[24/04/2013] News

Mobilità ciclistica: Realacci presenta un disegno di legge

A Milano ieri è stata presentata la Rete per la #MobilitàNuova,  per lanciare l'iniziativa  "l'Italia cambia strada" che il  4 maggio si terrà proprio nel capoluogo lombardo  e che vede già l'adesione di un cartello di oltre 150 associazioni, tra le quali  Libera, Aiab, Coldiretti, Slow Food, Legambiente, Associazione turismo responsabile e Touring club italiano, #salvaiciclisti, Fiab, Associazione per i diritti dei pedoni, Movimento difesa del Cittadino e Cittadinanzattiva, Spi-Cgil, Auser e Sbilanciamoci, No Tem e Coordinamento comitati contro le autostrade CR-MN e TI-BRELibera.

A questa coalizione è arrivato subito il sostegno di una proposta di legge (Introduzione del titolo V-bis del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante disposizioni per la tutela e lo sviluppo della mobilità ciclistica) presentata dal responsabile green economy del Pd Ermete Realacci che sottolinea: «Ottima la notizia che i dati del 2012 confermano la tendenza di un ritorno alla bici già emersa con forza nel 2011, quando per la prima volta nel Paese si sono vendute più biciclette che automobili. Il Paese si è evidentemente messo in movimento verso una mobilità leggera e sostenibile, dimostrando che sulla questione la società civile è più avanti di quanto non lo sia la politica. Il fatto che sempre più italiani scelgano di usare la bicicletta come mezzo di trasporto, rende sempre più urgente garantire città e strade più sicure e a misura di bici. Proprio per promuove lo sviluppo dell'uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, oltre che per le attività turistiche e ricreative, ho presentato un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo della mobilità ciclistica in vista di un sistema di mobilità sostenibile su tutto il territorio nazionale. La proposta vuole essere trasversale è aperta al sostegno di tutte le forze politiche, ha già raccolto la firma di molti altri colleghi e spero possa iniziare rapidamente il proprio iter in Parlamento».

Realacci spiega che «Tra gli obiettivi della proposta: riconoscere, ad ogni livello amministrativo e politico, la ciclabilità come soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato e garantire la sicurezza delle persone che scelgono di spostarsi in bici, attraverso la limitazione e la moderazione del traffico veicolare a motore, e dotando gli incroci pericolosi di specchi e semafori preferenziali per i ciclisti. Necessario, inoltre, riconosce e risarcisce anche l'infortunio occorso al cittadino che si reca al lavoro in bicicletta, così come richiesto dalla petizione popolare promossa da Fiab e dal movimento Salvaiciclisti. Una misura molto attesa, sulla quale la stessa Inail si era espressa senza preclusioni. L'approvazione di questo disegno di legge, a costo zero per le casse dello Stato vorrebbe dire che anche in Italia si vuole finalmente favorire la cultura del rispetto delle regole della circolazione stradale e la diffusione della  mobilità sostenibile, con innegabili vantaggi per l'ambiente e per il traffico».

Gli organizzatori della manifestazione del 4 maggi a Milano puntano l bersaglio grosso: «La grande ubriacatura delle gigantesche opere pubbliche in Italia ha lasciato sul campo una Legge Obiettivo che, a dodici anni dalla sua approvazione, risulta attuata solo per il 9%, pur essendo stati dilapidati 1,5 miliardi solo per studi e progettazioni preliminari. Ma è nei suoi fondamentali che l'approccio alle opere strategiche era e resta sbagliato e dannoso, non solo per l'ambiente che subisce gli effetti di eterne cantierizzazioni, ma anche per l'economia dei trasporti: non c'è niente di più sbagliato che investire risorse strategiche in settori in cui la domanda è latitante, lasciando invece sguarniti i grandi agglomerati urbani, in cui vivono 25 milioni di italiani e in cui si concentra l'80% della domanda di spostamento delle persone. Città congestionate, aria inquinata, tassi di motorizzazione e di incidentalità stradale molto più alti della media europea: non c'è dubbio che in Italia ad essere mancate sono state le politiche della mobilità».

E' da questa realtà che nasce la rete #MobilitàNuova, che si propone di «Mettere al centro le esigenze di mobilità di persone e merci per immaginare e rivendicare una Italia in cui la mobilità urbana e il trasporto regionale tornino ad essere governate, si facciano infrastrutture utili, si investa nel trasporto ferroviario delle merci, le città si dotino di servizi competitivi e realmente capaci di togliere traffico dalle strade per far muovere meglio le persone e, con loro, l'economia che dipende anche da un sistema di mobilità fluido, efficace, governato».

Simone Dini, portavoce della Rete Mobilità Nuova, ha spiegato che «Lo slogan della manifestazione parte da quelli che sono i protagonisti dimenticati della mobilità urbana: pedoni, pedali e pendolari. Partiamo dalla constatazione che la sfida di una mobilità efficiente deve essere impostata a partire dai bisogni reali degli utenti, che oggi in Italia sono largamente insoddisfatti e per i quali il ricorso all'automobile costituisce un ripiego e non una scelta. E' nelle aree urbane che si concentra l'80% della domanda di spostamento delle persone, ed invece le risorse in infrastrutture strategiche viaggiano su tutt'altre direttrici, che si tratti di nuovi e improbabili raccordi autostradali o di linee ad alta velocità che costano il triplo di quanto costerebbero se realizzate in qualsiasi altro Paese europeo».

Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, «Il variegato fronte che ha aderito alla Rete per la #MobilitàNuova esprime bene la multidimensionalità del tema della mobilità, che non è solo smog e congestione, ma anche qualità dell'ambiente urbano e del territorio, efficienza del trasporto pendolare e di quello pubblico urbano,  consumo di suolo e qualità ambientale, valorizzazione turistica delle città e del paesaggio, diritti dei consumatori ed equità nell'accesso ai servizi di mobilità, legalità, opposizione a nuove, grandi e inutili opere autostradali o ferroviarie, sviluppo degli spostamenti non motorizzati. E ancora sicurezza stradale, emissioni di gas serra, dipendenza petrolifera, costi economici, sociali, sanitari e ambientali, urbanistica... La mobilità è l'insieme di queste dimensioni connesse tra loro e quindi richiede una visione d'insieme da parte di chi governa e un agire mirato al raggiungimento dell'interesse comune da parte dei cittadini che metteranno in rete le rispettive competenze e capacità, sulla mobilità come sulla legalità, sulla qualità delle relazioni sociali come sulla qualità dei territori, per migliorare così la qualità della vita di tutti. Certo non consideriamo il 4 maggio come il punto di arrivo di un percorso o una manifestazione di protesta, ma anzi l'avvio di un cammino comune che ci vedrà, da una parte, condividere una proposta di legge di iniziativa popolare e la raccolta delle firme necessarie per presentarla in Parlamento e, dall'altra, la costruzione di una rete permanente dove poter individuare le strategie e le azioni comuni per garantire maggiore efficacia alle nostre proposte sui diversi temi prima evidenziati».

Per dichiara Luigi Visigalli, portavoce dei comitati No TEM, «La metropoli che accoglierà Expo 2015 continua a soffrire di patologie da traffico e smog e ad essere vistosamente sottodotata di infrastrutture e servizi di mobilità collettiva, in particolare per quanto riguarda i collegamenti con i comuni di cintura, eppure stiamo devastando le nostre campagne per realizzare opere autostradali di cui nessuno, neanche i finanziatori, sentono un reale bisogno, la Lombardia si è indebitata per raddoppiare la sua rete autostradale proprio nel momento in cui la domanda di trasporto automobilistico è arrivata all'apice e sta ormai declinando, lasciando intravedere enormi buchi per i project financing inventati per giustificare l'inesistente sostenibilità finanziaria di queste opere».

Le associazioni promotrici della #MobilitàNuova invitano tutti sabato 4 maggio a Milano: «Manifestiamo per imporre ai decisori politici una rivoluzione della mobilità che parta proprio da un riequilibrio delle scelte politiche e delle risorse destinate al settore dei trasporti, dando insieme visibilità e sostegno alle vertenze nazionali e locali contro quelle opere pubbliche stradali, autostradali e ferroviarie inutili e dannose per il Paese».

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