[02/07/2012] News

Ma che significa economia verde per il Pd?

Stella Bianchi: «Non solo energia, va sostenuta anche l'industria del riciclo che ha grandi potenzialità»

Alla conferenza di Rio+20, uno dei temi più dibattuti è stato quello sulla reale sostenibilità della green economy. Dal nostro punto di vista la green economy è tale solo se cambia il modello di sviluppo, in modo che in futuro la stessa definizione di economia sia così fondata sulla sostenibilità che non ci sia più bisogno di aggettivi. Di questo e di molto altro ne abbiamo parlato con Stella Bianchi (Nella foto), responsabile nazionale ambiente del Pd.

«Sono d'accordo - risponde Stella Bianchi - . La green economy non è un settore specifico o un'aggiunta da fare ad una visione tradizionale e fallimentare dell'economia. E' un modo diverso di produrre e consumare nel rispetto dei vincoli ambientali, delle generazioni future, della salvaguardia del pianeta. Con due requisiti fondamentali: l'abbandono graduale, ma sistematico delle fonti combustibili fossili e l'uso sempre più efficiente delle risorse in modo da limitarne al massimo il consumo. Consumare meno energia e meno risorse riduce il nostro impatto sul pianeta, dà una possibilità di sviluppo sostenibile anche ai paesi ora in forte in crescita e a quelli non sviluppati, consente alle nostre imprese di trovare una chiave per aumentare la loro competitività».

La presenza delle multinazionali a Rio a noi non è parsa scandalosa, può casomai preoccupare il fatto che la loro influenza sia nettamente superiore a quella dei politici e dei governi.

«La politica e i governi devono tornare a svolgere con coraggio il loro ruolo di guida dei processi. Saremmo ingenui a non considerare l'enorme peso e l'influenza, a volte anche nefasta, che grandi interessi economici organizzati, dalla finanza ai grandi gruppi petroliferi ai colossi industriali, hanno sulle nostre società. E saremmo ancora più ingenui se non vedessimo la loro influenza sui processi decisionali, sul dibattito pubblico. E però, tanto più in un periodo di crisi di eccezionale gravità, quando non si può più fare come al solito, la politica deve assumere un ruolo di guida, deve saper indicare una direzione di marcia che vada nel segno di una maggiore eguaglianza e giustizia sociale, di un nuovo modello di sviluppo in cui equo, inclusivo e sostenibile diventino azioni e pratiche concrete. E' una sfida molto difficile ma questo è il compito, è la responsabilità a cui è chiamata la politica».

Prima che la moda facesse parlare tutti di green economy, si utilizzavano formule italiane come economia ecologica o economia verde. Il Pd proprio sull'economia verde si è confrontato in una recente conferenza chiedendo a se stesso se fosse pronto a farsi paladino di questo cambio di paradigma. Lo è?

«Abbiamo organizzato la nostra prima conferenza nazionale sull'economia verde con Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, invitando a ragionare con noi esperti, imprenditori, amministratori. Ci siamo arrivati dopo aver approvato un documento sull'economia verde nella nostra assemblea nazionale, costruendo sul lavoro che fanno da anni gli ecologisti democratici, fondatori del nostro partito, e sulle iniziative concrete di tanti nostri amministratori. E' la prospettiva che scegliamo, che mettiamo al centro della nostra proposta sulle politiche industriali, che assumiamo quando in tema di energia chiediamo che siano sviluppate efficienza energetica e rinnovabili, che vediamo come possibilità concreta per il nostro paese di uscire dalla recessione ritrovando a pieno la propria vocazione naturale. Per noi l'economia verde è una chiara direzione di marcia, indica dove dobbiamo andare, dove portare il paese».

Se il tema dell'economia verde come motore di un nuovo modello di sviluppo fosse maturo quanto dovrebbe esserlo all'interno del Pd, a promuovere un'iniziativa come la vostra - senza nulla togliere a lei e al suo ruolo - non avrebbe dovuto pensarci il responsabile dell'economia? O almeno anche lui?

«Abbiamo fatto con nettezza una scelta. Per il Pd l'ambiente è chiave di sviluppo, ovviamente nel rispetto dei vincoli, delle regole, della legalità, dei controlli, ma una chiave di sviluppo. Diventa naturale aggiungere a questa scelta il come, come l'ambiente diventa una chiave di sviluppo, con quali scelte, con quali politiche, con quali strumenti di sostegno. Dunque l'ambiente non solo come monito o esortazione o giusto vincolo e controllo ma anche come chiave delle politiche industriali, fattore di competitività delle imprese nell'uso efficiente di energia e risorse, leva per lo sviluppo nel rispetto del territorio. Il grado di maturità del tema starà credo nella nostra capacità di essere coerenti nelle scelte e nel farne un tema condiviso ad ogni livello».

Durante il convegno è intervenuto il presidente di Revet segnalando come uno dei guai della mal interpretazione di che cosa sia la green economy ha portato a far sì che tutta l'attenzione sia sull'energia e i suoi flussi e non sulla materia. In pratica quando va bene si parla di efficienza , risparmio e rinnovabilità dell'energia, mai dell'efficienza, del risparmio e della rinnovabilità della materia. Non solo, il dibattito sul tema riguarda solo i rifiuti, ovvero l'output, ma non l'input, le materie prime. Peggiora la situazione l'inquinamento lessicale che vede sovrapporre la raccolta differenziata al riciclo. Così tutti gli incentivi vanno o alle rinnovabili o alle raccolte, ma niente al riciclo. Lei che ne pensa?

«C'e in effetti poca attenzione, rischiamo di non cogliere l'importanza del recupero della materia, dell'uso efficiente delle risorse e le potenzialità dell'industria del riciclo nel nostro paese in un mercato globale altamente concorrenziale. Va riletto in quest'ottica il ciclo di gestione dei rifiuti, con la differenziata che non è fine a se stessa ma è utile solo se si accompagna a elevati tassi di riciclo. Nei processi produttivi, nel consumo, il risparmio di materia va incoraggiato come l'efficienza energetica, ma entrambe per davvero, con misure stabili. E' un ambito di grande innovazione tecnologica nel quale puntare programmi di ricerca. Dobbiamo promuovere la domanda e quindi sostenere l'impegno delle amministrazioni locali a scegliere gli acquisti verdi e immaginare altre misure, come già accaduto in Germania ad esempio, che possano favorire i prodotti realizzati con materia recuperata».

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