[21/11/2012] News

Dighe e infrastrutture lungo i fiumi: Icer al lavoro per tutelare migrazione e habitat dei pesci

Molte specie di pesci, come i salmoni e le anguille, ritornano per riprodursi nei luoghi dove sono nati e così riparte il ciclo della loro vita. Alcuni pesci seguono rotte di migratorie specifiche e quelli che vivono in fiumi ed estuari interrotti da dighe e sfruttati da centrali idroelettriche sono i più a rischio.

Uno studio dell'International centre for ecohydraulics research (Icer) dell'università di Southampton  punta proprio a proteggere questi pesci, L'Icer spiega che «Gli ambienti acquatici sono stati modificati dall'uomo per secoli. Anche se gli impatti ambientali dello sviluppo delle risorse idriche sono ampiamente riconosciuti, i meccanismi che sono alla base degli effetti negativi osservati sono spesso poco conosciuti. Come conseguenza di questo una effettiva mitigazione si è dimostrata difficile da raggiungere. Oggi, lo sviluppo su laghi, fiumi, estuari e coste per fornire energia, trasporti ed altre infrastrutture prosegue nell'ambito di una sempre più stringente normativa ambientale (ad esempio la direttiva quadro sulle acque)». L'Icer è composto da un team interdisciplinare di scienziati che «Collaborano con le parti interessate, nazionali e internazionali, per colmare i divari tra le varie discipline e prospettive».  Si tratta di una ricerca innovativa che coinvolge ecologia, ingegneria, geomorfologia, e le scienze sociali per trovare soluzioni ai problemi creati dallo sviluppo delle attività antropiche agli  gli ecosistemi acquatici sono sviluppati. L'Cer è diventato rapidamente noto perché aiuta i progettisti ed i realizzatori delle centrali idroelettriche a comprendere il comportamento dei pesci e a trovare modi innovativi per tenerli lontani dalle turbine e dai sistemi di aspirazione. 

Paul Kemp, che guida il team di ricerca dell'Icer, sta concentrando gli sforzi sullo studio dell'attrazione e della repulsione comportamentale, ma anche su altri aspetti del comportamento dei pesci, tra i quali la loro distribuzione e le rotte di migratorie. I ricercatori dell'Icer spiegano che «Alcuni pesci, come i salmoni e le trote, modificano il proprio comportamento in base a specifici segnali idrodinamici, come l'accelerazione del flusso. Ciò può ridurre il numero di pesci che potrebbero finire in un pericoloso punto di prelievo, ad esempio dentro una turbina o una condotta di aspirazione per l'acqua, ma è negativo nel caso di passaggi sicuri per i pesci che tendono pure ad avere dei flussi accelerati». 

Kemp sottolinea che «Lo sviluppo di costruzioni rispettose dei pesci non rappresenta una novità. Le scale di risalita per i pesci non sono una tecnologia nuova. Ci sono documenti nell'Inghilterra del XIII secolo riguardanti la necessità di lasciare uno spazio nelle dighe per permettere ai salmoni di raggiungere i luoghi di deposizione delle uova a monte, passaggio che doveva essere abbastanza largo da permettere a un maiale ben nutrito di stare di traverso senza toccarne i lati. Si ritiene che questo "passaggio del re" risalga ai giorni di Riccardo Cuor di Leone, ma ora dobbiamo essere più evoluti per proteggere le specie dal pericolo. Ciò che noi vogliamo fare in realtà è inserirci in aspetti del comportamento dei pesci per alterare la loro distribuzione e i loro spostamenti per aumentare la possibilità di allontanarli da zone pericolose, come le turbine e i punti di aspirazione dell'acqua, e allo stesso tempo dirottandoli o attirarli verso altri percorsi preferibili, come ad esempio i passaggi per i pesci».

Le iniziative in questo campo si sono fino ad oggi concentrate soprattutto sui salmoni ma recentemente la sfera di interesse si è ampliata ad altre specie di pesci che sono o potrebbero essere minacciate da infrastrutture per modificare i fiumi e a controllarne il flusso dell'acqua. Studi sono in corso in tutto il mondo, dallo Yangtze in Cina al Rio delle Amazzoni in Sud America. Per controllare il comportamento dei pesci in risposta alla situazione idrodinamica che si trova presso le dighe, i ricercatori dell'Icer utilizzano i canali artificiali nel parco scientifico dell'università di  Southampton. 

Infatti il team di Kremp ha anche un'altra importante area della ricerca che riguarda le anguille, la cui popolazione negli ultimi 20 anni ha avuto un crollo drammatico del 90%. I ricercatori ripercorrono l'odissea di questi pesci prima molto comuni: «Gli adulti, che abbandonano i fiumi d'acqua dolce e nuotano per migliaia di chilometri fino al Mar dei Sargassi nel mezzo dell'oceano Atlantico settentrionale per deporre le uova e morire, sono rimpiazzati dai loro minuscoli piccoli, conosciuti con il nome di leptocefali, che compiono il pericoloso viaggio di ritorno per popolare i fiumi europei. A causa del crollo delle popolazioni di anguille, questa specie è adesso protetta da una legge Ue  dalla Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites).  Tuttavia, sia le anguille adulte che i leptocefali corrono il pericolo di essere risucchiati nei sistemi di raffreddamento ad acqua delle centrali elettriche o di essere affettati dalle turbine idroelettriche. Rimane ancora da fare molto lavoro per proteggere le anguille».

L'Icer sta studiando se, modificando l'illuminazione o l'acustica nei pressi delle condotte di pompaggio, si può riuscire a tenere lontani i pesci e Kemp concludendo evidenzia che «Le anguille sono leggermente differenti e meno sensibili ai segnali idrodinamici rispetto ad altre specie di pesci, e per loro sono quindi necessari approcci alternativi. Noi stiamo studiando gli effetti combinati di diversi tipi di stimoli, ad esempio idrodinamici, acustici e luminosi, per aumentare le possibilità di provocare una risposta voluta».

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