[26/01/2012] News

Green economy nel mare blu: una marea di benefici economici e sociali

Secondo il rapporto "Green Economy in a Blue World" «La Salute ecologica e la produttività economica degli ecosistemi marini e costieri, che sono attualmente in declino in tutto il mondo, può essere incrementate con il passaggio ad un paradigma economico più sostenibile che liberi il loro potenziale naturale, dalla produzione di energia rinnovabile all'ecoturismo, dalla pesca al trasporto sostenibile».

Il corposo documento, pubblicato dall'United nations environment programme (Unep) in collaborazione con il Development Programme Onu (Undp), la Fao, l'International maritime organization (Imo), il Department of economic and social affairs Onui (Un-Desa), l'International union for conservation of nature (Iucn), il WorldFish Center e il Grid-Arendal. mette in evidenza l'enorme potenziale che un mare ben gestito ha per la crescita economica e per eliminare la povertà.

Ad esempio, sottolinea come «La gestione sostenibile dei fertilizzanti contribuirebbe a ridurre il costo dell'inquinamento marino causato dall'azoto ed altri nutrienti utilizzati in agricoltura, che è stimato a 100 miliardi di dollari (80 miliardi di euro) all'anno nella sola Unione europea».

Il synthesis report esamina anche come gli Small island developing states (Sids) dell'Asia-Pacifico e dei Caraibi possono sfruttare le opportunità della green economy per ridurre la loro vulnerabilità al cambiamento climatico e promuovere la crescita sostenibile.

Ben il 40% della popolazione mondiale vive entro 100 chilometri dalla costa e gli ecosistemi marini del mondo (che il rapporto definisce "Blue World") forniscono cibo, riparo e sostentamento a milioni di persone. Ma gli impatti antropici sul mare e sulla fascia costiera mettono sempre più a rischio la salute e la produttività degli oceani in tutto il mondo: circa il 20% delle mangrovie sono state distrutte ed oltre il 60% delle barriere coralline tropicali sono fortemente minacciate.

A 5 mesi dalla conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile (Rio+20) in Brasile, "Green Economy in a Blue World" punta a stimolare i Paesi a sbloccare il vasto potenziale dell'economia marittima attraverso una transizione economica verde che ridurrebbe notevolmente il degrado ai nostri oceani, mentre allevierebbe la povertà e migliorerebbe le condizioni di vita. Linwood Pendleton, uno dei redattori del rapporto e direttore dell'Ocean and coastal policy al Nicholas institute for environmental policy solutions, ha sottolineato che «Questo rapporto fornisce esempi concreti di come le industrie emergenti, tra le quali l'energia oceanica e dell'acquacoltura, possono diventare più redditizie, più sostenibili e soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita senza sacrificare la salute dei nostri fragili ecosistemi oceanici».

Arni Mathiesen, vice direttore generale per la pesca e l'acquacoltura della Fao ha detto che «il potenziale di produzione alimentare degli oceani è a rischio e con esso la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone che dipendono dalla pesca e dall'acquacoltura Se l'attuale tendenza ad un uso non sostenibile delle risorse marine non sarà fermata, la capacità dei nostri oceani di fornire cibo per le generazioni future sarà gravemente compromessa. La pesca oceanica e l'acquacoltura sono tra i migliori opportunità dell'umanità per fornire cibo altamente nutritivo ad una popolazione in crescita. Perdere questa occasione sarebbe un crimine per le generazioni future».

La green economy ha molto a che fare con la ricerca di minerali rari e Peter Prokosch, managing director dell'Uneo/Grid-Arendal, ha sottolineato che «L'estrazione di minerali in alto mare offre un'opportunità unica per i Paesi in via di sviluppo di raggiungere i loro obiettivi di sviluppo operativo in un ambiente naturale in gran parte sconosciuto, questo può mettere ulteriore pressione nei già stressati ecosistemi marini. Tuttavia, questo potrebbe alleviare alcuni degli oneri delle miniere per l'ambiente terrestre. Un'attenta e responsabile pianificazione delle miniere in acque profonde deve applicare il principio di precauzione e considerare gli altri settori e in particolare le future generazioni».

Secondo Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, «Gli oceani sono un pilastro fondamentale per molti paesi per il loro sviluppo e per la lotta per contrastare la povertà, ma la vasta gamma di servizi ecosistemici, compresa la sicurezza alimentare e la regolazione del clima, forniti dagli ambienti marini e costieri sono oggi sotto una pressione senza precedenti. Intensificare gli investimenti verdi nelle risorse marine e costiere e migliorare la cooperazione internazionale nella gestione di questi ecosistemi transfrontaliero è essenziale per una transizione low-carbon ed efficiente in risorse se si vuole realizzare una Green Economy. Nella corsa fino a Rio +20, questo rapporto dimostra che il passaggio ad un'economia verde può sbloccare, se attuato pienamente, il potenziale degli ecosistemi marini per alimentare la crescita economica, in particolare nei piccoli stati insulari, ma in modo tale da garantire che per le future generazioni derivi una parte equa delle risorse e dei servizi marini».

Torna all'archivio