vitali per la rivitalizzazione e la riproduzione degli animali: un pezzo del puzzle mancante può mettere tutta una popolazione in pericolo. Proprio come i sistemi di trasporto moderni, con i loro aeroporti, le loro ferrovie e le loro strade, le specie migratrici hanno delle reti simili in tutto il mondo. Molti di questi hubs subiscono un pressione considerevole a causa dello sviluppo umano e dello sfruttamento delle risorse naturali».

Scienziati e ricercatori prevedono che "l'abbondanza media delle specie" a livello mondiale, che punta a prevedere sia la biodiversità che il numero delle specie, passerà dallo 0,70 del 2000 a circa lo 0,63 entro il 2050. «Questa perdita stimata di abbondanza si specie della fauna selvatica - evidenzia il rapporto - equivale ad eradicare ogni fauna e flora in un'area di 9,1 milioni di km2, circa le dimensioni degli Usa o della Cina, in meno di 40 anni».

Il rapporto evidenzia alcune buone pratiche di collaborazione internazionale di successo per la protezione delle specie.
Gli uccelli che viaggiano lungo la via migratoria dell' Est Atlantico, dall'Africa all'Artico, hanno bisogno di posarsi a terra per rifocillarsi; la cooperazione trilaterale olandese-tedesca-danese ha aiutato a salvaguardare un "aeroporto" chiave, nel mare di Wadden, per delle specie che attraversano il pianeta.

Nel minuscolo arcipelago/Stato di Palau, nell'Oceano Pacifico, gli squali che percorrono gli oceani da oltre 400 milioni di anni, sono sempre più minacciati dalla richiesta di pinne per le zuppe asiatiche. Achin Steiner, direttore esecutivo dell'Unep, spiega che «Due anni fa, Palau è diventato il primo Paese a dichiarare le sue acque costiere riserva naturale per gli squali. Attualmente, gli scienziati stimano che le immersioni subacquee negli ambienti degli squali producano circa l'8% del Pil del Paese e che un solo squalo generi nel corso della sua vita delle entrate per l'ecoturismo equivalenti a 1,9 milioni di euro».

L'oca lombardella minore, a rischio estinzione in tutto il mondo, si riproduce nelle foreste della tundra, dalla Scandinavia fino all'estremo oriente russo, ed ha visto le sue popolazioni diminuire drammaticamente dagli anni '50, però l'African-Eurasian migratory waterbird agreement, che riunisce i governi di 22 Paesi situati lungo le rotte migratorie, cerca proprio di evitare l'estinzione di questa specie.

I gorilla di montagna del Virunga, una specie in via di estinzione che vive ai pericolosissimi confini tra Repubblica democratica del Congo, Rwanda ed Uganda, erano ridotti a soli 250 nel 1981, ma efficaci misure transfrontaliere repressive hanno contribuito ad un aumento della loro popolazione e, nonostante il bracconaggio cvhe approfitta di uno dei conflitti più feroci del mondo, nel 2010 questi grandi primate erano 480.

Un programma decennale per il recupero e la salvaguardia di 7 milioni di ettari di zone umide in Cina, Iran, Kazakistan e Russia, oltre a rafforzare le possibilità di sopravvivenza della gru siberiana a rischio estinzione, ha anche migliorato il rifornimento di acqua potabile, la pesca e lo stoccaggio di carboni, migliorando la iota degli esseri umani.

Secondo la segretaria esecutiva del Cms, Elizabeth Maruma Mrema, «Per tutti gli animali che migrano regolarmente, le reti ecologiche sono essenziali per la loro migrazione e la loro sopravvivenza. La cooperazione internazionale è cruciale per gestire queste vaste reti transfrontaliere. E' necessario l'impegno di tutti i Paesi affinché le generazioni future possano sempre meravigliarsi di questi nomadi che connettono il nostro pianeta, profittandone pienamente».

Tuttavia, malgrado i successi ottenuti dall'Unep/Cms grazie alla collaborazione internazionale di 150 Stati, alcuni tra i più grandi Paesi del mondo, che rappresentano circa il 36% della superficie terrestre, non aderiscono alla Convenzione, il che pone dei problemi nella protezione delle specie migratrici a livello internazionale.

Il rapporto presenta alcune raccomandazioni per mettere in sicurezza le reti ecologiche delle specie migratrici;
La valutazione dei progetti nazionali di sviluppo delle infrastrutture, tra le quali strade, linee ferroviarie, pipeline, linee elettriche, parchi eolici e dighe, che ostacolano la migrazione tran frontaliera degli ungulati, contribuisce ad identificare dei mezzi per attenuare gli impatti ed a determinarla potenziale violazione della Cms.

La lotta contro i crimini ecologici, quali il bracconaggio, necessita di sforzi internazionali più concertati per contrastare il commercio illegale di prodotti della fauna selvatica a livello mondiale. Un aumento importante dei finanziamenti ed una collaborazione tra Interpol. Banca Mondiale, Cites (Convention on international trade in endangered species), Wco (World customs organization) e Unodc (Office on drugs and crime dell'Onu) sono i prerequisiti necessari per riuscire a lottare efficacemente contro i crimini e verso la fauna selvatica.

Un rafforzamento della formazione anti-bracconaggio e dell'applicazione delle leggi sono assolutamente necessari, compresa la formazione di "trackers" ed il miglioramento della gestione delle scene del crimine, al fine di mettere in sicurezza le prove per i procedimenti giudiziari.
La Aree marine protette vanno aumentater rapidamente ed in maniera conseguendte, in numero e dimensione. Le zone riproduttive importanti delle balene e dei delfini, in particolare in un raggio intorno a 200 km alle zone costiere, devono, dove questo è possibile, essere incluse nelle aree marine protette ed alcune parti devono essere designate come Zone di navigazione limitate per le navi destinate al trasporto delle merci ed all'attività navale.

Il ripristino delle zone umide, dei pantani e delle zone costiere deve essere rafforzato lungo le principali vie di migrazione degli uccelli in tutti i continenti, per garantire la sopravvivenza degli uccelli migratori.

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