[25/03/2013] News

L'unità Ombra di Fukushima Daiichi. La fuga dall'inferno nucleare

Il giornale giapponese The Asahi Shimbun pubblica oggi la decima puntata dell'inchiesta The Prometheus Trap/"Shadow units" che rivela i retroscena ed i compiti delle missioni segrete assegnate al Central readiness regiment (Crr), un'unità ombra della Ground Self-Defense Force (Gsdf).

Il 14 marzo 2011, sei uomini della Central Nbc weapon defense unit del Gsdf furono esposti a radiazioni dopo l'esplosione di idrogeno nel reattore 1 di Fukushima Daiichi e vennero portati all'Istituto di ricerca medica e ambientale delle Prefettura di Fukushima per decontaminarli, intanto gli specialisti del National institute of radiological sciences controllavano i livelli di radiazione dei militari, che vennero sottoposti ad una serie ripetute di docce, e dell'intero Istituto. Il comandante dell'unità, il colonnello Shinji Iwakuma, dovette sottoporsi 8 volte ad una doccia contaminante, ma i suoi uomini erano tutti vivi ed in grado di parlare. Dopo le varie docce "decontaminanti" gli uomini dall'unità ombra sono stati rivestiti sulla pelle nuda con tute protettive e non per proteggerli da un'ulteriore esposizione, ma per impedirgli di contaminare con le radiazioni il centro Gsdf.

Iwakuma ha poi spiegato che l'esplosione di idrogeno è avvenuta mentre la sua squadra stava iniettando acqua nel reattore 3 per impedire la fusione del nocciolo. Insieme ad un altro militare si stava dirigendo a bordo di un Suv Pajero verso la centrale nucleare, mentre gli altri 4 soldati li seguivano su due autobotti con serbatoi da 5 tonnellate. Intorno alle 11 il team era fermo accanto ad una pompa di alimentazione dell'acqua vicina al reattore 3 e, mentre stavano per aprire la porta, avvenne l'esplosione che scaraventò il  Pajero a qualche metro di distanza, mentre pezzi di cemento piovevano da tutte le parti e l'area veniva invasa da un fumo grigio. Iwakuma riuscì ad uscire dal Pajero aprendo la porta con un calcio, ma il dosimetro delle radiazioni sembrava impazzito e le radiazioni accumulate superavano i 20 millisievert. Inoltre non era possibile contattare via radio la base segreta Gsdf. Iwakuma dette quindi l'ordine ai suoi uomini di abbandonare la centrale nucleare: «Se restiamo qui a lungo diventeremo radioattivi. Lasciamo la zona».

I militari abbandonarono i veicoli e tornarono indietro, lungo la strada trovarono una dozzina di "liquidatori" della Tokyo electric power company (Tepco) che si allontanavano anche loro barcollando dal luogo dell'esplosione. I militari sono saliti su un camion abbandonato, hanno caricato i "liquidatori", e sono arrivati fino al cancello della centrale nucleare. Qui hanno abbandonato il camion che pensavano fosse troppo irradiato per poterlo portare fuori dal recinto ed hanno chiesto un passaggio ad un altro camion che alla fine li ha portati al centro off-site Gsds a 5 5 Km dalla centrale. Uno degli uomini dell'unità era stato esposto ad un livello di radiazioni pari a 27,4 millisievert. Iwakuma poi ha spiegato che la Tepco aveva assicurato che «La situazione non era così pericolosa e che non si sarebbe verificata un'esplosione. Mi chiedo se i funzionari della Tepco conoscessero il pericolo di un'esplosione. Sarebbe un grosso problema se ci avessero fatto andare nell'impianto sapendo di questo pericolo»..

Iwakuma partecipò subito dopo ad una riunione di emergenza in una grande sala conferenze con 6 o 7 partecipanti, tra i quali c'era Motohisa Ikeda, viceministro dell'economia, del commercio e dell'industria, che era a capo della task force di risposta alla crisi nucleare, riunita nel quartier generale locale segreto. I responsabili della Tepco e i funzionari della Nuclear and industrial safety agency (la poi disciolta Nisa) fecero solo un breve cenno all'esplosione all'inizio della riunione, tutta l'attenzione era concentrata sulla gravissima situazione del nocciolo del reattore e sul modo per raffreddarlo. Iwakuma, che è un esperto di prodotti chimici, fu l'ultimo a cui venne permesso di palare, ma il militare non fece sconti: «Sono stati i miei subordinati a rimanere feriti. Sapevate in anticipo che l'esplosione era possibile o che si potesse verificare a causa di un errore nel modo in cui le cose sono state gestite? Ditemelo!». Ma la risposta fu un glaciale silenzio. Poi un dirigente della Tepco si inchinò davanti ad Iwakuma e disse: «Sono veramente dispiaciuto per la cosa terribile che è successa». Ma prima di partire per la centrale nucleare con la sua unità ombra Iwakuma aveva chiesto proprio  alla Tepco quale fosse la situazione dei reattori e gli fu detto che i "liquidatori" erano tranquillamente al lavoro e che le possibilità di un'esplosione erano molto basse. Invece, secondo una registrazione di una teleconferenza Tepco resa nota molto più tardi, già il 13 marzo intorno al reattore 3 si era formata una "foschia" bianca simile a quella vista nel reattore 1 prima della precedente esplosione di idrogeno e i dirigenti Tepco avevano emesso un allarme interno per una possibile esplosione nel  reattore 3.

Le esplosioni nei reattori 1 e 3 danneggiarono anche il reattore 2, distruggendone i circuiti elettrici e rendendo impossibile la fuoriuscita del vapore, così la pressione all'interno del nocciolo del reattore si alzò, mentre il livello dell'acqua scendeva e le barre di combustibile sarebbero presto state esposte, causando così la fusione del nocciolo. Alle 4 del pomeriggio del 14 marzo, anche Yuki Imaura, vice-comandante della Central readiness force (Crf) del Gsdf, raggiunse il quartier generale off-site, proveniente dal reattore 2 e raccontò che la situazione era  sempre più pericolosa, fu solo allora che il primo ministro giapponese venne a conoscenza della possibilità che le barre di combustibile nel reattore potevano essere esposta e scattò il delirio atomico: i rappresentanti del governo furono spostati in luoghi più sicuri della prefettura di Fukushima e Imaura, alle 6,45 del mattino dopo era a colloquio con il viceministro Ikeda per una riunione d'emergenza alla quale parteciparono anche  Masao Uchibori, vice governatore della prefettura di Fukushima, Shinichi Kuroki, vice direttore generale per l'energia nucleare della Nisa, e Akio Komori, amministratore delegato della Tepco, che ammise: «Il reattore 2 si trova in una situazione di pericolo. Siamo preoccupati che il nocciolo nucleare possa aver iniziato a fondere. Nel peggiore dei casi potrebbe verificarsi a 4 ore da adesso».

La sede operativa centrale ed il sito di evacuazione delle unità ombra furono immediatamente spostati in un edificio della prefettura a 60 Km dalla centrale. Intanto arrivò la notizia che almeno 350 residenti erano ancora nel raggio di 20 chilometri dalla centrale di Fukushima, ma non fu discussa la loro evacuazione.

Solo alle 00:30 del 15 marzo venne dato un allarme alle unità ombra: «I livelli di radiazioni sono in aumento. Indossare immediatamente la tuta protettiva e la maschera di protezione». Quando gli uomini del Gsdf chiesero ai "liquidatori" Tepco quali fossero i livelli di radiazione, gli venne detto che erano 700 microsievert all'ora all'interno dell'edificio e 1 millisievert fuori. Alle 2 del mattino ai militari del quartier generale Gsdf venne ordinato di prendere le pillole di iodio e di potassio per proteggere le  loro ghiandole tiroidee. Ma intanto era in atto una vera e propria fuga dalle strutture segrete che i militari avevano realizzato vicino alla centrale nucleare, tanto che in una riunione convocata di urgenza prima dell'alba del 15 marzo, un arrabbiatissimo Ikeda avvisò i capi delle unità ombra: «Non abbiamo ancora deciso di abbandonare questo luogo ancora. Tenete la posizione e fate il vostro lavoro».

Qualche minuto dopo, per due volte si sentì tremare il centro off-site: c'erano state due esplosioni nel reattore 4. Immediatamente Imaura propose al viceministro dell'economia, del commercio e dell'industria di compilare un elenco di condizioni per attivare  il ritiro del personale dal centro off-site per l'emergenza nucleare. 10 minuti dopo Komori presentò un foglio, scritto a mano in fretta e furia: 1. Livelli di pressione all'interno del pressure vessel e del containment vessel del reattore n° 2 che superano i limiti di progetto. 2. I livelli di radiazione nelle zone intorno al sito del centro off-site centro sono superiori ai 500 microsievert all'ora. 3. Un'esplosione, un incendio o altra situazione di emergenza è in atto al  reattore No. 2.

Il viceministro fece marcia indietro e disse che tutto il personale della sede sarebbe stato evacuato se si fossero verificate tutte e tre le condizioni previste dalla Tepco. Il che avvenne puntualmente alla 8.35 e Ikeda dette l'ordine di ritirata, subito precipitosamente eseguito dagli uomini della Nisa e della Tepco con in testa il viceministro, che alle 9 aveva già abbandonato la base segreta. Solo i militari rimasero a chiudere il centro e  Imaura, come suo ultimo atto lasciò all'esterno dell'edificio centrale una scatola di cartone con dentro razioni di emergenza e  anche un po' di cibo per i can ed i gatti che erano stati abbandonati nelle città e nei villaggi  nel raggio di 10 chilometri dalla centrale nucleare.

Alle 10.00 anche Imaura e gli ultimi 4 militari della Gsdf avevano abbandonato l'ex sede segreta. Mentre attraversavano su un Pajero la spettrale città di Futaba, dove si trova una parte della centrale di Fukushima Daiichi, un uomo anziano uscì da una casa e li chiamò: lui e sua moglie non erano riusciti a fuggire. I militari dell'unità ombra li hanno caricati insieme ai loro bagagli ad alle 4 del pomeriggio hanno raggiunto tutti insieme la nuova base nella prefettura di Fukushima, solo 24 ore prima Imamura e i suoi soldati erano riusciti a scappare dalle esplosioni di idrogeno e dalle radiazioni di Fukushima Daiichi.

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