[05/06/2012] News

De Rita (Censis): «Sovranità è della finanza. Quest'Europa un mostro che non sa decidere»

«Che cosa nasconde una società che scivola all'indietro, che galleggia, crea frustrazione e infine porta all'incertezza?» Il sociologo Giuseppe De Rita (Nella foto), oggi alla Camera di Commercio di Livorno per presentare un rapporto economico del Centro studi investimenti sociali (il Censis, che presiede), pone una domanda critica. Una domanda che raramente viene posta, ed è solitamente snobbata dall'inizio di questa crisi di sistema che si trascina, nella sua ultima forma, dalla debtonation del 2007 ad oggi.

Nascosta dalle pieghe di uno spread che scoraggia, di un'economia stagnante, si nasconde una «generale perdita di sovranità, ed un esercizio del potere residuo soltanto all'interno di dimensioni orizzontali. Noi viviamo in un momento di assoluta perdita della sovranità: nei tempi antichi apparteneva al sovrano, poi allo Stato, al quale ora di sovrano rimane solo il debito. Oggi la sovranità è di tipo finanziario - spiega De Rita - legata alla speculazione e ad un ristrettissimo cerchio di banche d'affari: ricordo che il presidente della Goldman Sachs, la più potente tra queste, ebbe a dire di sentirsi a volte come Dio, muovendo con un gesto capitali come fossero costellazioni».

A questo genere di costellazioni siamo soliti non volgere lo sguardo, tenuti occupati come siamo dalla beghe più o meno grandi a livello locale, regionale, magari nazionale. Più spesso semplicemente di quartiere. Nella modernità liquida descritta da un altro sociologo, l'anglo-polacco Zygmunt Bauman, la dimensione del potere ci sfugge sempre più come acqua tra le dita, trascinata via dall'illusione sempre più tale di un controllo democratico. Ecco che si preferisce forse parlare di spread perché, pur nell'incomprensibilità del termine per la maggioranza della popolazione, rimane comunque qualcosa tangibile al quale aggrapparsi, contro il quale si sente spiccicare sermoni al telegiornale, o borbottii al bar.

«Ai summit del G20 si trovano, parlano e aspettano la foto ricordo - continua il presidente del Censis -  I summit europei si concludono senza poter decidere niente. La sovranità si trova troppo in alto. Siamo eterodiretti dai mercati, ci spogliano della nostra sovranità, ne rimangono solo brandelli da poter gestire. E il popolo che fa? Sente benissimo di essere suddito di un altrove che non capisce. O il popolo si rassegna dunque ad essere suddito (aspettando che cambi padrone) o fa antagonismo errante, contro la Tav, con Grillo... un antagonismo che fa pensare di avere un ruolo, ma che non ce l'ha».

E quale ruolo ha l'Europa, in tutto questo? «Da giovane di bottega facevo Roma-Bruxelles per la stesura del Trattato di Roma, e nessuno mi tocchi la mia Europa. Ma di quest'Europa io non posso più sentirne parlare: hanno sbagliato tutto, hanno creato un mostro che non sa decidere».

Ecco che per creare una nuova prospettiva non ci sono risposte definitive (in una società liquida possono ancora esisterne?), ma un orizzonte sostenibile ambientalmente e socialmente implica una capacità di governo, una possibilità di scelta tra cosa valorizzare, su cosa puntare e su cosa no: una capacità di decidere della propria vita.

«La spoliazione e la rinuncia alla sovranità è un problema moderno. Siamo in un periodo in cui la sovranità non appartiene alle nostre realtà collettive, territoriali - conclude De Rita - Abbiamo bisogno di cominciare a rimettere insieme quei brandelli di sovranità che non hanno ancora potuto toglierci, partendo dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle imprese, dalle Camere di Commercio, riacquistando sovranità dal basso. Per rimetterli insieme non dobbiamo però pensare a fare i "tavoli" (ne ho fatti centinaia, e non ho risolto mai nulla), un meccanismo orizzontale, quando manca soprattutto una cultura verticale, della decisione, senza la quale non possiamo fare qualcosa di nuovo, di diverso».

Torna all'archivio