[09/07/2012] News

L’Arabia saudita compra missili balistici in Cina e testate nucleari in Pakistan: nel mirino Iran e Siria

Esercitazioni militari contemporanee Iran/Siria contro attacchi stranieri

Secondo quanto rivela il solitamente ben informato sito israeliano Debrakafile «Fonti militari riferiscono che l'Arabia Saudita ha avviato il percorso per dotarsi di un'arma nucleare e sta negoziando a Pechino l'acquisto di missili balistici Dong-Fen 21 (nome in codice NATO-CSS-5) con capacità nucleare. La Cina, che in linea di principio ha acconsentito alla transazione, potrebbe anche costruire per i nuovi acquisti sauditi una base operativa  vicino a Riyadh». Già nel 2011 Debrakafile aveva rivelato che l'Arabia Saudita aveva raggiunto un accordo con il Pakistan che sarebbe disponibile a cedere alla monarchia assoluta islamica una testata nucleare proveniente dall'arsenale di Islamabad per montarla su un missile balistico.

La situazione è paradossale: la dittatura saudita, alleata di ferro di Usa e Nato, comprerebbe missili balistici dai cinesi e testate atomiche da pakistani (realizzate con l'aiuto  cinese e forse nordcoreano) per difendere la "democrazia" contro due Paesi alleati della Cina: Iran e Siria, sospettati e boicottati dall'Occidente perché antidemocratici e sospettati di  volersi dotare di armi nucleari.

Secondo Debrakafile «Riyadh ha un interesse diretto nelle due più attive questioni mediorientali: Iran e Siria. Il programma di armamento nucleare iraniano è andato avanti per due decenni, a prescindere dagli innumerevoli tentativi di contenimento, realizzati con ogni strumento diplomatico alla luce del sole e con un livello crescente di sanzioni, senza alcun risultato. Teheran va avanti a prescindere dagli impedimenti. A Istanbul, martedì 3 luglio, le 6 potenze e l'Iran hanno fallito il quarto tentativo di raggiungere un accomodamento sul programma nucleare iraniano. Il sovrano siriano Bashir al Assad  rimane ugualmente imperterrito di fronte alla condanna internazionale. Sabato 30 giugno gli Stati Uniti e la Russia ancora una volta non sono  riuscito a concordare un piano d'azione comune in Siria. Le forze saudite sono stati pronte all'azione in Siria ai confini giordani ed irakeni e il Segretario di Stato americano Leon Panetta ha visitato Riyadh a fine giugno».

Secondo il sito israeliano le forze armate saudite hanno raddoppiato la loro preparazione ad un intervento militare dal primo luglio, quando l'Unione europea ha inasprito il suo embargo petrolifero contro la Repubblica Islamica: «I sauditi,la Quinta flotta e l'intera regione del golfo si stanno preparando alle rappresaglie iraniane che potrebbero comportare la chiusura dello Stretto dio Hormuz da parte di Teheran, vitale per la navigazione, cioè blitz contro le facilities di esportazione di petrolio degli emirati del Golfo».

A proposito di sanzioni e ritorsioni, la National iranian oil company  (Nioc) ha sospeso un contratto di 107 milioni dollari con la società petrolifera italiana, Edison per lo sviluppo del giacimento di petrolio Dayyer a Bushehr nel sud dell'Iran.  L'agenzia Mehr News spiega che «La decisione e' dovuta all'incapacità e al mancato rispetto della società italiana riguardo i propri impegni contrattuali. L'accordo era stato stipulato circa 6 anni fa per l'esplorazione e lo sviluppo del giacimento offshore di  Dayyer nel Golfo Persico. La Nioc ha dovuto revocare il contratto a causa dei frequenti ritardi e della lentezza dei progressi nel progetto». La ritorsione per l'embargo occidentale è più che evidente.

La tensione è nuovamente salita quando i guardiani della rivoluzione islamica, i pasdaran iraniani, hanno avviato un'esercitazione di tre giorni , simulando attacchi  missilistici contro basi "nemiche", che prevedevano rappresaglie contro le forze statunitensi e le loro basi in Turchia ed Israele.  

Ma gli americani non sono da meno: la mattina dell'8 luglio la Quinta flotta Usa di stanza in Bahrain (altra monarchia assoluta sunnita che ha represso nel  sangue la rivolta della maggioranza sciita) ha annunciato l'ingresso nelle acque del Golfo Persico della nave da guerra Uss Ponce. Secondo il network satellitare iraniano Press Tv, «Il comunicato del portavoce della quinta flotta spiega che la nave ha raggiunto la base giovedì scorso e che il suo principale obbiettivo è fornire servizi di riparo alle altre navi. Dalla fine di giugno è la quinta grande nave Usa che raggiunge la base navale nel Bahrain, elemento che non può passare inosservato considerando le mire espansioniste di Usa ed alleati nella regione. Da ricordare che gli Usa hanno rafforzato la loro presenza pure in Kuwait con circa 15 mila uomini; truppe Usa sono presenti anche in Emirati Arabi Uniti e Qatar. Il Pentagono ha informato recentemente di voler tenersi "pronto ad un eventuale conflitto" nella regione del Golfo Persico. Alcuni esperti credono che si tratti dei preparativi per pianificare un attacco militare all'Iran»

Intanto il governo iraniano ribadisce di essere pronto «A difendersi dinanzi a qualsiasi aggressione. Sono in corso, infatti, in questi stessi giorni, diverse manovre militare in Iran» e la radio internazionale iraniana Irib informa che «L'ultima, conclusasi qualche giorno fa, ha portato al test dei principali missili a lunga gittata iraniani che raggiungono fino i 2.000 km di distanza».

Ma la cosa che più preoccupa è l'avvio contemporaneo e coordinato di  esercitazioni militari in Iran e Siria dedicate allo stesso obiettivo: respingere un intervento militare straniero. Gli iraniani sono molto preoccupati dalle rivelazioni dei servizi  segreti  russi che hanno detto che un intervento militare in Siria servirebbe a creare una testa di ponte per attaccare l'Iran.  

Secondo il comandante dell'aeronautica iraniana Alireza Sabahifard le esercitazioni, che coprono un'area di 50.000 km2 servono a «Difendere la Repubblica Islamica, gli interessi vitali dell'Iran e la sicurezza nazionale» e i radar, missili, intercettazioni e artiglieria messi in campo puntano ad una "Valutazione dei sistemi di difesa aerea nella guerra elettronica».

Intanto il dittatore siriano Assad, in un'intervista alla televisione tedesca Ard, ha accusato gli Usa  di fomentare la rivolta contro il suo governo: «L'America sta collaborando con i terroristi... con armi, denaro o sostegno pubblico e politico presso le Nazioni Unite. Non mi dimetterò di fronte alle sfide nazionali», il riferimento al duro avvertimento inviato ad Assad dalla segretaria di Stato Usa Hillary Clinton è più che evidente.

Le esercitazioni siriane hanno avuto inizio con la marina di Damasco che ha simulato il respingimento di un attacco dal mare, seguite da esercitazioni  terrestri. La Tv di Stato del regime nazional-socialista trasmette filmati con il lancio di missili da parte di veicoli, elicotteri  e navi da guerra e l'agenzia ufficiale Sana assicura che «Gli obbiettivi sono stati colpiti con la massima precisione».

Anche se la Clinton ha detto che la mediazione Onu della Lega Araba è fallita e che il regime è vicino al collasso, il portavoce del governo siriano, Jihad Makdissi, ha detto che oggi «È confermato che Annan sarà in visita, nel quadro della sua missione, per discutere con i responsabili siriani del suo piano».  Ma il tempo per fermare la strage ed evitare una guerra potrebbe essere davvero scaduto, e le compere di missili ed ogive nucleari potrebbero prepararne uno ancora peggiore per il Medio Oriente.

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