[11/12/2012] News

Le Filippine dopo il tifone Bopha, si cercano ancora i sopravvissuti nel fango

Manca tutto, il 40% dei profughi sono bambini

Ad una settimana dal disastro le squadre di ricerca nel sud delle Filippine continuano a recuperare corpi delle vittime del tifone Bopha che ha devastato le aree agricole di Mindanao. Centinaia di migliaia di disperati hanno bisogno di aiuto dopo  che l'ennesimo disastro ambientale ha colpito senza pietà le Filippine, orma uno degli hot spot del global warming planetario. Probabilmente non si conoscerà mai il numero delle vittime e il reale ammontare dei danni che hanno tolto tutto a popolazioni poverissime: nella zona più colpita, New Bataan Township, nella  valle di Compostela,  interi villaggi sono stati spazzati via da un impasto mortale di fango, pietre e legname che il 4 dicembre è precipitato sui centri abitati e che ha distrutto ogni collegamento stradale e pista.

Il capo del National disaster risk reduction management council, Benito Ramos, ieri ha detto che Bopha ha fatto almeno 647 vittime, ma ci sono già 780 dispersi e più di 200 corpi non sono stati reclamati perché sono irriconoscibili, o perché sono morti anche tutti  i loro parenti.

Il tifone ha colpito  la costa orientale di Mindanao, a più di 900 km a sud della capitale Manila, provocando  frane nelle zone di montagna, dove per decenni si sono installate intere comunità in zone ad altissimo  rischio di inondazione. Bopha è arrivato su questo territorio popolato ed instabile con raffiche ad oltre 200 km, trasformandosi in un'ora nel più forte tifone che ha colpito le Filippine nel 2012.

Ramos ha detto all'agenzia stampa umanitaria dell'Onu Irin che la gente era stato avvertita sull'arrivo di Bopha, «Ma anche così, più di 5 milioni di persone sono state colpite nel suo cammino. Il tifone ha ridotto New Bataaan in una terra desolata, travolgendo i funzionari del governo locale in una zona un tempo considera sicura dalle potenti perturbazioni atmosferiche». Ora, secondo l'Onu , più di 360.000 persone sono alloggiate nei centri di evacuazione o con amici e parenti.

«Vogliamo ricostruire, ma non abbiamo nulla per farlo - ha detto ad Irin Narciso Magno, un 40enne rimasto solo con 4 figli e la cui piccola fattoria di banane e riso è stata completamente distrutta - Siamo a corto di cibo. Non c'è nessuna fonte di acqua potabile, se non quella che esce da tubi rotti che sono forse contaminati... Dobbiamo ricominciare dall'inizio, ma abbiamo bisogno di soldi per le sementi ed i fertilizzanti. Ma noi non abbiamo soldi».

Secondo il ministro per gli affari sociali Corazon Soliman, Bopha è stato tre volte peggio di Sendong, come i filippini chiamarono la tempesta tropicale Washi che nel 2011 seminò morte e distruzione nelle Filippine e sottolinea: «Ora c'è un bisogno immediato di cibo, vestiti asciutti, medicine e rifugi temporanei».

In effetti l'area devastata da Bopha è molto più grande di quella colpita da Washi, tanto  che il  il presidente delle Filippine  Benigno Aquino ha dovuto  dichiarare lo stato di calamità nazionale, Soliman lancia un drammatico appello: «La sfida immediata è ora quella di definire le linee di rifornimento. Abbiamo bisogno di cibo per le persone e di dare loro un senso di sicurezza per ridurre il senso di privazione. Molti dei senza fissa dimora sono costretti a mendicare per il cibo lungo le strade, dove intere famiglie vivono da giorni in tende di fortuna. Gli aiuti sono in arrivo, ma non sono rimaste in piedi strutture sufficienti per accogliere le persone, quindi ciò che stiamo facendo attualmente è la costruzione di prefabbricati che per ora possono essere i centri di evacuazione».

Il 10 dicembre l'Onu ha lanciato un appello per raccogliere 65 milioni di dollari. C'è bisogno urgente di cibo, vestiti e medicine, ma Luiza Carvalho, coordinatrice umanitaria dell'Onu nelle Filippine, evidenzia che «I bambini, circa il 40% degli sfollati, hanno bisogno di spazi temporanei di apprendimento» e che il ritardo degli aiuti «Aggrava ulteriormente i disagi delle persone già indebolite dalla fame, del dolore e dalla perdita di familiari e amici. La devastazione non può essere cancellata in una notte». 

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