[03/01/2012] News

Benzina alle stelle, metano nella stalla

Non è solo un problema politico

C'è una cosa paradossale che si nota in questi giorni. Mentre tutti i giornali sono impegnati a riempire le pagine di dati allarmanti sulla benzina che ha raggiunto la cifra record di 1,8 euro a litro, frutto anche delle addizionali regionali che a macchia di leopardo hanno martoriato gli automobilisti già mazzolati dalla manovra di fine anno, nessuno mette l'accento sulla grande opportunità che ha oggi l'Italia, e se vogliamo la Fiat, per attuare quella riconversione ecologica della mobilità che si chiama metano. E' vero, non stiamo parlando della grande rivoluzione con la R maiuscola che sarebbe l'incentivazione del trasporto pubblico, di quello su rotaia, o della mobilità ciclabile (di cui ci siamo interessati già molte volte). Ma siccome in nessun settore esiste la bacchetta magica, e la strada migliore è un mix di soluzioni che poco alla volta sposti il baricentro dal petrolio alle soluzioni più sostenibili, il metano per autotrazione costituisce uno step fondamentale, che in tempi come questi potrebbe vantare una doppia sostenibilità: ambientale e sociale.

Ambientale perché il metano è il carburante di origine fossile di gran lunga meno inquinante, economico perché non è stato toccato (almeno ufficialmente, poi si sa, in ogni settore c'è sempre qualche furbo che coglie la palla al balzo) dagli ultimi rincari e oggi viaggiare a metano costa più o meno un terzo rispetto a viaggiare a benzina (simile proporzione c'è con il diesel, mentre la differenze economica tra gpl e metano è poco meno di 1 a 2).

Ci sono ovviamente gli svantaggi del metano,  forse è meglio chiamarli fastidi, che in realtà potrebbero essere ridotti con politiche industriali oculate: il costo iniziale di un impianto, sia esso già installato o fatto installare successivamente trasformando un'auto tradizionale va intorno ai 2mila euro, cifra che un viaggiatore che fa 20mila chilometri l'anno recupera in meno di due anni, certo qualche eco incentivo (e qui il prefisso eco sarebbe corretto) ridurrebbe ulteriormente il tempo di ritorno dell'investimento.

C'è poi il problema del rifornimento: ancora pochi impianti, mal dislocati e quasi mai self service, quindi legati agli orari di apertura. In senato giace una legge che porterebbe il primo Paese ad aver scommesso sul metano per autotrazione (l'Italia appunto) ad equipararsi ad altri pesi europei come la Germania: obbligatorietà del rifornimento di metano in tutti i distributori autostradali, obbligatorietà della pompa di metano in tutti i nuovi distributori autorizzati, agevolazioni per l'erogazione self service, che fino ad un paio di anni fa era addirittura vietata, tanto che ad oggi esiste solo il distributore di Bolzano che eroga anche in modalità self service, quindi 24 ore su 24. Poi meriterebbe una riflessione a parte il biometano, che in molti sostengono essere il futuro e che a dicembre ha visto l'apertura del primo distributore in provincia di Bergamo.

Ma non è solo un problema politico. Anche l'industria automobilistica si è dimostrata miope (è il classico cane che si morde la coda: la colpa è dei ritardi politici che ne hanno impedito lo sviluppo della rete distributiva oppure dei  pochissimi i modelli che offrono l'alimentazione benzina/metano di serie e quindi non rendono appetibili gli investimenti sula rete?)

La Fiat nonostante un recente disinteressamento resta leader in questo segmento con le versioni natural power di Panda, Punto, Qubo e Doblò, qualcosa sta proponendo la Volkswagen, poi pochissimo la Mercedes e la Ford, oltre a qualche proposta esotica come la Tata o provocatoria come la Dr. Un po' più di possibilità ci sono sul fronte dei veicoli commerciali, ma poi c'è addirittura chi ha tolto dal mercato modelli benzina/ metano come la Citroen (C3, Picasso, Xsara, Berlingo....).

Intanto la vendita delle auto, nella sua totalità, in questo 2011 ha eguagliato il numero di auto immatricolate nel lontano 1996, con un calo di oltre il 30% rispetto al 2007.

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