[17/04/2012] News

Jim Yong Kim nuovo presidente della Banca mondiale: «Crescita solidale e sostenibile»

Justin Yifu Lin: «I Paesi in via di sviluppo possono crescere dell’8% annuo per decenni»

In un comunicato la Banca mondiale annuncia che «Gli amministratori hanno scelto Jim Yong Kim (nella foto) come presidente per un mandato di 5 anni che inizierà il primo luglio» Il nuovo presidente  della Banca mondiale è quindi  un medico statunitense di origine coreana e presidente dell'università di Darmouth. Gli Usa ancora una vota si accaparrano la più alta poltrona della World Bank, sconfiggendo la sua rivale, il ministro delle finanze della Nigeria Ngozi Okonjo-Iweala, sostenuta dal Sudafrica e da altri Paesi in via di sviluppo.

Un terzo candidato, l'ex ministro delle finanze colombiano Jose Antonio Ocampo, si era ritirato il 13 aprile. Kim è nato a Seoul nel 1959 e poi è emigato negli Usa con la sua famiglia. È quindi il primo emigrato a capeggiare la Banca mondiale, ma l'esperienza nelle istituzioni internazionali non gli manca: è uno dei  fondatori di Partners in Health e ha diretto il dipartimento Aids del'Organizzazione mondiale della sanità. Attualmente Jim Yong Kim presiede l'International Bank for Reconstruction and Development (Brd) e l'International development association (Ida) ed è stato a capo del comitato direttivo dell'International finance corporation (Ifc), della Multilateral investment guarantee agency (Miga) e dell'Administrative council of the international centre for settlement of investment disputes (Icsid).  Un curriculum che fa ben sperare sul fatto che la Banca mondiale possa davvero diventare quell'organismo incaricato di combattere la povertà nel mondo, come volevano i suoi fondatori dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre troppo spesso si è trasformata in una specie di strozzino al servizio della grande economia e delle potenze occidentali.

Il presidente uscente Robrt Zoellick  si è felicitato con Kim offrendogli tutto il suo aiuto per favorire la successione: «La sua ricerca rigorosa e scientifica dei risultati sarà un vantaggio prezioso per il Gruppo della Banca mondiale nella misura in cui questa si modernizzerà per meglio aiutare i suoi Paesi clienti ad uscire dalla povertà».

Kim, dopo aver appreso della sua nomina ha rilasciato una dichiarazione sul sito della Banca mondiale: «E' per me un onore accettare la decisione degli amministratori di nominarmi nuovo presidente del Gruppo della Banca mondiale. Sono felice di succedere a Robert Zoellick, che ha dato prova di eccellenza e di talento nel corso dei suoi 5 ultimi anni alla testa della Banca, ed esprimo la mia gratitudine ai membri per il largo sostegno  che mi è stato accordato. Mi sono sentito con il ministro Okonjo-Iweala ed il professor Ocampo. Hanno entrambi apportato un contributo apprezzabile allo sviluppo economico e sarei felice di poter contare sulle loro competenze nel corso dei prossimi anni. E' opportuno che sia in Perù che termini la mia tournée di ascolto attraverso il mondo. E' stato qui nelle bidonvilles di Lima che ho saputo come gli effetti combinati dell'ingiustizia e della non dignità possono distruggere le vite e le speranze dei poveri. E' qui che ho visto come le comunità lottano  per prosperare nella mancanza di  infrastrutture e dei servizi di base. E' qui che ho appreso che noi dobbiamo puntare più in alto per rispondere alle aspirazioni di coloro che sono più gravemente esclusi. E' qui che ho appreso che possiamo venire a capo dell'avversità aiutando i poveri a farsene  carico privilegiando  i risultati.

Come presidente, cercherò un nuovo orientamento del Gruppo della  Banca mondiale di fronte ad un mondo in evoluzione rapida. Di concerto con i partner vecchi e nuovi, faremo prevalere un'istituzione che risponda efficacemente ai bisogni dei suoi diversi clienti e donatori; ottenere  dei risultati più decisivi in appoggio ad una crescita sostenibile; preferire all'ideologia delle soluzioni basate su dei fatti concreti; dare ai Paesi in  via di sviluppo la possibilità di far sentire maggiormente la loro voce; trarre vantaggio dalle competenze e dall'esperienza di coloro che serviamo».

Kim ha assicurato che i suoi colloqui con  il Consiglio ed i Paesi membri della Banca mondiale hanno fatto emergere un accordo sull'importanza della crescita solidale : «Siamo più vicini che mai a compiere la missione inscritta all'entrata della Banca mondiale: «Il nostro sogno è quello di un mondo esente dalla povertà».  La potenza di questa missione missione ha eguali solo nei talenti del personale del Gruppo della Banca mondiale. Possa questa missione condivisa incoraggiare la nostra azione mirante a mettere fine alle disparità che troppo spesso diminuiscono la nostra comune umanità.  Operiamo insieme per dare ad ogni donna e ad ogni uomo la possibilità di determinare il proprio futuro». 

Comunque, con questa nomina si conferma la diarchia sulle maggiori istituzioni finanziarie mondiali: Banca mondiale agli americani, Fondo monetario internazionale agli europei. Ma se gli africani sono delusi per la sconfitta della Ngozi Okonjo-Iweala possono consolarsi  con quanto ha detto l'economista in capo e vice-presidente della  Banca mondiale Justin Yifu Lin: «I Paesi in via di sviluppo dispongono di tutto il potenziale richiesto per registrare una crescita economica rapida, a condizione di applicare delle politiche appropriate e di valorizzare i rispettivi vantaggi. Ogni Paese in via di sviluppo dispone attualmente del potenziale richiesto per attuare una crescita continua di almeno l'8% durante diversi decenni e diventare un Paese a reddito medio, forse un Paese a reddito elevato, nello spazio di una o due generazioni. Però, una crescita rapida e sostenuta non può che passare per la messa in atto di un quadro politico appropriato  da parte dei governi, al fine di facilitare lo sviluppo del settore privato e lo sfruttamento ottimale dei vantaggi proprio di ciascun Paese. Una crescita economica rapida e stabile ha bisogno  per realizzarsi da una parte di un sistema di libera concorrenza e dall'altra di uno Stato capace di prendere delle buone decisioni».

Anche Lin  a giugno lascerà il suo incarico alla Banca centrale, ed è stato il primo economista in capo  originario di un Paese in via di sviluppo, anche se emergente ed ormai grande potenza economica: la Cina.

 

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