[02/04/2013] News

Social Forum di Tunisi, si chiude una festa per la democrazia delle risorse

Questi giorni sono stati una festa per celebrare la Giornata della Terra ed un lungo corteo dedicato alla Palestina, a coronamento del grande attivismo dei giovani volontari e il pacifico protagonismo delle diverse anime del Paese post-rivoluzione. Continuamente, camminando tra la gente le persone che ti chiedevano «Cosa ne pensi?» di questo Forum e del Paese, un grande sorriso pieno di soddisfazione e orgoglio gli si dipingeva in volto alla tua risposta entusiasta.

Ingiustamente la Tunisia era stata dipinta come un Paese sull'orlo della guerra civile e invece si è mostrata come un Paese vivo, libero, pacifico. E oltre ad aver stupendamente funzionato tutto, è stata la prima volta che un Forum mondiale ha visto il coinvolgimento della città e del Paese ospitanti. Le ultime due giornate hanno visto lo svolgimento di circa 30 assemblee di convergenza che hanno raccolto analisi e proposte sui principali temi trattati negli oltre 1.500 seminari e conferenze iscritte al Forum, tra i quali emergenza climatica, alternative per il mediterraneo, migranti, estrazioni minerarie, debito, grandi opere, oltre ai focus dedicati a Palestina e Maghreb/Masreq.

Questa volta uno spazio intero é stato dedicato ai mutamenti climatici, dove circa cento organizzazioni si sono coordinate per costruire un vero e proprio laboratorio in cui mettere insieme strategia e risposte concrete all'emergenza riscaldamento globale e al peggioramento delle condizioni sociali, che la politica non riesce a dare. Ciò vuol dire lottare contro il land grabbing, la privatizzazione dell'acqua, la distruzione del territorio e la deforestazione. Molte sono state le soluzioni scritte nel documento finale di questo spazio, che vanno dal lasciare più di due terzi delle riserve di combustibili fossili sotto terra e mettere fine allo sfruttamento delle tar sands e dello shale gas, al decentrare generazione e controllo dell'energia a favore delle comunità locali con l'uso di fonti rinnovabili di energia. Investire in infrastrutture energetiche locali di piccola scala, basate sull'approvvigionamento delle comunità locali, smettere di costruire ampi ed inutili progetti di infrastrutture che contribuiscono alla produzione di gas climalteranti, come le grandi dighe, autostrade, progetti di produzione energetica centralizzata di larga scala e aeroporti. Mettere fine alla predominante produzione di cibo vocata all'esportazione e assicurare che i raccolti e gli allevamenti locali incontrino i bisogni nutrizionali e culturali delle comunità locali, operare nella promozione di ampi programmi di riciclaggio e compostaggio, fermare il land grabbing, le industrie estrattive e il sovra sfruttamento delle risorse, rispettando il diritto dei contadini, dei popoli indigeni e della natura. Togliere le auto dalle strade, costruendo infrastrutture ecologiche di trasporti pubblici adatte a mezzi che si alimentino da fonti energetiche rinnovabili.

Abbiamo bisogno, si sottolinea nel documento, di un sistema nuovo che trovi un'armonia tra umani e natura e non un modello di crescita infinita come il sistema capitalista promuove per fare sempre più profitti. Solo una società che ha il controllo democratico sulle risorse che ora sono nelle mani di pochi sarà in grado di garantire la giustizia economica, sociale e ambientale.

Molto forte l'attenzione soprattutto in chiave Mediterraneo, anche alle politiche migratorie degli Stati limitrofi, sottolineando nel documento finale la richiesta di una libera circolazione delle persone, diritto d'asilo e chiusura dei campi di detenzione. Domenica e lunedì, poi, è stato il momento del Consiglio internazionale dove la grande e inedita partecipazione giovanile tunisina e maghrebina ha influenzato molto il dibattito.

Intanto, i prossimi appuntamenti lanciati da qui - l'Alter Summit di giugno ad Atene, e il controvertice WTO a Bali di fine anno - la Conferenza Ministeriale cercherà di portare avanti un nuovo round di negoziazione su privatizzazione di acqua, energia, sanità, trasporti. La battaglia continua.

*Responsabile dipartimento internazionale Legambiente, in esclusiva per greenreport.it

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