[24/07/2012] News

Ad aumento di temperature e CO2 seguono da vicino i cambiamenti climatici

In 150 anni quanta CO2 ha prodotto l’uomo? La natura l’avrebbe emessa in 8000 anni

Per capire quale potrebbe essere il nostro futuro, gli scienziati stanno studiando il più grande cambiamento climatico avvenuto negli ultimi 100.000 anni sul nostro pianeta: la transizione dall'era glaciale al periodo caldo interglaciale. Ora una nuova ricerca dal Niels Bohr Institute dell'università di Copenhagen e dell'università della Tasmania svela che, contrariamente a quanto si pensava prima, «l'aumento della temperatura e l'aumento della CO2 si susseguono da vicino in termini di tempo». 

I risultati della ricerca "Tightened constraints on the time-lag between Antarctic temperature and CO2 during the last deglaciation" sono stati pubblicati da Climate of the Past  e i ricercatori sottolineano che «nel clima più caldo il contenuto atmosferico di CO2 è naturalmente più elevato. Il gas CO2 ( anidride carbonica) è un gas serra che assorbe la radiazione di calore dalla terra e mantiene così la Terra calda. Nel passaggio tra le ere glaciali e d i periodi interglaciali il contenuto atmosferico di CO2 contribuisce a intensificare le variazioni climatiche naturali».

Prima si pensava che le temperature fossero cominciate a salire alla fine della glaciazione circa 19.000 anni fa e che l'aumento della CO2 fosse avvenuto con un ritardo di almeno 1.000 anni. Ma  Sune Olander Rasmussen, coordinatore del Centre for ice and climate del iels Bohr Institute, spiega che «le nostre analisi della carote di ghiaccio della calotte dell'Antartide dimostrano che  la concentrazione di  CO2 nell'atmosfera seguono l'aumento delle temperature antartiche molto da vicino e sono sfalsate al massimo di poche centinaia di anni».

La ricerca che rivoluziona diverse convinzioni sul clima si basa sulle analisi di carote di ghiaccio provenienti da cinque fori attuati nella calotta di ghiaccio in Antartide, dove la coltre di ghiaccio è costituita da neve che non si scioglie, ma si accumula anno dopo anno e gradualmente si è compressa in uno strato  di ghiaccio di  chilometri di spessore. Durante la compressione, l'aria viene intrappolata tra i fiocchi di neve e di conseguenza il ghiaccio contiene minuscoli ed antichissimi campioni di atmosfera. La composizione del ghiaccio mostra anche quale fosse la temperatura al tempo in  cui è caduta quella neve "fossile". Il ghiaccio è un gigantesco archivio del clima e della composizione atmosferica del passato.

Secondo Sune Olander Rasmussen, «le carote di ghiaccio mostrano un rapporto quasi in  sincronia tra la temperatura in  Antartide e il contenuto di CO2 e questo suggerisce che sono i processi nelle acque profonde che circondano l'Antartide che svolgono un ruolo importante nell'aumento della CO2. Una delle teorie è che quando l'Antartide si riscalda, ci sono  forti venti sopra l'Oceano del Sud e i venti pompano  più acqua fino dagli strati profondi fino al fondale dell'oceano dove c'è un alto contenuto di CO2 in tutti i piccoli organismi che muoiono e cadono e si putrefanno sul fondo del mare. Quando soffiano forti venti sopra l'Oceano del Sud, la circolazione oceanica porta più acqua ricca di CO2  dal basso verso l'alto  fino alla  superficie, ed una parte di questa CO2 viene rilasciata nell'atmosfera. Questa processo è collegato sia alla temperatura che alla CO2 ed i nuovi risultati suggeriscono che il collegamento è più ravvicinato ed avviene più velocemente di quanto si  ritenesse in precedenza».

Un processo, aggiungiamo noi, che mette in dubbio i progetti di geoingegneria di "fertilizzazione dell'Oceano", che si basano proprio sulla produzione di biomassa che imprigiona CO2 e la porta sul fondale dell'oceano con la morte dei plancton.  

La ricerca ricorda che la temperatura globale cambia naturalmente a causa della radiazione solare, un cambiamento causato dalle variazioni dell'orbita della Terra intorno al Sole, dall'inclinazione della Terra e dall'orientamento dell'asse della Terra. Si tratta dei "Milankowitch cycles" che si verificano in periodi di circa 100.000, 42.000 e 22.000 anni. Questi sono i cicli che fanno in modo che il clima della Terra passi da lunghe ere glaciali di circa 100.000 anni a periodi interglaciali più caldi, compresi tra 10.000 e 15.000 anni. Il riscaldamento naturale del clima è stata intensificato dalla maggiore quantità di CO2 nell'atmosfera. 

Sune Olander Rasmussen però evidenzia: «Quello che stiamo osservando al giorno d'oggi è che l'umanità ha portato il contenuto di CO2 nell'atmosfera a salire molto: in soli 150 anni è aumentato come oltre 8.000 anni durante la transizione dalla glaciazione dell'attuale periodo interglaciale e che può portare allo squilibrio  il clima della Terra. Questo è il motivo per cui è ancora più importante che abbiamo un "good grip" su quali processi abbiano  causato il cambiamento del clima nel passato, perché gli stessi processi possono operare in aggiunta alle modifiche antropiche che vediamo oggi. In questo modo il clima del passato ci aiuta a capire come le varie parti dei sistemi climatici interagiscono e cosa possiamo aspettarci nel futuro».

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