[09/01/2012] News toscana

Fusti tossici a Gorgona, dopo la manifestazione di Livorno prosegue la mobilitazione

L'interpellanza dei senatori Ferrante e Della Seta

La manifestazione per sapere la verità sull'incidente dell'ecocargo "Venezia" della Grimaldi avvenuto al largo dell'Isola di  Gorgona e perché il Mediterraneo non diventi una discarica, che si è tenuta a Livorno ieri, 8 gennaio, ha visto l'adesione di moltissime forze politiche, sociali, sindacali, ambientaliste locali e nazionali. Hanno partecipato più di 200 persone provenienti da tutta Italia.

Gli organizzatori sono abbastanza soddisfatti per la riuscita, anche mediatica, di un ‘iniziativa organizzata in pochi giorni e rilanciano: «Abbiamo deciso: ci mobiliteremo fino a quando i bidoni della Grimaldi non saranno recuperati; le forze livornesi si sono impegnate per indire una nuova manifestazione a breve che coinvolga la città; i gruppi consiliari chiederanno un Consiglio Comunale Aperto sulla vicenda;  entro la fine di gennaio sarà organizzato un incontro per costruire per fine febbraio un Convegno Internazionale di tutti i popoli che si affacciano sul Mar Mediterraneo per controllare e vigilare sugli organismi istituzionali che dovrebbero tutelare l'ambiente, la salute pubblica e il lavoro, e che hanno autorità sulla navigazione e sui trasporti in particolare sulle merci pericolose. Un convegno che metta in rete tutte le realtà in difesa della salute dell'ambiente marino, del lavoro. In difesa del Mare Mediterraneo e contro le eco-mafie»,

I senatori e del Pd Francesco Ferrante e Roberto della Seta hanno presentato un'interrogazione parlamentare sulla vicenda  al ministro dell'ambiente ecco il testo:

Per sapere, premesso che:

- il 17 dicembre 2011 nell'area del Banco di Santa Lucia, ad ovest dell'Isola di Gorgona, sono caduti in mare,  dall'eurocargo Venezia della Grimaldi Lines, due bilici carichi di bidoni contenenti sostanze tossiche ed altamente infiammabili al contatto con l'aria. Son stati quindi dispersi, con mare e vento forza nove, 198 fusti, in tutto 40 tonnellate di sostanze tossiche, nei fondali del Tirreno. Il tutto purtroppo è successo a circa 20 miglia dalla costa di Livorno, nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano e nel cuore del Santuario internazionale di mammiferi marini Pelagos. Questa drammatica vicenda è portata alla luce da alcuni articoli pubblicati da alcuni giornali quali "La Repubblica e "Il Tirreno" e siti internet quali "Panorama.it";

- ma la cosa che colpisce di più di questa vicenda è che sembrerebbe che solo dopo quattro giorni la Capitaneria di porto di Livorno abbia inviato bollettini e segnalazioni ai Comuni interessati. "...Chiunque avvistasse i fusti, sia pescherecci che cittadini a riva, ci avverta subito, non li tocchi se sono asciutti..." inoltre il comandante della guarda costiera livornese sottolinea che i fusti "...sono nocivi e se non vengono tenuti costantemente bagnati possono infiammarsi...".;

- si evidenzia che sempre dalla lettura dei suddetti articoli emergerebbe che non è ancora chiaro quale sia il livello di pericolosità del materiale finto in mare. Si tratterebbe di catalizzatori di ossidi di cobalto. Barrette piccole e granulose, di solito utilizzate per desolforizzare benzina e gasolio. Queste sostanze se fuoriescono dai bidoni, potrebbero galleggiare in sacchetti neri;

- a seguito di quanto è accaduto nei confronti dell´armatore proprietario del Grimaldi è partita una diffida affinché si impegni a ritrovare e rimuovere dal mare i fusti;

- ".... per fortuna non sono facilmente solvibili in acqua, ma sono soggette ad autocombustione se secche, e comunque sono effettivamente tossiche per la fauna marina...", rivelano fonti dell´Arpat e dell´Ispra, l´istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, riuniti, il 30 dicembre 2011, in un tavolo tecnico convocato d´emergenza in Prefettura a Livorno a cui hanno partecipato anche Asl, Regione Toscana, Marina militare e i vigili del fuoco;

- Tali vaghe rassicurazioni non bastano alle popolazioni locali per tranquillizzarsi, anzi sia per i ritardi nel denunciare il fatto sia perché dopo circa un mese ancora non sono stati individuati i fusti, molte associazioni e forze politiche locali hanno indetto per l'8 gennaio 2012 una manifestazione di protesta. In particolare Legambiente Arcipelago Toscano ha chiesto al ministero dell´Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di impegnarsi fortemente nella ricerca e nella difficile azione di recupero dei fusti che potrebbero essersi inabissati fra l´isola di Gorgona e il banco di Santa Lucia, in un punto dove i fondali arrivano fino a 400 metri di profondità.

Alla luce di quanto sopra esposto si chiede ai Ministri dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare e della Salute di conoscere:

- quali azioni urgenti intendano mettere in atto per l'immediata individuazione e il conseguente recupero dei fusti tossici onde escludere definitivamente qualsiasi rischio per la salute dei cittadini e dell'ambiente e in quale modo intenda assicurare alle autorità competenti, vista anche le possibili difficoltà tecniche causate dalle grandi profondità, le risorse necessarie per recuperare i fusti tossici così come avvenuto in altre situazioni sospette;

- se intendano urgentemente informare i cittadini su quali siano realmente le sostanze solide inorganiche autoriscaldanti disperse in mare,  visto che l'uniche notizie in proposito arrivano dagli organi di stampa che riportano la sigla Un 3191, cioè solidi inorganici autoriscaldanti tossici e materiali soggetti ad accensione spontanea, e il codice International maritime dangerous goods Imdg 4.2 che corrisponde alla classe  materie soggette ad accensione spontanea dell'International maritime organization, che comprende anche il catalizzatore CoMo, una  sostanza pericolosa anche dopo rigenerazione o riattivazione, che viene segnalato come presente nel carico finito in mare ma che rientra nella sigla di pericolosità Un 3190, gruppo II;

- se intendano immediatamente accertare le responsabilità di questa incredibile vicenda e di determinare l'impatto di questo ennesimo inquinamento marino in modo da impedire che abbia gravi ripercussioni sul mare protetto, sulle coste della Toscana continentale e sulla fauna marina che il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano e il Santurio Pelagos dovrebbero proteggere.

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