[14/03/2012] News

Terre rare: la Cina non arretra e accetta la guerra alla Wto con Usa, Ue e Giappone

Il ministero del commercio cinese ha annunciato che «conta di trattare in maniera appropriata la richiesta di risoluzione delle controversie basata sulle sue terre rare, sottomessa dalle tre maggiori economie all'Organizzazione del commercio (Wto), conformemente alle regole Wto».

La Cina quindi non arretra di un passo dopo che Usa, Ue e Giappone l'hanno denunciata alla Wto accusandola di limitare le sue esportazioni di materie prime e in particolar modo delle terre rare, tanto necessarie all'elettronica di consumo ed alla green economy. Il ministro cinese dell'industria e dell'informazione Miao Wei, ha detto che «La Cina prepara la sua difesa nel caso che gli Usa ed altri Paesi depositino una denuncia riguardante la questione delle terre rare davanti all'Organizzazione mondiale del commercio». La linea difensiva di Pechino è molto semplice e Miao l'ha esposta all'agenzia ufficiale Xinhua: «Alcune di  queste terre rare saranno esaurite entro 20 anni se la Cina non  cessa lo sfruttamento eccessivo a prezzo del suo ambiente e delle sua risorse, il che porterà ad un pericolo al pianeta nel suo insieme. La restrizione cinese delle esportazioni delle terre rare non è contro alcun Paese specifico e non rappresenta alcuna sorta di protezionismo commerciale. La politica delle esportazioni cinesi è piuttosto nata dal desiderio di  proteggere l'ambiente e di sviluppare e sfruttare le risorse in maniera sostenibile».

Intanto Pechino manda a dire a Washington che il ricorso alla Wto «Rischia di nuocere alle relazioni commerciali bilaterali e di provocare una reazione negativa della Cina, al posto di  regolamentare il problema».

Americani, europei e giapponesi accusano la Cina di volersi tenere strette le sue abbondanti riserve di  terre rare, un gruppo di 17 metalli essenziali all'industria elettronica ed alle tecnologie delle energie rinnovabili, ma anche per le batterie delle auto elettriche e per i missili balistici. Secondo Ue, Usa e Giappone le quote cinesi sulle esportazioni di terre rare sono competizione sleale, favoriscono la Cina e provocano l'aumento dei prezzi dell'elettronica da consumo in tutto il mondo.

La Cina ribatte di avere molte buone ragioni e Xinhua oggi le elenca tutte: «La Wto autorizza i suoi membri a prendere delle misure che giudicano necessarie per proteggere le risorse e l'ambiente, e stima che queste misure sono eque se le restrizioni all'esportazione sono accompagnate da restrizioni simultanee sulla produzione, o il consumo interno. Le quote cinesi di esportazione delle terre rare entrano nel quadro di questo regolamento».

Il governo di Pechino ora dice che negli ultimi decenni la Cina, a causa di una mancanza di strategia in materia di sviluppo sostenibile, ha sfruttato eccessivamente le terre rare e le ha vendute a prezzi troppo bassi, avendo in cambio gravi problemi ambientali in molte regioni. «La politica cinese delle quote di esportazioni sulle terre rare si giustifica dunque pienamente - scrive Xinhua - Per promuovere lo  sviluppo sano dell'industria, la Cina, oltre ad imporre delle quote di esportazione, ha anche sospeso la concessione di numerosi permessi per la prospezione e lo sfruttamento minerario, adottato dei limiti di produzione e delle norme ambientali stringenti e si è impegnata in una campagna di lotta contro le attività minerarie illegali».

La Cina  dice che, a differenza di americani, europei e giapponesi per altre questioni commerciali, non avrebbe «mai adottato delle misure discriminatorie pregiudizievoli per le imprese straniere in termini di approvvigionamento di terre rare. Le disposizioni sono in effetti applicate nella stessa maniera alle imprese nazionali e straniere, senza distinzioni».

Il monitor di Pechino è rivolto soprattutto a Washington: «Depositando una denuncia presso la Wto contro la Cina, gli Stati Uniti agiscono in maniera imprudente ed iniqua, perché questa azione potrebbe portare pregiudizio alle relazioni commerciali tra le due più grandi economie del mondo. Di fronte a tali accuse irragionevoli ed ingiuste la Cina non esiterà a difendere i suoi legittimi diritti in caso di litigio commerciale. Di conseguenza, una scelta più prudente per gli Usa sarebbe quella di sedersi al tavolo dei negoziati con la Cina per risolvere le differenze attraverso il dialogo, piuttosto che farne un problema internazionale. Le esperienze passate hanno dimostrato che i decision makers di Washington devono trattare queste questioni con la più grande prudenza, perché il mantenimento di relazioni commerciali sane tra la Cina e gli Stati Uniti serve agli interessi fondamentali dei due Paesi».

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