[04/01/2013] News

Pacco e contropacco a danno dei parchi

Putroppo, è necessario tornare ancora una volta a parlare delle ragioni e dei rischi contenuti nella decisione di inserire confusamente e malamente una serie di modifiche alla legge quadro sui parchi (ma anche a quella sul mare precedente a questa) in un provvedimento destinato a non essere approvato in via definitiva in questa legislatura giunta ormai a termine.

Modifiche per altro non necessarie ai fini del provvedimento, rivolto principalmente a regolare taluni finanziamenti e - come vedremo - in palese contrasto con una direttiva recentissima del ministro dell'Ambiente Clini sull'impegno dei parchi ed anche con i programmi del ministro alla Coesione Barca, che prevedono un ruolo importante dei parchi e delle aree protette nelle politiche di integrazione - ossia di leale collaborazione istituzionale - condizione, questa, indispensabile per qualsiasi seria politica nazionale.

Ignorando tutto questo ci si è invece ostinati a immettere frettolosamente un testo sconclusionato, pasticciato e contraddittorio testo con il quale si modifica e si penalizza disinvoltamente una legge speciale come la 394  proprio in passaggi chiave che riguardano quel rapporto fondamentale di collaborazione  tra stato, regione ed enti locali, senza il quale non sarà possibile alcun rilancio non soltanto dei parchi, ma anche più in generale per le politiche dell'ambiente, a partire proprio dal mare.

Per cogliere le contraddittorietà di questa legge per molti aspetti quasi illeggibile non è necessario essere passati dalle aule parlamentari. Due aspetti tuttavia sono fin troppo chiari: il primo è che lo stato sfratta le regioni dalla gestione marino-costiera prevista non solo dalla 394 e dalle 426 ma già prima dalla legge sul mare (la 979); il secondo è che il ministero, da sé, suonerà e canterà sentendo qualche volta le regioni (non d'intesa, naturalmente), che dovranno rispondere alla svelta, risposte che il ministero potrà tranquillamente ignorare e buttare nel cestino.

Qualora qualcuno se lo fosse dimenticato stiamo parlando del mare e delle coste, del santuario dei cetacei, delle vicende dell'Arcipelago Toscano e i suoi veleni, dell'isola del Giglio e della navigazione marittima, delle trivellazioni, dei territori disastrati  di Portovenere, delle 5 Terre e di tanto altro, ma a tutto penserà il ministero e le regioni possono tranquillamente essere  mandate  in pensione.  E'previsto ad esempio un Comitato nazionale per le aree protette dove c'è ovviamente il ministero, il CFS e le Capitanerie di porto, ma non le regioni e gli enti locali. Cosa vuoi di meglio.

Si dirà - ed è vero - che tanto questa legge ora non potrà essere approvata e riguarderà semmai il nuovo Parlamento. Ma è proprio questo che non convince.

Sembra che per qualcuno questo sia un modo di inviare al nuovo Parlamento un messaggio in bottiglia: insomma, dovrete ripartire da qui. Ma è proprio questo che rende la proposta pericolosa e inaccettabile. Davvero si dovrebbe ripartire con uno sfratto delle regioni e degli enti nell'ambito di un comparto come i parchi e le aree protette? Davvero di questo hanno bisogno oggi i parchi già mazziati e cornuti?

*Gruppo San Rossore

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