[08/03/2013] News

Cinghiali radioattivi. Legambiente: «Pił controlli in Italia e in Europa»

Mappatura completa della contaminazione e una grande campagna d'informazione

Secondo Stefano Ciafani vice-presidente nazionale di Legambiente, «Il caso dei cinghiali radioattivi della Valsesia, in Piemonte, così come quello del Pellet radioattivo di qualche anno fa, ci riporta drammaticamente al disastro di Chernobyl del 1986. È fondamentale attivare controlli ferrei ed efficaci in Italia e in particolare su tutto l'arco alpino italiano, oggetto di una forte contaminazione radioattiva in seguito all'esplosione del reattore di Chernobly, e completare una mappatura della contaminazione ambientale presente in queste zone", "Il Cesio 137, l'isotopo fuoriuscito dal reattore esploso dall'incidente di Chernobyl e caduto sui territori italiani, è infatti ancora presente in molti terreni e può concentrarsi in alcune specie vegetali e animali, come funghi e selvaggina. Per questo è importante stringere la maglia dei controlli anche sui prodotti alimentari, perché la vicenda dei cinghiali ci ricorda che la coda avvelenata del disastro di Chernobyl non si è ovviamente esaurita».

Sulla vicenda, che sta sollevando preoccupazioni ed interrogativi in tutta Italia, interviene anche  Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte, «La radioattività artificiale immessa nell'ambiente da esplosioni nucleari in atmosfera e poi dall'incidente di Chernobyl, si trova ancora in quantità apprezzabili in tutti i suoli del Piemonte. a distribuzione territoriale nei suoli della radioattività artificiale è stata influenzata dalle precipitazioni: ciò vale in particolare per la radioattività dispersa a seguito dell'incidente di Chernobyl che, in Piemonte, costituisce più del 90% della radioattività artificiale presente nell'ambiente. E' fondamentale avviare una grande campagna di informazione rivolta ai cittadini per evitare comportamenti scorretti a partire dall'alimentazione di prodotti che sono contaminati dalla radioattività».

Nel dicembre 212 Legambiente ha effettuato una nuova missione in Bielorussia con il suo Progetto Rugiada a sostegno dei bambini colpiti dalle radiazioni dell'incidente e ribadisce inoltre l'importanza di maggiori controlli anche a livello europeo: «Nelle zone dell'Ucraina e della Bielorussia si assiste a una politica volta a minimizzare le conseguenze ambientali dell'incidente nucleare, sia con l'abbassamento dei livelli di radioattività, ovviamente solo sulla carta, sia tramite la ripopolazione delle aree più pericolose e l'avvio di coltivazione in loco e allevamento del bestiame. Vale tra l'altro sottolineare come funghi e legname altamente contaminati, oltre che sul mercato nazionale, vengono esportati in modo incontrollato sui mercati europei». 

Per la Confederazione italiana agricoltori (Cia), «Di fronte all'allarme "cinghiali radioattivi" scattato dopo la scoperta in 27 esemplari cacciati in Valsesia di tracce di cesio 137 superiori di dieci volte i limiti massimi tollerati in caso di incidente nucleare, bisogna agire immediatamente in due direzioni: capire al più presto la fonte della contaminazione, se sia effettivamente riconducibile al disastro di Chernobyl del 1986 o se possa essere legato in qualche modo all'influenza dei siti nucleari nei Paesi vicini come la Francia o alla presenza di rifiuti tossici, ed estendere i controlli agli altri animali selvatici che condividono gli stessi ambienti dei cinghiali. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori».

La Cia è preoccupata perché «La vicenda, che ancora una volta rischia di coinvolgere il settore agroalimentare -sottolinea la Cia- rende sempre più chiara l'importanza per l'intera filiera di un attento monitoraggio e di una rete efficiente di controlli.  In attesa degli esiti della riunione all'Istituto zooprofilattico di Torino e dei risultati delle nuove analisi disposte bisogna evitare però il diffondersi del panico nei consumatori. Tanto più che, tra i maggiori rischi per la salute associati al cibo, i cittadini mettono sul gradino più alto del podio proprio la contaminazione da sostanze tossiche e prodotti chimici (19%), ancora prima dei pericoli legati ai batteri come salmonella e listeria (12%) o alla presenza di additivi e coloranti (9%), secondo una recente indagine Eurobarometro».

Non si fa aspettare anche il commento di Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd che annuncia  una interrogazione parlamentare in riferimento alle tracce di cesio 137  in 27 cinghiali della Valsesia: «Il caso dei cinghiali contaminati da Cesio 137 in Valsesia ci ricorda ancora una volta che non esiste il nucleare sicuro. Una volta di più bisogna quindi ringraziare gli italiani, che con il referendum del giugno 2011 hanno fatto uscire definitivamente le centrali atomiche dalla storia del nostro Paese. Oggi è però necessario approfondire gli allarmanti dati emersi dalla Valsesia ed estendere i controlli ad altre regioni e ad altri animali selvatici per valutare l'entità esatta della contaminazione da Cesio 137 nel nostro Paese e i rischi da essa derivanti. A tal fine presenterò un'interrogazione ai ministri della Salute e dell'Ambiente in occasione della prima seduta del Parlamento, il prossimo 15 marzo. Ai ministri interrogati chiederò, inoltre, se i reparti specializzati dei Carabinieri e dei Veterinari di Sanità Pubblica abbiano gli strumenti adeguati e le risorse utili ad un'analisi approfondita per un puntuale monitoraggio della fauna e dell'ambiente».

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