[05/06/2012] News

Green Job: per l’Ocse l’Europa può crearne 8 milioni con rinnovabili e riciclo

Stati uniti d’Europa? Ottima idea ma con un orizzonte sostenibile

Non si può non essere favorevoli all'idea lanciata dal Sole24Ore di un Manifesto per gli stati uniti d'Europa. Da sempre greenreport.it sostiene l'idea che la crisi la si può affrontare solo con più Europa, mai con meno. Tuttavia non possiamo esimerci dal sostenere ancora una volta che un'Ue più equa e solidale e meno esposta ai capricci dell'economia finanziaria debba avere come orizzonte quello di una riconversione del modello di sviluppo senza la quale si vanifica ogni speranza di sostenibilità sociale e ambientale a lungo termine.

Molte delle responsabilità di questa situazione, della casa che brucia per usare una metafora cara agli analisti, è senz'altro da addebitare alle posizioni oltranziste della Germania di frau Merkel ed è giusto metterla con le spalle al muro nel tentativo di farle cambiare idea sulle rigidità almeno del fiscal compact (ma anche su ruolo Bce e eurobond) in vista del 28-29 giugno, giorno della presentazione della prima bozza di riforma dell'Unione monetaria.

Tuttavia questi restano "tecnicismi" necessari, ma che devono stare dentro uno scenario dove guardando alla ripresa - che nulla avrà a che vedere con il passato - sfrutti l'opportunità offerta dalla crisi stessa, come nei giorni scorsi su questo giornale ben hanno evidenziato Gianni Mattioli e Massimo Scalia. Ovvero una riconversione sostenibile dell'economia che abbia al centro il lavoro. Perché senza lavoro non c'è welfare. Senza lavoro non c'è speranza di cambiamento. Senza lavoro non c'è istruzione, non c'è innovazione, c'è solo declino.

Da tener di conto quindi lo studio presentato ieri dall'Ocse sul potenziale lavoro di un'economia a basse emissioni. Accolto con grande interesse da Laszlo Andor, commissario europeo per Occupazione, affari sociali e integrazione, che ha detto: «Il rapporto Ocse conferma che la crescita verde sarà uno dei driver più importanti del cambiamento strutturale della nostra economia».

Lo studio dell'Ocse sottolinea che il mercato del lavoro dovrebbe essere più aperto e dinamico e sostiene misure volte a ridurre l'insicurezza dovuta allo spostamento di posti di lavoro dalla "brown" economy alla "green" economy. La strategia delineata dallo studio include anche la promozione dell'eco-innovazione e delle competenze ambientali attraverso l'istruzione e la formazione, oltre al rendere il sistema fiscale e previdenziale più favorevole all'impiego, spostando il carico fiscale dal lavoro e recuperando le entrate fiscali dal prezzo del carbonio.

E i numeri, stando all'Ocse, non sono affatto male: il pacchetto per l'occupazione ha stimato il potenziale occupazionale dallo sviluppo del settore delle energie rinnovabili a 3 milioni di posti di lavoro entro il 2020, con un potenziale di ulteriori 2 milioni di posti di lavoro verdi entro il 2020 con l'attuazione delle singole misure di efficienza energetica. Inoltre, «riducendo il totale delle materie prime di ingresso dell'economia dell'Ue del 17%, si potrebbero creare tra 1,4 e 2,8 milioni di posti, mentre il riciclo al 70% dei materiali fondamentali nell'Unione europea potrebbe creare oltre 560.000 nuovi posti di lavoro entro il 2025». Non solo, una «migliore gestione dei rifiuti potrebbe creare più di 400.000 posti di lavoro entro il 2020».

Ma sono le conclusioni del documento che vogliamo mettere in evidenza. Secondo l'Ocse, infatti, ulteriori ricerche faranno «luce sulle implicazioni del mercato del lavoro di una transizione verso una crescita verde e come i responsabili politici possono promuovere tale ristrutturazione, riducendo al minimo i costi sociali connessi e garantendo che i costi di adeguamento inevitabili siano condivisi in modo equo. Dal momento che questa transizione sarà guidata in gran parte da una politica dell'ambiente, sia i ricercatori del mercato del lavoro sia gli attori del mercato del lavoro hanno bisogno di diventare più consapevoli di come la politica ambientale stia ridisegnando il contesto economico.

E anche possibile che le scelte sulla politica ambientale dovrebbero tenere maggiormente conto delle implicazioni di queste politiche per i mercati del lavoro e la distribuzione del reddito. A livello governativo, lo sviluppo di strategie di una crescita verde è un veicolo possibile per abbattere i "policy silos" che spesso isolano i ministeri dell'ambiente e del lavoro. E' anche importante assicurare che i datori di lavoro e i lavoratori e le loro organizzazioni rappresentative vengono consultati nello sviluppo di strategie di crescita verde, in modo che possano prendere in considerazione questi sviluppi nella loro lunga-corsa di pianificazione».

Dunque siamo sempre al punto di cui sopra: per una riconversione dell'economia serve la politica, risorsa scarsissima di questi tempi, ma tant'è. Gli strumenti, come dire, ci sono e sono a disposizione, si tratta di fare delle scelte e di sapere che - come sottolinea lo stesso Ocse - i risultati arrivano, ma non sono immediati.

Insomma, in un'altra epoca questo si sarebbe definito un periodo rivoluzionario, ma mancano i leader politici per una nuova rivoluzione economica incruenta e quelli vecchi sembrano solo camaleonti che si adattano e cambiano idea e colori a seconda delle circostanze, non essendo in grado di ammettere i loro errori e la sbornia neoliberista-finanziaria che ci ha portato alla crisi, e quindi di indicare la rotta per un vero cambiamento che non sia la solita ricetta populista servita in altra salsa.

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