[12/12/2012] News

Tasse, scappa anche Obelix: quale riforma fiscale se si apre la porta alla fuga di capitali?

Aumentano le disuguaglianze, ma si lascia che ricchi e finanza non paghino le proprie responsabilità

Le tasse sono riuscite dove Giulio Cerare e i suoi legionari romani hanno fallito: Obelix è scappato. Non si è limitato ad abbandonare l'indimenticabile villaggio dell'Armorica abitato dagli irriducibili galli dei fumetti, ma l'intera Francia (quella vera). Gérard Depardieu, simbolo della Francia e l'attore che ha più volte interpretato il gallo con le trecce più famoso del mondo, si è infatti trasferito nella cittadina belga di Nechin, a 1 km scarso dalla madrepatria: laggiù, la tassazione è molto più favorevole.

In Belgio si allontana lo spauracchio della tassa del 75% voluta da monsieur Hollande, di fronte alla quale già un rapace David Cameron, premier britannico, aveva gioito: «Srotoleremo il tappeto rosso per le imprese francesi che preferiranno pagare le tasse nel Regno Unito».

Sembrano sempre più lontani i tempi - correva il 2007, moderno a.c. (ante-crisi) - quando il dicastero dell'Economia italiano era retto dal Tommaso Padoa-Schioppa: «La polemica anti tasse è irresponsabile - dichiarò il ministro - Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l'istruzione e l'ambiente». 

Si cerca anzi di contribuire il meno possibile, contrapponendo interessi privati a interessi pubblici (come appunto lo sono «la salute, la sicurezza, l'istruzione e l'ambiente»), anche nella patriottica Francia. Davanti all'ammutinamento di Depardieu si è scomodato direttamente Jean-Marc Ayrault, premier francese, dichiarando che «La povertà non sarà ridotta se chi possiede di più non accetta un po' di solidarietà e un po' di generosità. Quelli che scelgono l'esilio all'estero non hanno paura di diventare poveri. Vorrebbero diventare ancora più ricchi».

La forbice delle disuguaglianze economiche, già in ascesa negli ultimi decenni in quasi tutta Europa, si è allargata a causa di una prolungata crisi che produce povertà in aumento e progressiva perdita di capitale umano, soprattutto tra i giovani. I più recenti dati Istat confermano come anche per il nostro Paese questa debba essere ormai riconosciuta come una vera e propria emergenza nazionale: il 28,4% delle persone residenti in Italia è infatti a rischio di povertà o esclusione sociale. Non è più accettabile - ancor più che in passato - l'esistenza di sacche amplissime di evasione fiscale, elusione, traffico di denaro sporco. Eppure, al contrario, tutti questi tarli sociali ed economici sono in continua moltiplicazione, e continuano a rimanere pressoché impuniti anche quando emergono alla luce del sole. Come nel caso della Hsbc, uno dei più grandi gruppi bancari al mondo, che ha annunciato di aver concluso un patteggiamento da 1 miliardo e mezzo di euro per chiudere la procedura riguardante l'indagine Usa per riciclaggio di denaro legato a cartelli della droga. «Di fronte alle accuse di mancato rispetto delle regole vigenti sul riciclaggio del denaro, su fondi messicani legati alla droga, e quelle di somme finite in una banca saudita sospettata di legami con Al Qaida, la banca non ha potuto far altro che ammettere la mancanza di controlli e chiedere scusa. Hsbc - riporta euronews - stando alle accuse, ha realizzato in sei anni transazioni con l'Iran per 12 miliardi di euro, tra il 2007 e il 2008 , la sua filiale messicana ha eseguito trasferimenti per 5 miliardi di euro, denaro che potrebbe provenire dai cartelli messicani della droga».

A fronte di continui scandali finanziari, non solo la politica non riesce ad agire con efficacia al livello internazionale dove si muovono i grandi capitali, o a rispondere e decidere con la loro stessa velocità. Anche Basilea 3, il tiepido accordo di riforma per la regolamentazione del settore bancario, registra adesso un nuovo stop. Prevista originariamente per gennaio, la sua introduzione - ha annunciato ieri il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni - è rinviata di un anno, a inizio 2014.

Anche per recuperare almeno in parte quella sovranità economica (e, infine, politica) che è ormai sfuggita loro di mano, per i parlamenti e governi europei si fa imprescindibile la carta dell'Unione: alla lunga, mettere in concorrenza le politiche fiscali nazionali sarà altrimenti deleterio per ogni Paese.

Se Obelix scappa, potranno continuare a farlo beninteso anche i ben più eterei capitali finanziari, e per lidi anche molto più lontani del Belgio. Allora sarebbe inutile continuare a parlare anche di una qualsiasi riforma ecologica che sposti il carico fiscale sul consumo di risorse materiali ed energia: si rivelerebbe un prelievo talmente circoscritto da rasentare lo strozzinaggio. La prima vera riforma fiscale sta nella semplice volontà di recuperare quanto spetta di diritto alle casse pubbliche: senza risorse, parlare di indirizzare politiche di sviluppo sostenibile rimane solo una felice utopia. Obelix, non è questo il momento di scappare dalle proprie responsabilità.

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