[12/02/2013] News

I tagli al bilancio Ue ostacoleranno l’economia low carbon

Nucleare: tagli all’Iter, restano i fondi per le dismissioni delle centrali

Probabilmente, almeno per quanto riguarda energia, ambiente e green economy, ha ragione Bersani e non Monti: i tagli al bilancio dell'Ue sono una vittoria di Pirro. I Capi di Stato e di governo hanno drasticamente ridotto il bilancio del meccanismo Connecting Europe Facility (Cef), uno dei progetti di punta della Commissione europea per garantire interconnessione transfrontaliera per le reti dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni. Il Consiglio europeo ha tagliato del 29% il bilancio del Cef portandolo dai 41,2 miliardi di euro proposti da Van Rompuy a circa 30 miliardi per il periodo 2014-2020. A perdere di più sono le telecomunicazioni con tagli dell'86%. Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale (2007-2013), il Cef aveva un budget di 12,9 miliardi di euro, il Consiglio europeo lo ha portato a 29,299 miliardi, una bella somma ma comunque lontana da quella auspicata dalla Commissione Ue. Per quanto riguarda le reti energetiche, il taglio è stato drastico: si è passati da 91,78 miliardi a 71,62 miliardi. C'è anche una riduzione del 15% per le reti di trasporto rispetto al testo di compromesso

Il Consiglio europeo non ha invece modificato i bilanci proposti da Van Rompuy per tre grandi progetti infrastrutturali: Galileo, Global Monitoring for Environment and Security (Gmes) ed Iter. Gmes cala comunque a 37,86 miliardi (la Commissione aveva proposto 58,41 €) e Galileo a 6,3 miliardi, (la Commissione ha proposto 7 miliardi €). Confermato il taglio già annunciato per il progetto di ricerca sulla fusione nucleare: l'International thermonuclear experimental reactor (Iter) riceverà 27,07 miliardi di euro. L'aiuto dell'Ue alla dismissione delle centrali nucleari obsolete  resta invariato: 400 milioni di euro per Ignalina (Lituania), 200 milioni per Bohunice (Slovacchia) e  260 milioni per Kozloduy (Bulgaria).

Tirando le somme (al netto del nucleare) i tagli al bilancio europeo sono un bel colpo all'economia low carbon che l'Ue dice di voler costruire. Se ufficialmente i commissari europei si felicitano per le caratteristiche ecologiche mantenute da un difficile accordo sul bilancio, i mugugni sono evidenti.

La commissaria all'azione climatica, Connie Hedegaard, ha parlato di un «Giorno estremamente importante per l'Europa. Una tappa importante verso i nostri sforzi di gestione della crisi climatica. Invece di restare in un angolo del budget dell'Ue, l'azione per il clima sarà ormai integrata in tutti i settori principali di spesa: la coesione, l'innovazione, l'infrastruttura e l'agricoltura. Se tutte le grandi economie prendessero impegni simili, l'incidenza sarebbe molto forte». In effetti l'Ue si è impegnata a mantenere il 20% di un budget da 960 miliardi di euro per le misure per il clima. Ma anche se l'ex ministro dell'ambiente conservatore danese è quasi un'eroina degli ambientalisti, stavolta le critiche non mancano: la associazioni ambientaliste fanno osservare che siamo molto lontani dal triplicare i finanziamenti per il clima come chiedeva la Commissione Ue e dicono che le voci di bilancio non servono solo a fare del greenwashing dei conti europei.

Hans Marten, direttore dell'European policy center, un think tank europeo di Bruxelles, è ancora più drastico: «Queste evoluzioni mi deprimono. Non ho mai visto una tale esposizione di interessi nazionali con così poca discussione sui bisogni dell'Europa. Come possiamo parlare di reti intelligenti se non disponiamo di una rete unificata?»

Secondo David Baldock, direttore dell' Institute for european environmental policy (Ieep)  nell'accordo di bilancio dell'Ue «Ci sono notizie contrastanti per l'ambiente e la green economy dell'Unione europea. L'approvazione dell'impegno di destinare almeno il 20% del quadro finanziario pluriennale alle attività legate al clima è un grande passo in avanti, che dovrebbe tradursi in circa 27 miliardi di euro l'anno nei prossimi 7  anni. Tuttavia è ancora modesto rispetto agli investimenti necessari per decarbonizzare e climatizzare  settori "proof key " come l'energia, i trasporti e gli edifici. In confronto, le priorità ambientali non sono state trattate altrettanto bene. C'è un grosso punto interrogativo sulla portata del futuro del programma LIife, che sembra possa subire un taglio di circa un quarto. Per quanto riguarda la Pac (Politica agricola comune, ndr),  dopo oltre 20 anni, gli sforzi volti ad aumentare la spesa per beni ambientali pubblici sono stati gettati nel caos, con tagli proporzionalmente maggiori  che saranno apportati sia al bilancio dello sviluppo rurale che al Pilastro 1 dei pagamenti diretti. Nei negoziati finali il bilancio per lo sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 è stato ridotto ancora di più a 84,9 miliardi, un  13,5% di calo rispetto alla situazione attuale».

Non tutti i commissari europei condividono l'ottimismo della Hedegaard.  «Questo apre almeno la strada all'interconnessione delle infrastrutture energetiche europee negli anni a venire - ha detto molto meno entusiasta il commissari Ue all'energia Günther Oettinger - Dobbiamo approfittarne il più possibile utilizzando degli strumenti finanziari innovativi. Se dobbiamo  fare delle scelte, questo significa, per esempio, che non possiamo cofinanziare tutte le reti necessarie in vista della connessione dei parchi eolici a terra o in mare alle grandi città». Philip Lowe, direttore della Direzione generale energia dell'Ue, è ancora più  prudente e fa notare in un'intervista ad EurActiv che «I tagli proposti nel pacchetto sule infrastrutture energetiche nuoceranno evidentemente alla capacità dell'Europa in materia di riduzioni delle emissioni dall'80 al 95 %, in rapporto ai livelli del 1990, entro il  2050. Ogni decisione che non riconosce la necessità di progredire rapidamente, aumenta i costi per il futuro [...] di questa infrastruttura. Ogni decisione che ritarda la preparazione e la messa in opera dell'infrastruttura di rete scoraggerà certamente gli investimenti».

I 5,1 miliardi di euro destinati ai progetti infrastrutturali energetici di Connecting Europe Facility sono quasi la metà dei 9,1 miliardi proposti dalla Commissione Ue e che avevano l'obiettivo di innescare, attraverso i cosiddetti "project bonds", finanziamenti privati per 200 miliardi di euro per progetti di reti di distribuzione ritenuti indispensabili. Lowe aveva già avvertito che «L'ammontare finale allocato all'infrastruttura energetica sarà certamente al di sotto della capacità di generare 200 miliardi di euro. Questa decisione, evidentemente disincentivante. La percentuale di riduzione del sostegno pubblico non si tradurrà tuttavia automaticamente in investimenti totali». I primi a cadere sotto le forbici del bilancio Ue potrebbero essere progetti come il gasdotto tra la Lettonia e la Lituania, che senza il sostegno Ue rischia di non attrarre investitori pubblici e privati. Il segnale inviato agli investitori con i tagli è preoccupante perché mette in dubbio la reale volontà dell'Ue di affrontare il tema dell'insufficienza/efficienza delle sue reti energetiche, cedendo ai localismi a detrimento di una politica comune molto più importante. Già nel novembre 2012 il commissario Ue ai trasporti, Siim Kallas, aveva già lanciato l'allarme sui tagli al bilancio comunitario: «Minacciano i principi base dell'Ue, in particolare i settori del trasporto e dell'energia, e pongono la questione di sapere se le politiche a scala europea sono realmente necessarie».

L'altra grana, come ha già detto il direttore dell'Ieep Baldock, sono le caratteristiche ecologiche delle proposte per rendere più verde la Pac: più del 30% corrispondono al carattere ecologico del budget, ma stanno sollevando molti sospetti ed diversi europarlamentari parlano senza mezzi termini di "eco-washing" In effetti progetti per rendere prioritaria l'agricoltura, come quello presentato dalla Francia, sono stati fortemente rimessi in discussione a Bruxelles. Ulteriori tagli di bilancio della stessa entità saranno realizzati nel budget dello sviluppo rurale ed in altri settori, con un trasferimento verso il finanziamento dei pagamenti diretti agli agricoltori. A conti fatti, i tagli al bilancio potrebbero fortemente ridurre i finanziamenti delle politiche ambientali europee.

«Un budget più stretto potrebbe innescare cambiamenti sfavorevoli per la proposta di concentrazione dei fondi dello sviluppo regionale sugli obiettivi per l'economia low carbon - conclude  Baldock - Uno degli effetti perversi dei tagli drastici al Connecting Europe Facility potrebbe provocare una pressione più forte sul futuro politico della coesione perché dà la priorità alla costruzione di strade ed infrastrutture a combustione fossile piuttosto che a maggiori modalità di trasporti sostenibili e di sistemi di approvvigionamento di energia più pulita».

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