[27/02/2012] News

Conservazione della risorsa idrica: le conoscenze tradizionali contro crisi idriche e desertificazione

Le antiche tradizioni culturali per una corretta gestione della risorsa idrica possono fornire, anche nel terzo millennio, risposte alla desertificazione e alle crisi siccitose che si stanno espandendo in molte aree del pianeta a causa dei cambiamenti climatici. Di questo si è discusso a Yazd, in Iran, dove nei giorni scorsi si è tenuto il primo congresso internazionale sulle Conoscenze tradizionali per la gestione delle risorse idriche. I

l luogo scelto per l'evento è un simbolo degli antichi saperi messi a  frutto per la gestione dell'acqua. Infatti la città di Yazd, posta a cavallo dei due grandi deserti iraniani, iscritta nel patrimonio mondiale Unesco come una delle più antiche città del mondo, è celebre per i qanat, i tunnel di captazione lunghi anche 40 chilometri che convogliano l'acqua verso la città, i caravanserragli di terra cruda e i badgir, le torri del vento che rinfrescano le abitazioni.

«Le conoscenze tradizionali hanno permesso nel passato la realizzazione dei monumenti, delle città e dei paesaggi che apprezziamo, ma non vanno studiate e protette solo per il loro significato storico:  esse hanno una validità di riproposizione di grande attualità» - ha dichiarato Pietro Laureano, direttore di Ipogea e presidente dell'Istituto internazionale delle conoscenze tradizionali, che ha tenuto la conferenza magistrale di apertura dal titolo "Le conoscenze tradizionali per rispondere alla crisi globale".

«La crisi idrica, il degrado dei suoli, la desertificazione - ha continuato Laureano - possono trovare risposta in queste conoscenze e tecniche, che permettono un approccio  più adatto alla situazione locale e rispettoso degli ecosistemi. Queste tecniche recuperano le identità delle comunità, sono ad alta componente di lavoro e non distruggono risorse naturali, contribuendo alla diminuzione della povertà, al perseguimento della pace e di un futuro sostenibile».

Il congresso, organizzato dal Centro internazionale sui Qanat e da altri organismi internazionali, ha riunito oltre 300 esperti e studiosi da 30 paesi del mondo permettendo di fare il punto sulle ricerche e gli interventi di tutela in corso, e sul modo in cui le tecniche tradizionali di gestione dell'acqua possano essere utili nella società contemporanea. «E' entusiasmante vedere riunite qui in Iran le più alte competenze dei cinque continenti per affrontare in maniera innovativa problemi fondamentali per il pianeta - ha dichiarato Lucilla Minelli, che lavora alla sede Unesco  di Parigi. E' grazie a questi momenti che si affermano le idee, le professionalità e i progetti che avranno un impatto nel futuro».  Il prossimo incontro si terrà fra tre anni e la Cina si è candidata come paese ospite, ma Semsar Yazdy, direttore del Centro Internazionale dei Qanat dell'Iran, ha proposto di organizzarlo in Italia presso l'Istituto Internazionale delle Conoscenze tradizionali promosso dall'Unesco a Firenze, con sede attuale a Bagno a Ripoli (FI).

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