[24/01/2012] News

Accesso all'energia e alimentazione: i benefici delle rinnovabili

Il resoconto del convegno di EnergyLab

«L'energia può affrancare i popoli dalla fame in maniera sostenibile incrementando l'uso di fonti rinnovabili prelevate dall'ambiente in modo razionale, così da non compromettere la biodiversità e da garantire costantemente le condizioni perché queste risorse possano riprodursi». Lo sostiene Claudia Sorini dell'Università degli Studi di Milano, intervenendo alla giornata di confronto sul tema "Il ruolo dell'energia nel benessere e nella sicurezza alimentare" organizzata da EnergyLab, Politecnico di Milano e Master Ridef in collaborazione con Expo 2015. Ma visto che si parla di fame e di popolazioni in via di sviluppo, ci sarebbe piaciuto se oltre che al ruolo benefico che l'energia rinnovabile può giocare, si fosse almeno accennato sia all'altrettanto ruolo fondamentale che gioca la materia - i Paesi in via di sviluppo hanno le più grandi risorse del pianeta ma con un ritorno in termini economici risibili, troppo spesso superato e di molto dagli scarti che invece ritornano sotto forma dei rifiuti dell'occidente - e anche della speculazione finanziaria, che affama questi popoli più della difficoltà di approvvigionamento energetico. Capiamo l'incontro è promosso dalla fondazione no profit EnergyLab, che si propone di promuovere ricerca, sviluppo e divulgazione nel settore dell'energia, ma siccome si propone con gli stessi obiettivi per l'ambiente, confidiamo che nei prossimi eventi vengano introdotti i due fondamentali argomenti.

Ma questi due temi, come detto, non sono stati toccati almeno stando al report che ci hanno inviato. Questo non per sminuire l'iniziativa, ma solo per rafforzare la nostra idea che guardare alle cose in modo non olistico rischia di far credere che esista una via facile di risoluzione dei problemi che invece purtroppo non c'è.

Tornano al convegno, per rafforzare la tesi di Claudia Sorini, un esempio è stato portato da Stefano Mandelli del Politecnico di Milano, intervenuto per LVIA con cui ha lavorato su un progetto in Etiopia e che mira a uno sviluppo sostenibile di fonti energetiche alternative, attraverso l'installazione di 940 impianti biogas a livello domestico.

Ma il rapporto tra alimentazione ed energia non riguarda solo i paesi in via di sviluppo, bensì impatta tutte le nazioni a livello globale: «Non tutti sanno che il 30% dell'energia mondiale viene utilizzata per produrre alimenti, incidendo sul 20% della produzione totale di gas serra - chiarisce Sandro Cocconcelli dell'Università Cattolica - O che esistono dei cibi che richiedono meno energia per essere coltivati (grano, frutta e verdura) ed altri che comportano un dispendio energetico maggiore (produzioni animali). Per ridurre l'impatto energetico elevato serve - continua Cocconcelli - un miglioramento dell'efficienza energetica e una stretta collaborazione tra industrie e ricerca multidisciplinare».

I paesi in via di sviluppo, è stato detto durante il convegno, si affidano per la cottura dei cibi alla biomassa tradizionale, provocando un impatto dannoso per l'ambiente (degrado del suolo e inquinamento dell'aria) con conseguenti danni per la salute umana. I numeri come sempre colpiscono: «L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti stimato che le morti premature da inquinamento domestico causato da stufe inefficienti sia oggi pari a circa 1.45 milioni di persone (superiori alle morti per tubercolosi e malaria) e, purtroppo, in crescita» sottolinea Emanuela Colombo del Politecnico di Milano e Andrea Mandelli di AVSI aggiunge che «si arriva a un totale di 2 milioni se si considerano anche gli incendi che vengono causati in questi ambienti».

Gli incidenti e le malattie provocate dalle biomasse non sono gli unici danni alla salute legati al cibo in questi paesi. Un'altra piaga affligge le popolazioni, ed è definita come il fenomeno della Globesità. Per Eduardo Missoni dell'Università Bocconi: «L'industrializzazione del ciclo alimentare, ad alto consumo energetico ed idrico, ha modificato la disponibilità e la qualità di cibo, portando a dei risultati sorprendenti. Nel mondo, dei 42 milioni di bambini sotto i 5 anni in sovrappeso, ben 35 milioni si trovano nei paesi in via di sviluppo».

Matteo Leonardi, intervenuto per Istituto Oikos di Milano, ha invece dedicato il suo intervento al progetto "Bringingenergyservices in TanzanianRuralAreas. Aprile 2008 - Giugno 2011" chre consisteva in 4 azioni finalizzate a fornire servizi energetici nel lungo periodo a una comunità rurale tanzaniana di circa 40.000 abitanti. Andrea Micangeli membrodel CIRPS - Centro di ricerca interuniversitario per lo Sviluppo Sostenibile -e docente alla Sapienza di Roma, ha presentato l'attività del centro negli ultimi 15 anni focalizzando l'attenzione sui progetti di mini idroelettrico, autoproduzione di cloro e biogas in Chiapas-Messico, Uganda e nei campi profughi Saharawi, citando anche progetti legati a specifiche situazioni italiane quali l'Abruzzo del post terremoto.

Roberto Salustri, direttore tecnico scientifico della società cooperativa romana Reseda, ha presentato il social network per la sostenibilità WiserEarth e il progetto degli orti solari familiari a sostegno dei rifugiati nei campi Saharawi. Di un'esperienza appena nata ha parlato Paola Fava, Fondazione COOPI di Milano, che da settembre 2011si sta occupando di due progetti finanziati dalla Commissione Europea nell' ambito del ‘Energy Facility' framework, in Etiopia e in Malawi. In entrambi i casi l'utilizzo di energie sostenibili mira al sostegno delle comunità rurali per:la creazione di micro business,la fornitura servizi di illuminazione e di computer nelle scuole, la diffusione ed utilizzo di stufe a ridotto consumo, il miglioramento dei sistemi di irrigazione.

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