[21/01/2013] News

Pechino ha più di 20 milioni di abitanti, ma la capitale del dragone è sempre più vecchia

L’inquinamento cresce insieme alla popolazione, e minaccia la produttività agricola

Secondo i dati pubblicati dall'ufficio statistiche di Pechino, la capitale cinese alla fine del 2012 ha superato i 20 milioni di abitanti, esattamente i 20.690.000, con una crescita annua della popolazione del 2,5%. In un solo anno la popolazione di Pechino è cresciuta di 507.000 residenti, quanto una grande città italiana.

L'ufficio di statistica della metropoli sottolinea un altro dato che fa ulteriormente crescere la pressione umana sulla capitale cinese: «Pechino conta circa 7,74 milioni di abitanti non originari che si sono installati per più di 6 mesi. Il loro numero è aumentato di 316.000 dalla fine del 2011».

Tanto per dare un'idea della differenza tra le dimensioni cinesi e quelle occidentali ed italiane in particolare, basta sentire quel che ha spiegato all'agenzia ufficiale Xinhu il vicedirettore dell'ufficio di statistica pechinese, Xia Qinfang, secondo il quale «Il basso tasso di crescita dell'anno scorso è da attribuire in parte al rallentamento della crescita del Pil della città, che è aumentato del 7,7% nel 2012».

Mentre la Cina si urbanizza velocemente, la sua popolazione in età lavorativa nel 2012 è diminuita di 3,45 milioni di unità rispetto al 2011, per raggiungere i 937,27 milioni di persone. Secondo Ma Jiantang, a capo dell'ufficio di Stato delle statistiche, «E' la prima volta da un periodo considerevole, che la Cina conosce una diminuzione assoluta della sua popolazione in età attiva. Dobbiamo prestare grande attenzione a questo problema».

Nel 2012 la popolazione cinese ha raggiunto un miliardo e 354 milioni di abitanti, con un aumento di 6,69 milioni di persone. I cinesi considerati "attivi", tra i 15 ed i 59 anni, rappresentano il 69,2% della popolazione del 2012 nella Repubblica popolare, un calo dello 0,6% sul 2011, quando la percentuale dei cinesi attivi era scesa per la prima volta. Inoltre le statistiche ufficiali indicano che «Ala fine del 2012, la popolazione urbana rappresentava il  52,57% della popolazione cinese, in rialzo di 1,3 punti di percentuale su base annua.

Nonostante questi numeri stratosferici, il trend demografico cinese e di Pechino è in calo, secondo gli esperti questa è una cosa positiva: «L'esplosione della popolazione è un fattore all'origine di diversi problemi con i quali si confrontano le città cinesi, tra i quali gli ingorghi e la fiammata dei prezzi degli alloggi».

L'ultimo avvertimento di una situazione delle megalopoli che sembra fuori controllo è venuta dalla cappa di smog venefico che ha imprigionato per giorni Pechino e gran parte delle città della Cina centrale ed orientale. Un pericolo che si è ripresentato dopo una brevissima tregua il 19 gennaio quando lo smog nella capitale cinese ha nuovamente raggiunto un livello pericoloso.

Un inquinamento urbano che, secondo uno studio condotto da Tian Hanqin,  un ricercatore di origini cinesi che dirige l'International center for climate and global change research dell'Auburn University dell'Alabama, e che studia gli effetti dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici sulle piante della Cina, potrebbe avere forti ripercussioni sulla produzione agricola.

Eppure, secondo i dati pubblicati due giorni fa dal ministero dell'agricoltura cinese,  «L'anno scorso, la produzione agricola della Cina è aumentata, stimolata dalla produzione di legumi, carne e zucchero». Nel 2012 la Cina ha prodotto 135 milioni di tonnellate di piante da zucchero. Il 7,8% in più del 2011. La produzione di legume è aumentata del  3,4% battendo ogni record con 702 milioni di tonnellate. La produzione di carne è cresciuta del 5,4%, fino a 82,21 milioni di tonnellate, mentre quella di uva è cresciuta dell'1,8% "8,61 milioni dit.) e quella del latte del 2,3% (37,44 milioni di t.).

Nonostante una diminuzione della superficie coltivata, anche la produzione di piante da olio (+ 5,1%) e di cotone (+3,8%) è aumentata. Dati che confermano quelli di un precedente rapporto sulla produzione cerealicola  che in Cina nel 2012 ha raggiunto circa 590 milioni di tonnellate, segnando il sesto anno di crescita consecutivo.

Quindi la produzione agricola aumenta nonostante la diminuzione della popolazione rurale. Ma allora dove sono i rischi per le risaie e i granai che sfamano le metropoli cinesi paventati da Tian Hanqin?

«Negli ultimi 50 anni nell'area di Pechino c'è stato un incremento di 16 volte dell'inquinamento da ozono - spiega lo scienziato sino-americano - La zuppa di inquinanti, tra i quali lo  zolfo e composti azotati dannosi, è sicuramente in espansione in nuove aree. Nelle campagne. L'ozono è particolarmente nocivo per le piante perché danneggia i pori sulle foglie, chiamati stomi, che le piante utilizzano per regolare la quantità di acqua che traspira dalle foglie. Il che e a sua volta influisce sulla quantità di acqua che una pianta deve assumere attraverso le sue radici. Variazioni nell'assorbimento di acqua da parte delle piante sono state documentate  in altre parti del mondo, inclusi gli Stati Uniti, ed hanno grandi impatti sulle acque sotterranee e sulle risorse idriche di superficie a livello regionale. Così potrebbe essere influenzato il ciclo dell'acqua. Questa probabilmente non è una buona cosa in un clima che cambia nel nord della Cina, dove la siccità è diventato  un problema cronico».

L'ozono di cui parla l'esperto non è quello stratosferico ma il sottoprodotto artificiale di motori a combustione delle auto. Gli studi sulla produttività a lungo termine delle piante di Tian Hanqin e di altri ricercatori dimostrano che l'inquinamento da ozono, insieme al cambiamento climatico, ha abbassato la produttività in una coltivazione in Cina e che riduce la quantità di carbonio e di altri inquinanti che le piante possono assorbire.

Un altro ricercatore della Auburn University, Arthur Chappelka, sottolinea un altro aspetto: «I peggiori effetti sulle piante avvengono  solo nelle zone in cui il problema del crescente inquinamento è abbastanza nuovo. Alcune piante sono più resistenti agli agenti inquinanti rispetto ad altre e le piante che vivono oggi nelle aree urbane a lungo inquinate sono probabilmente solo quelle che sono molto tolleranti all'inquinamento. Però, lontano dalle città, dove ci sono le coltivazioni necessarie ad  alimentare la vasta popolazione della Cina, gli effetti del crescente inquinamento delle colture sono un problema significativo».

Hanqin Tian è convinto che l'inquinamento urbano «Per certi versi colpisce la produzione agricola e la sicurezza alimentare della Cina. La qualità dell'aria è molto importante per la salute umana, delle piante e degli ecosistemi e la sostenibilità. Il problema è destinato a peggiorare, la Cina continua a svilupparsi economicamente, e per questo io ed altri ricercatori continueremo a sollecitare il governo cinese ad adottare misure per ridurre le emissioni delle automobili e delle industrie».

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