[12/10/2012] News

Tra gli incentivi ai progetti salva-industria ci sono anche quelli per il riciclo?

Per qualcuno potrà essere un noioso refrain, ma per noi che ne abbiamo fatto la nostra linea editoriale, gioca ricordare che l'Unione Europea ha scritto nero su bianco che «per sviluppare prodotti e processi più efficienti e sostenibili sono necessari nuovi materiali avanzati. Tali materiali costituiscono parte della soluzione ai nostri problemi industriali e sociali, poiché offrono una maggiore efficienza d'uso, minori requisiti per l'uso di risorse ed energia, nonché la sostenibilità al termine del ciclo di vita dei prodotti (...). Essi costituiscono inoltre anche la base per realizzare progressi in settori tecnologici trasversali (per esempio le bioscienze, l'elettronica e la fotonica) e praticamente in tutti i settori di mercato.

I materiali stessi rappresentano un passo fondamentale per aumentare il valore dei prodotti e le loro prestazioni. Il valore e l'impatto stimati dei materiali avanzati sono significativi, con un tasso di crescita annuo di circa il 6% e una dimensione di mercato prevedibile dell'ordine di 100 miliardi di euro entro il 2015». Non solo «I materiali sono progettati secondo un approccio  basato sul ciclo di vita completo, dalla fornitura di materiali disponibili fino alla fine della vita ("dalla culla alla culla"), con approcci innovativi per ridurre al minimo le risorse necessarie per tale trasformazione» e per questo «è necessario integrarvi anche l'uso continuo, il riciclaggio o l'utilizzazione secondaria dei materiali arrivati a fine ciclo nonché la pertinente innovazione sociale».

Tutto questo sta scritto nel programma europeo "Horizon 2020" e lo ricordiamo perché anche oggi sul Sole24Ore descrivendo la bozza del nuovo fondo per la crescita sostenibile sotto al titolo "Incentivi ai progetti salva-industria" si sostiene che lo si è pensato proprio «per lo sviluppo delle aree tecnologiche individuate dal programma europeo "Horizon 2020"», ma poi del suddetto aspetto non se ne fa menzione, relegando il grande tema della "sostenibilità" alle sole rinnovabili.

E' un tic che francamente ha stancato - e se persino il vicepresidente della Commissione Ue Tajani ha rimarcato questo aspetto ci sarà un motivo - anche perché, come si legge sempre sul Sole,  «per essere ammessi ai benefici, questo tipo di programmi deve essere collegato a realizzazione di nuove unità produttive, ampliamento di quelle esistenti, diversificazione della produzione, cambiamento fondamentale del processo produttivo» e «In questo ambito, verrà concessa priorità ai programmi realizzati nelle regioni Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), dalle Pmi o che prevedono l'impiego di energia da fonti rinnovabili».

Che cosa vuol dire quindi? Dal nostro punto di vista delle due una: o l'Italia ha recepito, per così dire, il programma "Horizon 2020" come le pare a lei, e oltretutto ci sarebbe da segnalare che da una parte tira mazzate sulle rinnovabili e dall'altra poi in qualche modo le premia; oppure l'informazione è monca di una parte essenziale per motivi che ignoriamo.

Solo due giorni fa la Commissione ha ribadito che la manifattura e il riciclo dei materiali sono uno dei cardini della reindustrializzazione dell'Europa, l'Italia vuole o no partecipare a questo progetto? Se la risposta è sì, quando parla di "crescita sostenibile" (sorvolando se sia il miglior modo o meno di definire il nuovo modello di sviluppo) non può dimenticarsi sistematicamente di una delle gambe della sostenibilità stessa, che sono appunto i flussi di materia, oltre agli ormai (fortunatamente) arcinoti flussi di energia. 

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