[10/10/2012] News

Re-industrializzare l'Europa, la Commissione Ue sdogana la materia: incentivi al risparmio e al riciclo come per l'energia

Il commissario Tajani spinge per realizzare «un'economia a ciclo chiuso»

C'è un passaggio particolarmente importante nel documento chiave sulla nuova Politica
industriale per affrontare e superare la crisi, presentato stamani dal vicepresidente della
Commissione Ue Antonio Tajani (Nella foto). Tra le linee d'azione prioritarie per re-
industrializzare l'Europa (leggi il discorso ufficiale nei link) viene confermata e rilanciata
più che mai la "Politica industriale sostenibile". Stiamo parlando di un vero piano di riconversione
ecologica dell'industria europea che così esce definitivamente - href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-10/europa-ecosostenibilita-passa-futuro-
063619.shtml?uuid=AbSekArG&fromSearch">come dimostra il pezzo di Orioli di stamani sul
Sole24Ore
- dal libro dei sogni degli ambientalisti, conferma narcisisticamente che la linea
editoriale di greenreport.it aveva e ha sempre più un senso e dà soprattutto una chance enorme al
Vecchio Continente, una exit strategy reale e duratura socialmente e ambientalmente. E più di tutto,
come dicevamo, colpisce un passaggio del documento quando si sostiene esattamente un nostro
oramai quasi logoro cavallo di battaglia, ovvero che: «Sebbene l'energia sia stata la principale
risorsa presa di mira fino ad ora, la direttiva prevede miglioramenti relativi a tutti gli aspetti
ambientali, compreso tra l'altro l'efficienza dei materiali». Che cosa significa? Che finalmente quando
si parla di riconversione si parla delle due gambe della sostenibilità, ovvero dei flussi di energia e dei
flussi di materia, tant'è che si spiega inoltre che «sarà applicato gradualmente a una più ampia
gamma di prodotti industriali che hanno un notevole impatto ambientale. L'azione deve anche essere
presa al fine di sviluppare ulteriormente a livello europeo i mercati per il riciclaggio dei rifiuti e di
procedere verso una economia a ciclo chiuso. Nuove norme europee per qualità graduali di materiali
riciclati (ad esempio metalli, legno e tessili) favorirebbe anche lo sviluppo del mercato. Progetti di
dimostrazione aggiuntivi per il riciclaggio, smaltimento, e tecnologie di smistamento sono
urgentemente necessarie per applicazioni specifiche, come il progetto pilota sulla RECAP per le
migliori tecniche di riciclaggio di materie plastiche miste».

Ma la svolta sta qui a nostro
parere. Dopo i giusti incentivi alla raccolta differenziate e quelli assai più discutibili al recupero
energetico, la Commissione sostiene che «tecnologie innovative per la gestione dei rifiuti e delle
risorse potrebbero essere promosse anche attraverso lo scambio di buone pratiche. Fondi di
coesione e strutturali e ad altri finanziamenti pubblici, programmi di incentivazione e segnali di
prezzo possono sempre promuovere il riciclaggio, il ricondizionamento, e il riutilizzo a preferenza
dell'incenerimento». Per una vera riconversione dell'economia e quindi dell'industria, la
Commissione Ue sdogana la materia e spiega che «le materie prime non energetiche e non agricole
sono di vitale importanza per la competitività dell'industria europea».

«L'innovazione -
viene aggiunto -  può aiutare a ridurre l'approvvigionamento. Ciò può essere ottenuto - e qui il
passaggio è discutibile - , per esempio, sviluppando l'estrazione (compresa l'estrazione dai fondali) e
con metodi di lavorazione e progettazione di prodotti - questo invece assai condivisibile -  per
facilitare il riciclaggio di alta qualità, attraverso "miniere urbane"».

L'Ue - è un altro
passaggio importante - deve migliorare la condivisione di cooperazione e di informazioni tra gli Stati
membri sulle materie prime per raggiungere la massa critica necessaria per lo sviluppo ad anello
chiuso di soluzioni per catene di valore materiale. Il partenariato europeo per l'innovazione sulle
materie prime riunirà tutte le parti interessate per accelerare la disponibilità di soluzioni tecnologiche
e di altro tipo al mercato. La Commissione poi dovrà tradurre questo piano strategico di attuazione
in un programma operativo.

La Commissione Ue parla senza giri di parole di «fabbriche di
domani» che «utilizzeranno processi energetici e materiali ad alta efficienza, materiali rinnovabili e
riciclati, e sempre più adotteranno modelli commerciali sostenibili come simbiosi industriale per il
recupero di materiali e di spreco di calore e energia». E non è certamente solo una questione
ambientale: «queste tecnologie rappresentano una importante opportunità d'affari, con un mercato
globale che si prevede di raddoppiare a oltre 750.000.000.000 € entro il 2020. L'industria europea è
già leader mondiale in queste tecnologie, con una quota di mercato mondiale di oltre il 35% e una
quota di brevetti di oltre il 50%. Il coordinamento delle politiche delle politiche comunitarie e degli
Stati membri e delle parti interessate potrebbero unire gli sforzi per valorizzare mediante una task
force dedicata le tecnologie di produzione avanzate per la produzione pulita. Ciò fornire leadership e
coordinamento e garanzia per la più ampia diffusione e la commercializzazione dei risultati dei
partenariati pubblico-privato. Si potrebbe anche promuovere misure sul lato della domanda di
innovazione, tra cui puntuale regolamentazione del mercato interno e della normazione ed appalti
pubblici innovativi».

La soluzione ovviamente non è il piano, che non può essere mai una
panacea, ma quali azioni si faranno per raggiungere gli obiettivi (se condivisi) qui posti.  Per questo
ci fermiamo qui nell'analisi del documento, anche se ha molte altre interessanti proposte, per le
costruzioni e per le auto a basse emissioni ad esempio (di cui avremo tuttavia modo di riparlare),
ma questo passaggio può rappresentare davvero la svolta che ci viene voglia di enfatizzarlo come
un grande passo per la riconversione ecologica dell'industria, uno enorme per uscire dalla crisi
ecologica-economica-sociale, asciugandosi e tamponando le lacrime e il sangue versati in questi
anni. 

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