[01/06/2012] News

Sicurezza delle piattaforme offshore: i suggerimenti delle Ong ambientaliste all'europarlamento

Le associazioni ambientaliste hanno presentato al Parlamento europeo le loro osservazioni sul regolamento di sicurezza offshore proposto dalla Commissione europea il 27 ottobre 2011 e che da allora è oggetto di intensi dibattiti tra le parti interessate, sui media e nel Consiglio dell'Unione europea.

La discussione all'interno dell'europarlamento è stata avviata solo il 30 maggio con un primo scambio di opinioni all'interno della Commissione industria, ricerca ed energia (Itre).
La discussione, soprattutto a causa delle forti pressioni dell'industria petrolifera e gasiera britannica e norvegese, fino ad ora era stata dominata dalle questioni giuridiche della proposta di regolamento che, se venisse recepita integralmente nelle legislazioni nazionali, garantirebbe l'applicazione uniforme di standard elevati in tutta l'Ue. Una cosa che l'associazione ambientalista/scientifica norvegese Bellona sostiene con forza ma sottolinea che «Tuttavia, gran parte del settore si oppone la scelta di un regolamento, sostenendo che causerebbe un onere amministrativo così grave che metterebbe a repentaglio la sicurezza delle operazioni offshore in Paesi che hanno già regimi di sicurezza offshore maturi. Preferiscono una direttiva, per in cui i governi nazionali abbiano un margine significativo nell'attuazione della normativa. Nonostante la mancanza di prova di queste affermazioni, questa visione ha ricevuto il sostegno da una serie di governi e ha in una certa misura ostacolato un dibattito costruttivo sul merito della proposta».
La discussione nella commissione Itre, che ha la responsabilità principale del dossier piattaforme offshore nel Parlamento europeo, è stata accolta dagli ambientalisti come una boccata d'aria fresca: Prima delle discussioni, Bellona, ClientEarth, Greenpeace, Oceana e Seas at risck avevano parlato con i capogruppo delle tre commissioni che si occupano del dossier offshore nel Parlamento europeo, per capire come rendere la legislazione Ue più efficace possibile. La posizione delle 5 Ong ambientaliste atata riassunta in un documento comune che presenta 7 richieste destinate a rafforzare la proposta. 5 di queste sono state analizzate nella discussione con l'Itre.
Il relatore, i popolare Ivo Belet, ha chiesto conto specificatamente degli ambienti sensibili e difficili come l'Artico ed ha ricevuto sostegno dalla relatrice ombra, Fiona Hall, dell'Alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa (Alde). La mancanza di un analisi specifica per questi ambienti è per gli ambientalisti una della più gravi carenze della proposta della Commissione Ue.
Rivasi e la Hall hanno chiesto che sia direttamente l'Unione europea a supervisionare l'attuazione della direttiva. Rivasi ha fatto propria la richiesta delle associazioni ambientaliste di istituire un'agenzia Ue, mentre la Hall crede sia meglio dare maggiore responsabilità all' Eu offshore authorities group istituito i recente. Entrambi i relatori ombra inoltre favorevole a una disposizione che imponga agli operatori dell'Ue di mantenere gli stessi standard di sicurezza Ue anche quando operano al di fuori dell'Unione europea.
Fiona Hall ha sottolineato «L'importanza della condivisione e della trasparenza delle informazioni», chiedendo che le imprese petrolifere e gasiere rendano pubblici i loro piani di risposta e di emergenza interni. Rivasi ha rilanciato la richiesta di includere le attività gasiere offshore nella direttiva sulla criminalità ambientale, permettendo così di perseguire penalmente ogni negligenza nel settore.

Gli altri due punti sollevati dall'alleanza informale delle Ong ambientaliste, una cauzione finanziaria per gli operatori e la richiesta che le verifiche vengano attuate da un organismo terzo davvero indipendente, non sono state esplicitamente affrontate in questo primo incontro con la commissione Itre. Il prossimo appuntamento è previsto per l'11 luglio.

Belet ha sottolineato che «Il recente incidente della Elgin (la piattaforma gasiera hoffshore al largo della Scozia, ndr) dimostra che nemmeno le migliori regolamentazioni del Mare del Nord sono abbastanza buone. Alla fine di questo processo, sarà importante fornire un apporto ambizioso alla legislazione. Non c'è spazio per l'autocompiacimento, dobbiamo migliorare ovunque».

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