[13/01/2012] News

Spiagge, la “liberalizzazione” di Monti piace a Legambiente e Wwf

Le associazioni ambientaliste: «Sì a gare pubbliche e trasparenza»

Per le spiagge, il governo Monti starebbe pensando ad una specie di rivoluzione, selezionando il concessionario sui beni del demanio marittimo  attraverso procedure ad evidenza pubblica trasparenti, competitive e debitamente pub­blicizzate, secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Le concessioni non potranno avere una durata supe­riore ai 4 anni. 

Un'idea, contenuta nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni, che eliminerebbe la proroga automatica delle concessioni introducendo gare ad evidenza pubblica e trasparenti che piace a Legambiente: il suo presidente nazionale, Vittorio Cogliati Dezza, ha detto che «Le gare pubbliche per la concessione delle spiagge rappresentano un segnale importante per avvicinare l'Italia all'Europa. Ci auguriamo che il Governo Monti riesca a realizzare questo importante cambiamento che metterebbe fine alla diffusa pratica della "privatizzazione" delle spiagge garantendo ai cittadini il diritto ad usufruire liberamente degli arenili e darebbe un freno al cemento sulle rive. "La proposta inserita nella bozza di decreto che riconosce ai precedenti concessionari il diritto di prelazione con offerta adeguata al concorrente vincitore della gara costituirebbe un valido strumento per combattere l'incivile usanza tutta italiana di privatizzare un bene comune a tutto vantaggio di pochi eletti e cancella, finalmente, il diritto di superficie proposto dal precedente governo, ponendo concretamente un freno alla cementificazione delle spiagge».

Per il Wwf la bozza  presentata dal governo rappresenta una «Battuta d'arresto per il business dei privati sulle Concessioni delle spiagge ai danni dello Stato. 'Il provvedimento - spiega - risponde finalmente alla direttiva europea Bolkestein, che detta le regole per la libera concorrenza, e recupera i principi temporali posti alla base del codice delle concessioni. L'assenza di gare per la gestione delle aree demaniali degli arenili destinati  a stabilimenti balneari rappresenta storicamente un enorme guadagno per i privati, che per decenni hanno goduto di condizioni di privilegio, e, di conseguenza, significative entrate in meno per lo Stato».

Secondo il dossier ''Sabbia: l'oro di tutti a vantaggio di pochi' presentato nel 2010 dal Panda  «Gli introiti per lo Stato derivanti dalle concessioni demaniali sono di circa 103 milioni per 18 milioni di metri quadri dati in concessione, ovvero circa 5 euro e 72 centesimi all'anno a metro quadro, contro i 2 miliardi di euro dichiarati dai gestori. Ma secondo alcune stime le imprese legate alla balneazione arrivano addirittura a guadagni di oltre 16 miliardi di euro all'anno»'

Il Wwf sottolinea che «Il problema delle aree demaniali marittime è anche quello di congelare il rilascio di nuove concessioni visto che gli stabilimenti balneari sono passati da circa 5mila di 10 anni fa a quasi 11mila di oggi. Esiste dunque una grandissima possibilità di aumento degli introiti economici a vantaggio pubblico senza un'ulteriore occupazione di suolo e senza pregiudicare la libera fruizione delle nostre spiagge, e il provvedimento del Governo sta andando in questo senso».

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